VIA CRUCIS: “NELLA PERSONA CHE SOFFRE INCONTRIAMO GESÙ”

Quando vediamo un povero, una persona che ha fame, gente che ha bisogno di essere assistita, dovremmo sempre pensare “perché c’è lui e non ci sono io?”, “che cosa ho fatto io per non essere al suo posto? Che cosa posso fare per tirarlo fuori da questa condizione?”

La prima Via crucis per le strade della città, in questa Quaresima 2016, si è snodata dal Centro Sant’Ambrogio dei Fatebenefratelli di via Cavour alla chiesa parrocchiale della Madonna del Divin Pianto. Il lento avanzare del centinaio di fedeli che vi hanno partecipato è stato scandito dalla lettura di passi del vangelo, dalla preghiera, dai canti e dalle meditazioni su tre opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi. A guidare il cammino per le vie del quartiere est della città, c’era don Ettore Colombo, responsabile della comunità pastorale cittadina.


Via Crucis per le vie del quartiere est della città (foto G. Melzi)

 

Dopo aver percorso le quattordici stazioni, la celebrazione si è conclusa nella chiesa parrocchiale di via Dante con una meditazione finale proposta dal prevosto della città. «Quando Papa Francesco ha indetto il Giubileo straordinario della misericordia – ha esordito don Ettore nella sua riflessione - nella bolla di indizione, ha scritto che è suo “vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale”. È quello che noi abbiamo fatto questa sera attraverso l’esercizio della Via crucis. Seguendo Gesù sulla via della croce siamo chiamati a riconoscere in lui l’affamato, l’assetato l’ignudo, lo straniero, il carcerato, l’infermo, il defunto e quindi a esercitare le opere di misericordia partendo innanzitutto da lui. E poi a costruire, come ci esorta san Paolo gli stessi sentimenti di Gesù, che ci portano a consigliare, rischiare, ammonire, consolare, perdonare, sopportare, pregare per i fratelli che ci stanno accanto. Queste sono le azioni che ci vengono chieste di compiere in questo tempo di Quaresima e durante l’anno giubilare.»

«Le opere di misericordia corporale – ha quindi ricordato il prevosto - sono state indicate da Gesù stesso in quello stupendo discorso che Matteo riporta nel capitolo 25 del suo vangelo: “Ho avuto fame e mi avete dato da magiare …” (cliccare qui per la lettura del Vangelo di Matteo). Queste parole di Gesù ci devono essere stampate nel cuore per vivere le opere di misericordia. Perché non è tanto questione di impegnarci a fare qualcosa per gli altri o di tirare fuori dal nostro cuore quel buonismo un po’ melenso che tante volte affiora quando viviamo qualche situazione drammatica, per poi subito dimenticarcene. È invece l’invito a guardare innanzitutto nel fratello che soffre la persona stessa di Gesù: “Ogni volta che avete fatto una di questa cose a uno dei mie fratelli più piccoli l’avete fatto a me“. Gesù si identifica con queste persone.»

«Mi colpisce quando il Papa – sottolinea il responsabile della nostra comunità - facendo gesti molto semplici di attenzione, anche solo una carezza, a una persona che gli sta davanti, soprattutto se malata e sofferente, dice: “Io tocco in loro la carne di Cristo”. Questo vuol dire conoscere oggi, nella persona che soffre, il Signore Gesù! Noi siamo chiamati a compiere le opere di misericordia per questo, non perché facciamo assistenza sociale, che è una cosa bella e importante, ma perché vediamo nella persona che ci sta davanti Gesù che ci interpella.”

«Il Papa - è l’ultima riflessione di don Ettore - fa anche quest’altra affermazione: “potrei essere io al suo posto?” ll Papa l’ha detto, per esempio, andando a visitare i carcerati. Così come quando vediamo un povero, una persona che ha fame, gente che ha bisogno di essere assistita, dovremmo sempre pensare “perché c’è lui e non ci sono io?” Spesse volte è solo perché c’è capitato una vita migliore, perché viviamo in nazioni in cui non siamo messi alla prova e in cui non ci manca nulla. Dovremmo quindi chiederci di sovente: “perché non io?” Dovremmo vedere nel povero che ci sta davanti non solo la persona di Gesù, ma domandarci: “che cosa ho fatto io per non essere al suo posto? Che cosa posso fare per tirarlo fuori da questa condizione?”»

Venerdì 26 febbraio non ci sarà la Via crucis per le vie della città. A tutti è rivolto l’invito a partecipare all’incontro, alle ore 21, al cinema Agorà, sull’enciclica Laudato sì di Papa Francesco.

Cernusco sul Naviglio, 22 febbraio 2016