SCOLA: «PRENDERSI CURA DELLE FAMIGLIE, NELL’ACCOGLIENZA DI TUTTI»

L’arcivescovo ha incontrato, nella basilica di Sant’Ambrogio, lo scorso 30 gennaio, le famiglie e i Gruppi di spiritualità familiare. «Siate capaci di portare il pensiero e il cuore di Cristo a tutti anche nelle situazioni di difficoltà»

«Dobbiamo sentirci solidali con tutte le realtà familiari, al di là delle ferite, con un’apertura e un abbraccio segnato da uno stile pieno di cura nella verità e nella misericordia. Pensiamo al brano evangelico e allo “stupore addolorato” di Maria e Giuseppe di fronte alla perdita del figlio. Tutti noi, nella vita, siamo chiamati a fare esperienza dello stupore. Pensate quando avete messo al mondo i vostri figli, quando, accogliendoli, li avete aperti alla promessa di felicità che deve però trasformarsi in un compito di dono personale di sé capace di fare spazio all’altro. Questa è l’educazione elementare all’amore». Questa è stata la prima riflessione che l’arcivescovo ha fatto durante l’incontro con le famiglie e i gruppi di spiritualità famigliare.

«Il dono che la famiglia ci offre è immergerci nel quotidiano fatto di piccole e grandi cose. Esperienza, questa – ha detto ancora Scola - comunque comune a tutte le donne e gli uomini, nel lavoro, negli affetti, nel riposo, nella festa, nell’educazione, nel gusto di creare e di vivere la comunione come grande dono dello Spirito, nell’affronto del dolore, nell’edificazione della società». Quindi ha aggiunto: «Dobbiamo ritrovare la sensibilità verso questo quotidiano che è la realtà. Ognuno di noi non può essere a suo agio se prescinde dalla realtà fatta anche delle unioni di fatto, dei separati, dei divorziati». Scola poi osserva: «Sono convinto che il compito della famiglia si riveli nel tentativo di ricucire questo distacco, vivendo la famiglia stessa come Chiesa domestica di ogni giorno secondo il pensiero e i sentimenti di Cristo».

«Prendersi cura delle famiglie, nell’accoglienza di tutti e in una prospettiva di cammino. La famiglia non è solo oggetto di cura – guai se non lo fosse – ma occorre essere consapevoli che lo scopo di tale cura è vivere il quotidiano secondo il cuore di Gesù». Questo, secondo il Cardinale, è il punto cruciale e la «questione prevalente» indicata dai due Sinodi: «che la famiglia divenga soggetto di evangelizzazione, tendendo a superare la frattura tra la pratica domenicale e la vita cosiddetta di tutti i giorni. I Gruppi familiari devono fare crescere questa coscienza».

«Si dibatte tanto in questi giorni sulle unioni civili, se devono essere o meno riconosciute, dunque, ciò deve diventare occasione di lavoro nei vostri Gruppi, allargandovi, però, coinvolgendo magari i vicini di casa, gli amici, i conoscenti. Fate, se serve, un incontro di gruppo in meno, ma sparpagliatevi tra le case riprendendo stili ed esempi di vita concreta, partendo da bisogni e domande reali, dando vita a un dialogo nell’ottica del pensiero di Cristo».

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Cernusco sul Naviglio, 8 febbraio 2016