SCOLA: «DON GNOCCHI CI HA INDICATO LA STRADA MAESTRA»
«È impossibile per noi ambrosiani e per
tutta la cattolicità non vedere nella santità di don Gnocchi un punto di
riferimento stabile, costitutivo per la nostra fede».
Sono le parole del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, alla solenne celebrazione eucaristica per il 60esimo della morte del “papà dei mutilatini”, svoltasi sabato mattina – 27 febbraio - nel santuario diocesano intitolato a don Carlo Gnocchi, a Milano in via Capecelatro, e che ne conserva le spoglie. Un luogo diventato, in pochissimi anni, mèta di pellegrinaggio continuo e nel quale, non a caso, in questo anno straordinario dedicato alla misericordia, si apre una delle tre Porte Sante per la città di Milano. Sono trascorsi 60 anni da quel 28 febbraio del 1956, quando don Carlo, all’età di nemmeno 54 anni, moriva alla Clinica Columbus di Milano.
Monumento a don Carlo Gnocchi al Centro “Santa Maria al Castello” di Pessano con Bornago
L'arcivescovo, nell'omelia, ha ricordato le parole di
don Carlo
nel “Cristo con gli Alpini”: «"Ho
sempre cercato, con avida e insistente speranza, le vestigia di Cristo sulla
terra": come è attuale questa affermazione, sembra scritta oggi, perché di
tale “avida speranza” la nostra epoca ha una straordinaria, urgente necessità.
Come dice il Papa, infatti, stiamo assistendo a un cambiamento di epoca, ma non
sappiamo cosa ci aspetta; barcolliamo nel presente e in vista del futuro, a
partire dalla complicazione dei fatti che stanno accadendo a livello mondiale,
dalle guerre al terrorismo, dal martirio dei cristiani e degli uomini di fede
al mescolamento dei popoli, dall’esorbitante potere della finanza al
cambiamento della cultura del lavoro, dalla riscoperta della vita politica alla
costruzione di una amicizia civica, dalle scoperte delle biotecnologie e delle
biopolitiche che ne conseguono alle tecnoscienze...».
Una domanda di senso per cui l’esempio del beato Carlo «rappresenta la strada maestra»
al fine di vivere questo tempo senza paura.
«Ma chiediamoci - ha aggiunto il cardinale - se noi stiamo cercando ancora i
segni di cui parlava don Gnocchi nella vita di tutti i giorni, nella Chiesa,
nella famiglia, nella società plurale complessa, in cui diverse visioni del
mondo si incontrano e, talora, si scontrano».
Di qui l'appello, valido ancora oggi per
tutti, di «essere eco
dell’energia con cui Gnocchi ha affrontato la vita, pagando duramente di
persona e sondando nella sua stessa carne, in modo geniale, l’esperienza del
dolore». Poi ha concluso:
«Guardando
al volto di don Carlo impariamo questa misericordia radicata i cui frutti
stiamo vivendo nel Giubileo e viviamo questo anniversario come una grande
occasione di risveglio. Non ci viene chiesto di custodire le ceneri, ma di
alimentare il fuoco».
Per
approfondire
Video dell’omelia:
Cernusco sul Naviglio, 29 febbraio 2016