LA PAROLA DI DIO, UN TESORO DA TRASMETTRE ALLE NUOVE GENERAZIONI

“La parola di Dio – scrive il prevosto - deve essere trasmessa “in ogni momento della nostra giornata e in ogni luogo: ‘quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai’, di giorno e di notte.”

Nel messaggio per la Quaresima, papa Francesco ha scritto: “Per tutti, la Quaresima di questo Anno Giubilare è dunque un tempo favorevole per poter finalmente uscire dalla propria alienazione grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia”. E ha commentato: “Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne di Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati, quelle spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente il nostro essere peccatori”.

Nella seconda domenica di Quaresima detta “della Samaritana”, perché la pagina di vangelo ci offre per la preghiera e la meditazione il lungo dialogo tra Gesù e questa donna di Samaria, e nell’ascolto delle altre pagine della Scrittura, possiamo vedere come tutto ciò si attua anche per noi.

Se vogliamo camminare e progredire nella nostra fede, abbiamo bisogno di metterci in ascolto della Parola, per incontrarci con i gesti della misericordia di Dio che ci fa grazia e trasmetterla poi anche ai nostri fratelli. È quanto sottolinea la prima lettura tratta dal libro del Deuteronomio (Dt 6,4a;11,18-28). L’autore richiama alcune espressioni tipiche che sono contenute nella preghiera dello Shemà Israel – “Ascolta, Israele” – che ancora oggi viene recitata quotidianamente da ogni ebreo praticante. In queste parole troviamo le modalità con cui dare spazio alla voce di Dio nella nostra vita, attraverso l’ascolto delle Scritture, per metterci poi a servizio degli altri. “Porrete nel cuore e nell’anima le mie parole”. L’ascolto della Parola deve avvenire, anzitutto, nell’interiorità della persona. Se non viene messo in gioco il cuore, tutto rimane in superficie e la fede stessa diventa uno sterile ritualismo. “Ve le legherete alla mano come un segno”. La mano è l’organo dell’operosità e della relazione. Con la mano si compiono le opere di Dio e si stringe amicizia con i fratelli ed è la Paola di Dio che ci deve guidare in tutto ciò. “Le terrete come un pendaglio tra gli occhi”, cioè sopra la fronte, quasi a dire che la parola di Dio deve riempire in tutto la nostra mente, i nostri pensieri. “Le insegnerete ai vostri figli”.

La parola di Dio, oggetto dei nostri pensieri, deve essere anche ciò che di più vero e prezioso trasmettiamo alle nuove generazioni, in ogni momento della nostra giornata e in ogni luogo: “quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai”, di giorno e di notte. Infine, queste parole “le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte”. Ancora oggi nelle case in Israele e nelle camere degli alberghi, alla porta delle stanze è fissata la mesusà, un piccolo contenitore che raccoglie le parole e i passi della Scrittura. Il luogo dove avviene ogni incontro e la relazione familiare – la soglia, il passaggio nella casa – diventa anche il luogo dove la parola di Dio risuona, per essere insegnamento di vita.

Per vivere della misericordia di Dio è necessario che la Parola risuoni nei nostri cuori e guidi le nostre azioni: “Lampada per i miei passi e la tua Parola, luce sul mio cammino” (Salmo 119,105). Per noi questa parola – lo sappiamo bene – è la persona del Signore Gesù che, come si intrattiene a dialogare con la Samaritana presso il pozzo di Giacobbe, così oggi parla con noi, attraverso il ministero della sua Chiesa. Gesù si rivela a questa donna – e anche a noi – come Messia, proprio con queste parole: “Sono io, che parlo con te”. Ancora oggi questo è il desiderio di Dio verso ciascuno di noi: “Io voglio parlare con te”.

La correzione fraterna - Ed è proprio l’ascolto di questa parola che ci permette – secondo l’espressione di Paolo (Galati 6,1-10) - di esercitare anche il dono della “correzione fraterna”, cioè di pronunciare parole vere (non rimproveri) nei riguardi del fratello che ci sta accanto, correggendolo “con spirito di dolcezza”, dal momento che siamo chiamati a portare i pesi gli uni degli altri per adempiere la legge di Cristo. Tutto ciò può avvenire nella relazione familiare, all’interno della società civile, in una comunità cristiana. Dovremmo anzi essere grati se il Signore ci fa incontrare sulla nostra strada uomini e donne che – a partire dalla luce della Parola – ci introducono nel mistero di Dio. “Chi viene istruito nella Parola, condivida tutti i suoi beni con chi lo istruisce”.

Oggi la nostra gratitudine si rivolge verso tutti coloro che nella Chiesa ci fanno amare la Parola e ci insegnano a vivere in riferimento ad essa, cambiando anche il volto della nostra società. Pensiamo al Card. Martini, uomo della Parola, a cui la città di Milano, in segno di riconoscenza, dedica l’attuale via dell’Arcivescovado. “Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato”, ci ha ricordato l’apostolo Paolo. Spetta a noi reagire a questo suo invito, per portare i frutti sperati, così che la Parola di Dio continui a compiere la sua corsa tra gli uomini.

Don Ettore Colombo
Responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”

Letture della Seconda domenica di Quaresima – “della samaritana”: Dt 6,4a;11,18-28; Galati 6,1-10; Giovanni 4,5-42: per leggere i testi completi delle letture, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 21 febbraio 2016