Don Luciano, Settembre: riscopriamo il dono della fede come reale possibilità di comunione tra fratelli

Carissimi,

terminato il periodo estivo rieccoci ad un nuovo inizio di anno pastorale. Ogni inizio ha in sé qualcosa di affascinante ma anche di faticoso.
Nella lettera che Giovanni Paolo II scrisse al termine del Grande Giubileo del 2000 sottolineava fortemente che non è una formula a salvarci ma una persona. Così scriveva: ”C’è una tentazione che da sempre insidia ogni cammino spirituale o la stessa azione pastorale: quella di pensare che i risultati dipendano dalla nostra capacità di fare e di programmare”.
La mentalità prodotta dal peccato originale ci spinge a pensare che siamo noi i protagonisti sia del bene che della fede. Invece, la fede che diciamo di avere, non è il risultato di un ragionamento o l’osservanza di alcune norme ma è ciò che ci unisce a Cristo, ci rende partecipi per mezzo dello Spirito Santo della vita di Gesù. La vita di Gesù non possiamo darcela da soli, l’abbiamo ricevuta nel Battesimo e noi l’accogliamo aderendo alla comunione del corpo di Cristo che è la Chiesa. La fede supera il concetto di individuo e afferma l’aspetto ecclesiale cioè della comunione. Gli individui si sommano, le persone si amano. La comunità non è la “somma” degli individui, ma la comunione. L’adesione a Dio coincide con l’adesione tra gli uomini. La fede fa emergere l’amore e l’amore non conosce scismi, ma è un unico amore verso Dio, verso gli altri, verso il creato e verso di sé ed inoltre chi ci fa vedere gli altri in rapporto a Cristo non è la nostra bravura ma lo Spirito Santo.
E’ importante per camminare con fecondità, al di là del calendario, chiederci se desideriamo veramente vivere la nostra fede in Gesù che ha come conseguenza non le iniziative ma la comunione tra noi, indispensabile per un vivere comune che genera la gioia di camminare insieme e quindi vita buona.
Le guerre non nascono semplicemente dal desiderio di conquistare terre ma dalla rottura del nostro rapporto con Dio o da una falsa immagine che ci siamo fatti di Lui. Se Dio è amore genera solo amore e chi lo conosce non può fare altro che amare. Perché allora si arriva a disprezzare l’altro fino ad odiarlo? Perché le relazioni tra noi sono diventate così difficili e complicate? Forse proprio perché abbiamo eliminato Dio dalla nostra vita oppure è rimasto solo un impegno da compiere la domenica mattina o in qualche altra occasione ma con le nostre decisioni non ha nulla a che fare.

All’inizio di un nuovo anno pastorale in cui anche il nostro Vescovo Mario ci invita a riflettere e a vivere la sinodalità all’interno della Chiesa, è decisivo riscoprire il dono della fede come reale possibilità di comunione tra fratelli: se Dio ci è necessario l’altro non può essermi indifferente.

Buon inizio dell’anno pastorale!

don Luciano