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“MISSIONE FINITA? NO, ADESSO TOCCA A NOI!”

È l’esortazione rivolta dal prevosto della città, don Luciano Capra, ai fedeli riuniti in chiesa prepositurale per la solenne celebrazione a chiusura della “Missione cittadina: per essere uno”. Ha anche proposto cinque gesti concreti per far in modo che quanto abbondantemente seminato in questi dieci giorni non vada disperso. Collocata una croce in piazza Matteotti a ricordo di questo evento straordinario.


La solenne concelebrazione a chiusura della Missione
(foto di G. Melzi)

Con una larga partecipazione di fedeli si è conclusa la “Missione cittadina: per essere uno”, svoltasi nella nostra comunità pastorale dal 21 al 31 ottobre e animata dai missionari – religiosi, religiose, giovani, adulti e famiglie dell’Opera Famiglia di Nazareth di Verona. La solenne concelebrazione - nella chiesa prepositurale di Santa Maria Assunta, martedì 31 ottobre, alle ore 17,30 – è stata presieduta dal prevosto della città, don Luciano Capra, e concelebrata da altri undici sacerdoti, di cui sei padri missionari. La presenza delle tre corali parrocchiali, per l’occasione riunite in un unico grande coro, ha sottolineato la solennità della liturgia.


Il prevosto, don Luciano Capra

“In questi giorni la Missione cittadina ci ha toccato. Questo momento celebrativo – ha esordito il prevosto nella sua omelia - è un rendimento di grazie al Signore, perché ci ha fatto vivere un momento così bello. Forse avremmo potuto fare di più, forse si sarebbe potuto preparare meglio, forse avremmo potuto partecipare più numerosi, ma abbiamo visto che lo Spirito Santo sa lui come arrivare nel cuore delle persone. La partecipazione è stata buona, certo i nostri numeri sono molto più grossi, ma siamo chiamati ad essere lievito che fa fermentare la pasta.”

“Un grazie sincero ai padri missionari. Abbiamo potuto apprezzare – ha proseguito don Luciano - nella loro semplicità la loro fede, la testimonianza di uomini che hanno dato la vita al Vangelo, portandolo sulle strade del mondo, in un tempo così particolare. Ci hanno aiutato ad avvicinarci di più al Signore, a scoprire ancora meglio questo tesoro della fede che abbiamo ricevuto nel Battesimo, ma che qualche volta, forse per abitudine, forse per altri motivi, lasciamo un po’ da parte della nostra vita.”

“Molto bella l’intuizione di vivere un momento così dopo dieci anni di vita della nostra comunità pastorale. È certamente un momento di grazie – ha aggiunto il responsabile delle tre parrocchie cittadine – e questa sera desidero comunicarvi, anche a nome degli altri sacerdoti, un segno e alcuni gesti concreti che ci aiuteranno a vivere ancora la Missione.”

Il mandato ai laici che accompagneranno i sacerdoti nella visita natalizia alle famiglie – conferito al termine della celebrazione - è il segno accennato dal prevosto: “è una bella iniziativa. Trovo significativo conferirlo nel momento in cui cronologicamente la Missione finisce, perché la Chiesa non può cessare di esser missionaria. Questo gesto dice che c’è una comunità che è viva e che la Missione continua nelle vostre case. Adesso tocca a noi essere missionari, testimoniare la fede. C’è necessità di ritornare costantemente al Vangelo.”


Chiesa prepositurale, solenne concelebrazione a chiusura della Missione

Ecco quindi i gesti concreti indicati da don Luciano per evitare che “la Missione sia un fuoco d’artificio che passa e se ne va”.

Il primo è la croce collocata in piazza Matteotti, al termine della celebrazione, là dove sino a poche ore prima c’è stata la Tenda della Missione, luogo quotidiano di preghiera. “Una croce a ricordo della missione – ha spiegato il prevosto - un gesto tipico delle nostre terre. La croce dice la nostra identità di credenti. Piazza Matteotti non è una piazza qualunque, è luogo di passaggio, di scambio: quando passerete da lì alzate lo sguardo e guardate questa croce. Ricorderete la Missione, ma ricordiamoci soprattutto che siamo cristiani. E la croce è la risposta di Dio al nostro dolore. Guardando quella croce ci riconosceremo tutti in uno.”

Un altro gesto: un’assemblea della comunità pastorale, verso fine gennaio, in cui mettere “in atto una verifica del cammino fatto in questi dieci anni, ma anche per guardare avanti.”


La croce a ricordo della Missione

L’adorazione eucaristica perpetua nella cappella della penitenzieria, è il terzo gesto proposto dal responsabile della nostra comunità pastorale: “l’adorazione è il cuore orante della comunità. La comunità senza il cuore muore. È importante. Perché se riusciamo a vivere questo momento, vedrete come il cuore della nostra comunità pastorale si trasformerà: sarà Gesù a trasformarlo e non i nostri progetti.”

Vivere l’esperienza della vita comune, in modo particolare in oratorio: è il quarto gesto. “In un mondo dove ognuno è solista – ha commentato don Luciano - abbiamo bisogno di riscoprire la bellezza del vivere insieme. Creare luoghi dove vivere insieme non può che fare del bene.” E sempre in oratorio, i sacerdoti vorrebbero che si costituisca un ‘consiglio dell’oratorio’ per “aiutare e non lasciare da solo il prete e gli educatori. L’oratorio è luogo di incontro e di formazione dei nostri ragazzi. Guai se perdiamo questo luogo che ha formato generazioni e che è il traino delle vita delle parrocchie!”

L’ultimo gesto riguarda i mezzi della comunicazione. Il prevosto ritiene una “grossissima fortuna” avere, per le nostre parrocchie, una radio, Voce Amica, Agorà, Il Foglio e il sito internet: “vorrei che ci trovassimo attorno a un tavolo e potessimo ragionare insieme per collaborare di più. Certo ciascuno è diverso dall’altro, ma si deve camminare verso un orizzonte comune. È una potenza questa e non possiamo non ‘sfruttarla’ bene!”

Un segno e cinque gesti - ha detto il responsabile della nostra Comunità pastorale, in conclusione della sua omelia - per far in modo che “la Missione non sia solo qualcosa che c’è stato, ma segni la nostra vita. Questo potrà aiutarci a sentirci davvero popolo di Dio.”


In corteo verso piazza Matteotti

La solenne celebrazione è poi proseguita, accompagnata dai canti del ‘grande coro’. Prima della benedizione finale, un padre missionario – dopo una serie quasi interminabile di applausi per dire grazie un po’ a tutti - ha invitato i fedeli a un minuto di silenzio per ringraziare il Signore per il dono della Missione, per chiedergli ciò di cui avvertiamo il bisogno e, soprattutto, per ascoltare cosa lui ha da dirci per la nostra vita. Quindi il conferimento del mandato ai laici che visiteranno le famiglie in occasione del Natale.

Poi tutti in corteo, con le candele accese, verso piazza Matteotti, pregando e cantando, dove sul terrazzo del Centro cardinal Colombo, prospiciente via Garibaldi, è stata collocata la grande croce a ricordo della Missione. La benedizione finale, impartita dall’alto dal prevosto ai fedeli riuniti nella sottostante piazza, ha concluso la celebrazione.

Cernusco sul Naviglio, 31 ottobre 2017