“FELICI, PERCHÉ CAPACI DI VEDERE LA GLORIA DI DIO”

Domenica 16 luglio – “Al Signore Gesù – commenta il prevosto - domandiamo di avere nel cuore la stessa sete di Dio che aveva Mosè e il desiderio di contemplare la gloria del suo volto”


Una delle dodici fiammelle accese, ogni anno, nella festa della dedicazione della chiesa prepositurale

Una delle personalità più significative della storia della salvezza – la storia che stiamo ascoltando in questo tempo dopo Pentecoste – è sicuramente quella di Mosè. A partire dalla sua figura, ci vengono proposte le pagine della Scrittura scelte per questa VI domenica dopo Pentecoste. In questa terza domenica di luglio, però, facciamo memoria dell’85° anniversario della dedicazione della nostra chiesa prepositurale, avvenuta il 17 luglio 1932 per opera del beato cardinale Alfredo Ildefondo Schuster. E possiamo essere aiutati a vivere questo avvenimento così importante per la nostra comunità di Santa Maria Assunta attraverso i passi della Scrittura di oggi.

La lettura del libro dell’Esodo ci ha presentato la figura di Mosè che viene esaudito nel suo desiderio di vedere la gloria di Dio. Dio, infatti, manifesta il suo volto di bontà e di misericordia offrendo il suo perdono al popolo che lo ha rinnegato e rinnovando la sua alleanza

La lettura del Vangelo secondo Luca ci riporta l’annuncio delle beatitudini che Gesù fa ai suoi discepoli e rilegge così in chiave cristiana la vicenda di Mosè. Gesù è colui che offre a tutti gli uomini la parola di salvezza e rinnova l’alleanza con Dio in modo nuovo e definitivo, rivelando la sua misericordia e il suo amore verso tutti attraverso la costituzione della comunità dei suoi discepoli, la Chiesa, a cui noi pure apparteniamo.

E la prima lettera di Paolo ai cristiani di Corinto ci svela proprio il volto di questa Chiesa che è il “campo di Dio” e l’ “edificio di Dio”, nel quale Paolo, Apollo e ogni singolo ministro non sono altro che “servitori” e “collaboratori di Dio”, sempre attenti a porre come fondamento dell’opera e della costruzione non se stessi, ma solo Gesù Cristo.

Queste parole della Scrittura ci aiutano a vivere nella fede l’85° anniversario della dedicazione della nostra chiesa prepositurale che, in queste settimane, ha riavuto un nuovo splendore dalla sistemazione dell’impianto di illuminazione. È un po’ come se Dio, dopo aver esaudito la preghiera di Mosè – “Mostrami la tua gloria” – avesse ascoltato anche il desiderio di molti poter tornare a vedere le bellezza di questa nostra casa.

Grazie a questa ritrovata luminosità, ora possiamo anche leggere la scritta che sta sotto il mosaico dell’abside della nostra chiesa: “Estis cives sanctorum et domestici Dei, superædificati super fondamentum apostolorum et prophetarum, ipso summo angulari lapide Christo Iesu”. È una parola di Paolo riportata nella lettera agli Efesini: “Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù” (2,19b-20). È questa l’identità della Chiesa e anche della nostra comunità cristiana, di cui la chiesa prepositurale, l’edificio consacrato a Dio, è il luogo e il segno della sua presenza in mezzo alla città.

Dio ha fatto di noi la sua “eredità”, secondo la preghiera di Mosè e noi, oggi, avvertiamo di essere il “campo di Dio”, l’ “edificio di Dio”, i suoi “servitori” e “collaboratori”. Ma siamo in grado di rispondere a questa chiamata e di vivere in questo modo solo se ascoltiamo la parola di Gesù e diamo credito all’annuncio delle beatitudini. In un mondo in cui vengono esaltati i ricchi, coloro che stanno bene, quelli che vengono lodati dagli uomini, Gesù ci insegna a ritenere beati – cioè “felici”, “riusciti” – i poveri, quelli che hanno fame, quelli che piangono e che vengono odiati, insultati e disprezzati dagli uomini (come era per i primi discepoli di Gesù e la comunità cristiana delle origini).

In questa VI domenica dopo Pentecoste e nella festa della dedicazione della nostra chiesa prepositurale, facciamo nostre le parole di Gesù e domandiamo la grazia di vivere secondo i suoi insegnamenti: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”. Solo in questo modo sapremo “porgere l’altra guancia”, cioè offrire, in quanto cristiani, “un altro volto”, “un’altra faccia” rispetto a quella che il mondo si attende: il volto della stessa misericordia di Dio che ha raggiunto la nostra vita e l’ha trasformata.

Al Signore Gesù, presente in mezzo a noi, domandiamo di avere nel cuore la stessa sete di Dio che aveva Mosè e il desiderio di contemplare la gloria del suo volto. Domandiamo il suo Spirito, perché diventiamo capaci di scorgere la sua misericordia e la sua disponibilità al perdono verso tutti, così da saperlo testimoniare con la nostra stessa capacità di amare i nemici e di fare del bene a coloro che ci fanno del male. Solo così saremo davvero felici – “beati” – e renderemo felici gli altri, perché capaci di vedere la gloria di Dio.

Don Ettore Colombo

Responsabile della “Comunità pastorale Famiglia di Nazaret”

Per leggere i testi delle letture della Messa di domenica 16 luglio 2017, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 16 luglio 2017