“OGNI DIECI ORE DI PRATICA DELLO SPORT, OFFRITENE UNA A CHI NON PUÒ”

Lo sport come straordinaria palestra educativa, luogo in cui imparare la solidarietà, l’amicizia, il saper perdere e il fare squadra. Insomma, dove crescere come donne e uomini maturi in quella grande partita che è la vita.

Nella VI domenica dell’Avvento ambrosiano, il Duomo si affolla di responsabili, educatori di società sportive, ragazzi e genitori. A tutti si rivolge l’arcivescovo che presiede l’Eucaristia, concelebrata da membri del consiglio episcopale milanese, dai canonici del capitolo metropolitano, dal segretario della Consulta diocesana per lo sport e assistente ecclesiastico nazionale del Csi, don Alessio Albertini e da tutti i responsabili della Pastorale giovanile.

Nella domenica dell’Incarnazione e della letizia, nella quale la parola di Dio indica la potenza della gioia che nasce dalla venuta del Salvatore, la banalità dell’insoddisfazione, il dolore della sofferenza fisica o spirituale, la solitudine, non possono oscurarne la forza. «La letizia è insidiata dalla banalità: il niente diventa tutto, impegnati a seguire i propri capricci, c’è sempre qualcosa che manca, l’animo diventa meschino e il capriccio ne diventa padrone». Fatto, questo, che può succedere a ogni età, ma che si può vincere, suggerisce l’arcivescovo. «La banalità è sconfitta se irrompe nell’animo un’annunciazione che invita a sollevare lo sguardo, che apre a orizzonti più affascinanti, che sorprende con una parola che introduce alla stima di sé. L’annunciazione è la parola amica che gli angeli inviati da Dio portano nella vita di ciascuno».

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Cernusco sul Naviglio, 18 dicembre 2017