“ALLA MORTE DI CRISTO SI APPOGGIA CHI VIVE”

“Ciò che raduna gli uomini e le donne nella Chiesa di Dio non sono le coincidenze della storia, il fatto di essere, per caso, nati qui … Ciò che ci raduna è, invece, la vocazione con cui tutti siamo chiamati. Questa morte è come tutte le morti, ma è unica tra tutte le morti, perché ci salva.”


Via Crucis nella chiesa del Centro sant’Ambrogio dei Fatebenefratelli di via Cavour
(venerdì 23 febbraio 2018, foto G. Melzi)

Mentre la nostra comunità pastorale era riunita in preghiera per la celebrazione della Via Crucis, nella chiesa del Centro sant’Ambrogio dei Fatebenefratelli, in via Cavour – lo scorso 23 febbraio - alla stessa ora l’arcivescovo, monsignor Mario Delpini, guidava a Erba la prima Via Crucis nella zona pastorale III-Lecco.

Davanti a tutti, la Croce lignea realizzata appositamente per il Sinodo minore, in forma e misure sul modello di quella di san Carlo. A conclusione della celebrazione, la riflessione dell’arcivescovo.

«Non sottovalutate il soffrire e il morire di Gesù. Non contate Gesù crocifisso tra i crocifissi della storia come un numero in più nel tragico calcolo dei giusti ingiustamente uccisi. Non raccontate la vicenda di Gesù come una storia fra tante, una conferma che anche lui non ha potuto far niente di fronte alla crudeltà e alla stupidità umana», ha esordito monsignor Delpini.

«Infatti, questa morte è l’evento che sconfigge la morte, questo soffrire è la comunione che semina, in ogni soffrire, una vocazione all’amore: questa solitudine è lo spettacolo che attira tutti gli sguardi e li unisce in una comunione e questo strazio è il grido che squarcia il velo del tempio e rivela il volto di Dio e la sua presenza», ha aggiunto l’arcivescovo.

«Ciò che raduna gli uomini e le donne nella Chiesa di Dio non sono le coincidenze della storia, il fatto di essere, per caso, nati qui; non è la simpatia o il bisogno di farci coraggio a vicenda, non è la buona volontà dell’accoglienza, non è la condiscendenza, non è la buona educazione. Ciò che ci raduna è, invece, la vocazione con cui tutti siamo chiamati. Questa morte è come tutte le morti, ma è unica tra tutte le morti, perché ci salva e a questa morte si appoggia chi vive»: così ha concluso l’arcivescovo.

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Cernusco sul Naviglio, 26 febbraio 2018