PROFUGHI, LA BUROCRAZIA FRENA L’OSPITALITÀ

Delle 114 parrocchie e 17 enti religiosi disponibili all’accoglienza in diocesi, in mancanza dei bandi delle Prefetture e di adeguate formule giuridiche solo in 7 delle prime e 3 dei secondi è potuta partire.

«Da settembre a oggi nella Diocesi di Milano sono 114 le parrocchie e 17 gli enti religiosi che si sono dichiarati pronti ad aprire le porte – si legge sul sito web della nostra diocesi, www.chiesadimilano.it - rispondendo in questo modo agli appelli lanciati quest’estate da Papa Francesco e dal cardinale Scola. L’ospitalità, tuttavia, è iniziata solo in 9 parrocchie (7 a Milano e provincia, 2 a Monza) e in 3 enti religiosi (Il Piccolo Cottolengo e le Suore Orsoline di San Carlo a Milano, Villa Sacro Cuore a Triuggio in Brianza).

L’ostacolo maggiore al varo di quel piano di accoglienza diffusa proposto dal cardinale Scola ai suoi sacerdoti alla ripresa delle attività dopo l’estate è essenzialmente di natura burocratica. «Il problema è complesso e l’ondata di arrivi ha colto tutti impreparati, tuttavia bisogna riconoscere che la macchina amministrativa è in affanno - spiega Luca Bettinelli dell’Ufficio stranieri di Caritas Ambrosiana -: ci sono parrocchie che potrebbero accogliere domani, ma che sono ferme a nastri di partenza, perché i bandi delle Prefetture ancora non sono stati pubblicati o non si è ancora trovata la formula giuridica con la quale affidare i progetti alle cooperative che dovranno gestirli».

Il piano diocesano prevede che tutti gli immobili - quelli delle parrocchie, degli istituti religiosi e dei singoli cittadini - siano ceduti in comodato gratuito alle cooperative della Caritas Ambrosiana. Saranno poi le cooperative - in funzione delle convenzioni stipulate con le prefetture competenti per territorio - ad assolvere agli obblighi di legge previsti: fornitura di vitto e vestiti, accompagnamento legale, alfabetizzazione, avvio di percorsi di inserimento lavorativo. Intorno a questo pilastro si svilupperanno poi le iniziative per favorire l’accoglienza: servizi di accompagnamento e assistenza erogati da gruppi di volontariato, al di fuori delle convenzioni e dunque senza alcun contributo pubblico, secondo un modello già sperimentato in occasioni di precedenti crisi. Il piano diffuso implementerebbe un sistema di accoglienza in Diocesi che già può contare su 781 posti gestiti a vario titolo dalle rete ecclesiale.»

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Cernusco sul Naviglio, 25 gennaio 2016