Don Luciano, novembre: “Il tema prioritario nel nostro mondo è la speranza”
Carissimi,
abbiamo ancora negli
occhi e nel cuore l’intensa giornata
vissuta con il nostro Arcivescovo Mario il 12 ottobre scorso durante la visita
pastorale. È stato un momento
molto significativo e per nulla formale. L’Arcivescovo ha saputo dire una parola densa di
significato a tutti, per cui dobbiamo farne tesoro. Per questo vi rimando alle
pagine del Primo Piano di Voce Amica di Novembre, in distribuzione, per rileggere il suo intervento e i momenti più significativi vissuti a
Cernusco.
Nel mese di novembre
la liturgia ci fa celebrare la memoria dei Santi e il ricordo dei nostri
defunti.
È bene ribadire,
stante i tempi che viviamo, che noi cristiani abbiamo a cuore la vita dei Santi
e il ricordo dei nostri cari defunti non semplicemente come un mero ricordo di
chi è passato ed è stato significativo per noi ma
celebriamo Cristo vivo e risorto e quindi con lui I Santi e i nostri cari.
Per noi la morte non è la fine di tutto ma
il passaggio al compimento della vita che è la vita eterna di Dio e con Dio.
A proposito di questo
il nostro Arcivescovo parlando al Consiglio Pastorale durante la visita
pastorale ci ha detto che: “Il tema prioritario
nel nostro mondo è
la speranza.
Il nostro mondo non spera, non ha speranza in generale perché pensa che la vita è fatta così, poi si muore, è finito tutto. Il
fatto di non avere una speranza di vita eterna, quella che ha promesso Gesù, è la radice di molte
sofferenze.”
La speranza non è un puro sentimento di buona
fortuna sperando che non capiti niente nel nostro immediato futuro, come si è soliti dire: “andrà tutto bene”… ma confidare nell’aiuto di Dio che ci ha dato la
sua vita per essere realizzata in Lui anche nei momenti difficili e non solo su
questa terra.
Il cristiano non
esorcizza la morte facendo finta che non ci sia o minimizzandone la drammatica
portata di sofferenza che nasconde, ma l’affronta sapendo che essa non è l’ultima parola sulla vita dell’uomo.
Come è possibile per noi uomini avere
parte alla vita eterna di Dio? Questo è
il dono più grande che Dio ci ha
fatto nel Battesimo perché
grazie a Gesù vivo e risorto in
lui siamo anche noi figli dello stesso Padre e partecipiamo della sua vita
divina per grazia non per merito. Sarebbe però sbagliato pensare che la vita eterna è qualcosa che interessa solo il
dopo-morte. Essa è già iniziata e, anche se non in
maniera piena, possiamo viverla grazie al dono della fede e dei sacramenti che
ci sono dati proprio per alimentare in noi la vita divina del Figlio di Dio Gesù Cristo.
Il grande teologo
russo Vladimir Solov’ev sosteneva che due
grandi desideri elevano l’anima
umana sopra il resto della natura: il desiderio dell’immortalità
e quello della giustizia. Di fatto però
nell’ordine della natura
siamo privi sia dell’una che dell’altra. L’uomo abbandonato a se stesso non potrebbe
conservare né la sua vita, né la sua dignità morale, non avendo egli la
forza di sfuggire né alla morte fisica né a quella spirituale. Due grandi
fatti si oppongono ai due grandi desideri dell’immortalità
e della verità e ci tengono in loro
potere: il peccato e la morte.
La necessità della specie è come un bisogno di vita eterna,
ma, invece della vita eterna, la natura ci dà la morte eterna. Tutti gli uomini si sforzano di
vivere, ma muoiono continuamente. L’uomo da solo non può creare dal nulla il
principio di una vita nuova e migliore che dura per sempre. Esso deve esistere
al di fuori della nostra volontà, cioè noi dobbiamo
ricevere questa nuova vita. Questa nuova vita del bene che viene data all’uomo si chiama per
questo grazia. Questo bene che esiste per sè stesso ed è la fonte della
pienezza e della grazia è
Dio.
Dio in Gesù ci ha fatto il dono della sua
stessa vita, la meta dell’uomo
non è la tomba come fine
di tutto ma è Cristo risorto che
ci fa entrare pienamente nella vita Dio!
don Luciano









