"RIFUGIATO A CASA MIA", PROGETTO CARITAS PER UN PERCORSO D’INTEGRAZIONE
Dopo l’esperienza pilota del 2014, il progetto è ripartito negli scorsi mesi con la fase due, raccogliendo l’adesione di 70 diocesi italiane, compresa la nostra. L’obiettivo fondamentale è quello di realizzare “un’accoglienza diffusa e di integrazione” che possa creare quelle condizioni per far nascere all’interno delle famiglie, della Chiesa e delle comunità cristiane, un “circolo virtuoso” di solidarietà, accoglienza e condivisione.
Caritas
Italiana ha lanciato il progetto di accoglienza e integrazione “Rifugiato a casa mia”.
Un’iniziativa – scrive Caritas Italiana - «che nei territori testimonia ancora
una volta autentica cultura e valori
umani condivisi nell’ottica del bene comune, e si auspica possa produrre
scelte di responsabilità perché le nostre comunità siano laboratori di un nuovo
umanesimo, fatto non di divisioni e contrapposizioni, ma di relazioni e di
incontri.»
A novembre scorso – ultimi dati
disponibili – erano già oltre 170
le famiglie, 150 le parrocchie e 30 gli istituti religiosi che in tutta
Italia hanno aderito al progetto mettendo a disposizione circa 1.000 posti per altrettanti
cittadini stranieri in difficoltà. Si tratta di un’esperienza portata avanti
nella totale gratuità in quanto
i costi relativi all’accoglienza saranno interamente a carico delle famiglie e
delle parrocchie. I costi finali saranno circa 6 volte inferiori a quelli ordinariamente sostenuti dalle Istituzioni per
la sola accoglienza.
“Rifugiato
a casa mia – ha spiegato don
Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana - non vuole, in alcun
modo costituire un ulteriore sistema nazionale di accoglienza, che già esiste e
nel quale stiamo operando, ma essere complementare
soprattutto rispetto all’integrazione che appare ancora l’aspetto più debole”.
Poi ha aggiunto: “Oggi la Chiesa - da sempre diffusamente impegnata con azioni
di prossimità verso tutte le vecchie e nuove forme di povertà, fragilità e di
bisogno - vuole con questo progetto rafforzare il suo impegno accanto ai
profughi attraverso la testimonianza viva delle parrocchie, delle famiglie e
degli istituti religiosi che hanno deciso di aprire le porte ai più sfortunati
per avviare insieme non solo un percorso di accoglienza, ma soprattutto un
cammino di incontro tra culture”.
I soggetti coinvolti in questa fase del progetto, sono in primis la famiglia che per sua natura è luogo privilegiato di autentica accoglienza nel segno della solidarietà e della condivisione, che dovrà accogliere la persona rifugiata, nell’ambiente familiare cercando di renderla autonoma creando quelle minime condizioni per il “successo positivo del percorso di accoglienza e integrazione”. Il secondo soggetto del progetto è la persona che verrà accolta, che è già titolare di un permesso di soggiorno definitivo con lo status di “Rifugiato” e che quindi ha definito in modo chiaro la sua presenza in Italia.
Il progetto “ProTetto: Rifugiato a Casa Mia” prevede la permanenza in famiglia
di una persona rifugiata, per 6 mesi, durante i quali si cercherà di creare
assieme, un percorso di accompagnamento e di integrazione nel tessuto sociale,
civile e comunitario parrocchiale.
La Caritas Ambrosiana, mette a disposizione per l’accompagnamento della
famiglia e del rifugiato, un operatore
sociale di riferimento che assieme, ai soggetti coinvolti,
seguirà il percorso di integrazione dell’accoglienza e della permanenza in famiglia
fino alla fine dell’esperienza.
Le famiglie che desiderano partecipare al progetto “ProTetto: Rifugiato a
Casa Mia” possono contattare:
protetto@caritasambrosiana.it
Cernusco sul Naviglio, 4 aprile 2016