SCOLA: “AZIONE INDEFESSA CONTRO LA TRATTA DELLE PERSONE”
In occasione della “Giornata mondiale contro la tratta di persone” dal titolo “Mai più schiavi”, l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha partecipato ad una serata promossa dal PIME, dalla Caritas Ambrosiana e da Mani Tese, nella Basilica di Sant’Ambrogio di Milano, lo scorso 8 febbraio, presente anche il premio Nobel per la pace Kailash Satyarthi.
«La “tratta” ripropone dolorosamente un’antica piaga a livello mondiale, quella della schiavitù.» ha esordito l’arcivescovo, che poi ha fornito alcuni dati: «Purtroppo anche con la complicità dell’Occidente, la piaga della tratta è ben lontana dall’essere stata sanata. In un mondo che fa della libertà e della rivendicazione di ogni diritto dell’individuo la propria orgogliosa bandiera sono ancora innumerevoli le vittime di questo barbaro asservimento dell’uomo all’uomo. Le statistiche più autorevoli parlano di circa 21 milioni di persone, spesso povere e vulnerabili, che sono vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale o lavoro forzato, espianto di organi, accattonaggio forzato, servitù domestica, adozione illegale. Ogni anno circa 2,5 milioni di persone sono ridotte in schiavitù; il 60% sono donne e minori. Spesso subiscono abusi e violenze inaudite. Si stima che la tratta sia una delle attività illegali più lucrative al mondo: rende complessivamente 32 miliardi di dollari l’anno ed è il terzo business più redditizio, dopo il traffico di droga e di armi.»
«La nostra azione (contro la “tratta”, ndr) deve continuare indefessa. Un’azione- ha spiegato Scola - che si pone come un tramite, un ponte tra il presente e un futuro diverso, ma anche tra le vittime – soprattutto i bambini e le donne – e la società. In questo momento storico, in cui si riduce la prostituzione a mero problema di ordine pubblico e di decoro urbano, la vostra scelta è quella di continuare a privilegiare le persone.»
Citando la testimonianza di Santa Giuseppina Bakhita (1868-1947), l’arcivescovo ha osservato che questa «poverissima figlia dell’Africa, canonizzata il 1 ottobre 2000 da Papa Giovanni Paolo II è stata una figura decisiva per muovere tante persone nella lotta contro la tratta. Dopo tante umiliazioni subìte, riconoscendo Gesù come l’unico Signore della sua vita e vivendo fino in fondo la relazione filiale con il Padre, Madre Moretta – come veniva chiamata dalla gente – ritrovò con una profondità nuova la propria dignità e divenne appassionata custode e difensore di quella di tutti i più deboli, soprattutto delle bambine e delle donne sfruttate ed umiliate con cui veniva in contatto.»
Questa santa, nel periodo che trascorse nella Casa del noviziato delle Missioni Canossiane di Vimercate, nella prima metà del secolo scorso, visitò anche Cernusco, ne sono testimonianza alcune foto che la ritraggono con nostre concittadine.
«La Chiesa, esperta in umanità, canonizza una persona perché, come dice l’etimo del verbo, ne riconosce il valore paradigmatico, di strada per tutti gli uomini. Il santo – ripeto spesso ai giovani affamati di punti di riferimento – non è un super-eroe, fornito di doti straordinarie, né è un uomo impeccabile, ma un uomo riuscito. Indicandoci Santa Giuseppina Bakhita la Chiesa ci mostra che vivere secondo il Vangelo significa vivere pienamente la propria statura umana, in qualunque situazione e condizione ci si trovi.»
Cernusco sul Naviglio, 15 febbraio 2016