IN APRILE, ALLE URNE PER IL REFERENDUM ABROGATIVO SULLE TRIVELLAZIONI IN MARE

Il nostro Comune ha già avviato gli adempimenti previsti in materia di referendum popolare. Alle urne saremo chiamati domenica 17 aprile per abrogare oppure no la legge sulle trivellazioni in mare.

Uno dei primi passi compiuti dai competente uffici comunali riguarda la possibilità per gli elettori (e familiari conviventi) che per motivi di lavoro, studio o cure mediche si trovano temporaneamente all’estero per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento della consultazione elettorale, di esercitare il diritto di voto per corrispondenza nella Circoscrizione estero, previa espressa opzione, valida per un’unica consultazione. Gli elettori interessati devono presentare apposita domanda all'Ufficio di iscrizione Elettorale (o all’Ufficio Consolare competente per territorio), entro il trentesimo giorno antecedente la votazione in Italia. Maggiori informazioni possono essere richieste contattando l’Ufficio Elettorale del Comune (tel. 02/9278290).

Domenica 17 aprile, dalle ore 7 alle ore 23, i cittadini italiani saranno chiamati a esprimersi sulla durata delle autorizzazioni già rilasciate per l’esplorazione e la trivellazione nelle acque oltre le 12 miglia, cioè a 22,2 chilometri dalla costa. Il 19 gennaio la Corte costituzionale ha infatti ritenuto ammissibile uno dei sei quesiti referendari in materia di estrazione di idrocarburi, il cosiddetto “referendum sulle trivelle”, presentato lo scorso 30 settembre da nove Consigli regionali (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania, Molise, inizialmente 10, compreso l’Abruzzo che poi si è ritirato), e già dichiarato ammissibile dalla Cassazione. Il quesito chiede l’abrogazione della norma che prevede che i titoli abilitativi già accordati oltre le 12 miglia – limite minimo ribadito dalle norme in materia della Legge di stabilità – possano durare fino all’esaurimento del giacimento, prorogando di fatto i termini già previsti dalle concessioni stesse. Per Legambiente, che ha elaborato i dati del ministero dello Sviluppo economico, la questione riguarda 127mila chilometri quadrati di fondali marini di Adriatico, Jonio e Canale di Sicilia.

Successivamente all’indizione del referendum, il ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha rigettato 27 domande per le ricerche offshore di petrolio e gas, tra cui quella di Ombrina Mare, in Abruzzo. Quindi, niente trivellazioni petrolifere in mare entro le dodici miglia dalla costa. Con la decisione dello scorso 5 febbraio, in particolare il Mise ha rigettato nove istanze interamente ricadenti entro le 12 miglia, mentre altre 18, soltanto parzialmente ricadenti entro le 12 miglia sono state rigettate per la parte interferente.


Foto d’archivio (SIR), riproduzione riservata

Il tema è da tempo seguito con attenzione dalle Chiese locali perché, spiega monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, “la nostra azione pastorale comporta il bene della persona, e quindi anche la difesa della vita e del territorio”. Soprattutto dopo la “Laudato si”, questo impegno “non può essere un optional”. Le piattaforme petrolifere al largo delle coste pugliesi e molisane sono “un’ulteriore aggressione a una realtà già fragile” e vanno a “intaccare la vocazione legata al mare, al turismo, alla pesca, all’agricoltura e all’artigianato di un territorio già ferito”. Sulla stessa linea monsignor Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca: “Il Sud non può diventare una pattumiera. Non si vede il motivo per cui, con i problemi che già abbiamo, si debba intervenire anche nel mare” deturpando un territorio la cui “unica risorsa è il turismo”. Il presule ha sollevato il tema generale della politica energetica: “C’è una questione di carattere strategico che riguarda l’impostazione di questa politica. Bisogna cercare altre fonti energetiche”. Dall’ arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, monsignor Giovan Battista Pichierri, il monito a non “avventurarsi in progetti dall’esito incerto al costo della rottura di labili equilibri dell’ecosistema”. “Speriamo che vengano bloccati i progetti di trivellazioni petrolifere sulle coste dello Jonio e dell’Adriatico”, l’auspicio di monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio. “Il nostro territorio”, aveva detto lo scorso ottobre, già “troppo ‘sfigurato’ delle sue bellezze naturali”, attende di “essere ‘trasfigurato’ da un nuovo umanesimo” fondato “sull’economia di comunione e non più sull’egemonia del dio-denaro e del profitto massimizzato”. Un fermo no al progetto “Ombrina mare” di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi al largo della costa teatina, ora bloccato da un emendamento del governo alla Legge di stabilità, era venuto anche dai vescovi di Abruzzo e Molise. (fonte: Agenzia SIR)

Cernusco sul Naviglio, 7 marzo 2016