«CHI DI VOI È SENZA PECCATO, GETTI PER PRIMO LA PIETRA»

Domenica 19 febbraio – «Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani…». Gesù disse: «Nessuno ti ha condannata?» «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».


Foto archivio SIR – Riproduzione riservata

Per comprendere l’episodio della donna adultera bisogna tenere presente il contesto in cui l’evangelista Giovanni l’ha collocato: è preceduto dalla dichiarazione di Gesù: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva» (7,37), e seguito dall’altra: «Io sono la luce del mondo, chi segue me, non camminerà nelle tenebre» (8,12). La cornice è quella solenne del tempio di Gerusalemme, piena di folla accorsa per la festa ebraica delle Capanne. Per questo gli scribi e i farisei gli tendono un tranello presentandogli una donna sorpresa in adulterio; peccato per il quale la legge di Mosè prevedeva la lapidazione.

«Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra». L’atteggiamento di Gesù fa riflettere: davanti ai suoi nemici, non si difende e non parla; è il tempo dell’incarnazione e della pazienza di Dio. Scrive per terra e così si presenta come colui che è mite e umile di cuore; non gli interessa una discussione teorica. Come nelle precedenti epifanie, Gesù manifesta di essere il Salvatore che ha il potere di togliere i peccati e di dare l’acqua che dona la vita eterna. Anche a noi è chiesto di avere l’umiltà e la pazienza per scoprire la misericordia del Padre. Il nostro istinto è la condanna e la voglia di identificare subito il bene e il male, scordando l’insegnamento della parabola che invita a pazientare e a lasciar crescere insieme il grano e la zizzania. Dobbiamo imparare a “scrivere per terra”. Una Chiesa che non “scrive per terra” si allontana troppo dallo stile di Gesù.

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Cernusco sul Naviglio, 16 febbraio 2017

16 febbraio 2017