“ACCOGLIAMO LO SPIRITO DI GESÙ RISORTO”

Domenica 4 giugno – Pentecoste “ci ricorda - commenta il prevosto - che la Pasqua di Gesù è per tutti gli uomini, è un evento che tocca la vita di ciascuno di noi, di ogni uomo e di ogni donna in qualsiasi luogo o tempo gli capiti di vivere”.



Viviamo in un mondo in cui la diversità crea problema e il diverso ci fa paura. Abbiamo paura di chi non ha la nostra stessa cultura, siamo diffidenti verso chi proviene da terre e Paesi diversi dal nostro, non siamo molto propensi a comprendere la lingua dell’altro, dello straniero e siamo sospettosi nei riguardi di chi ha una religione, un pensiero, un modo di vivere che non rispecchia le nostre tradizioni e i nostri costumi. La tentazione di dire: “Noi prima di tutto, gli altri non ci interessano, stiano lontani o si arrangino” è davvero forte.

Nel cinquantesimo giorno di Pasqua – questo infatti è il significato del termine Pentecoste – siamo invitati ad accogliere lo Spirito di Gesù Risorto e a ragionare con categorie diverse da quelle che il mondo ci propone. La festa di Pentecoste non è altro dall’evento della Pasqua, che abbiamo celebrato per cinquanta giorni e che ricordiamo ogni domenica. Semplicemente ci ricorda che la Pasqua di Gesù è per tutti gli uomini, è un evento che tocca la vita di ciascuno di noi, di ogni uomo e di ogni donna in qualsiasi luogo o tempo gli capiti di vivere.

Ce lo ha rivelato in modo esplicito il racconto degli Atti degli Apostoli, con la descrizione di ciò che avvenne in quel primo giorno di Pentecoste, a cinquanta giorni dagli eventi della Pasqua di Gesù. In quel momento, tutto è diventato completamente nuovo. Utilizzando le stesse immagini che il libro dell’Esodo usa per descrivere il dono della Legge di Dio fatta al popolo di Israele sul monte Sinai, durante il cammino di liberazione verso la terra della promessa, Luca allarga gli orizzonti e annuncia che quel fuoco e quel vento divino che è il dono dello Spirito è destinato a tutti gli uomini, in ogni angolo della terra. Tutti possono ascoltare la voce di Dio e riescono così a parlare e a comprendere le lingue degli uomini. Ecco, allora, che le differenze non diventano più motivo di diffidenza e di incomprensione, ma ricchezza per potersi incontrare e per capirsi nella propria diversità, vivendo il dono della comunione.

Quello che vale nei rapporti tra gli uomini e le nazioni, Paolo, scrivendo la sua Prima lettera ai cristiani di Corinto, lo afferma anche per la comunità cristiana. I doni e i carismi dello Spirito sono diversissimi, ma non bisogna mai dimenticare che sono doni “particolari” e che servono “per il bene comune”. Se sono doni “particolari” vuol dire che nessun carisma è onnicomprensivo e tutti hanno bisogno della ricchezza e della diversità dell’altro. E se sono “al servizio del bene comune” allora nessuno può utilizzare il proprio carisma per mettere se stesso al primo posto o per distinguersi dagli altri. Quando immaginiamo di essere migliori degli altri, così come quando riteniamo di bastare solo a noi stessi e di pensare anzitutto a noi stessi, allora andiamo contro alla voce dello Spirito e alla sua azione che ancora opera in noi.

Nel giorno della Pentecoste siamo dunque chiamati a compiere un serio esame di coscienza per vedere se i nostri atteggiamenti sono davvero secondo lo Spirito. Questo Spirito, ovviamente, non è quello che possiamo creare noi, a nostra immagine e somiglianza, costruendo un cristianesimo a nostro uso e consumo e giustificando così ogni nostra scelta di vita. È, invece, lo Spirito del Padre, lo Spirito che proviene da Dio, e che Gesù ci ha inviato attraverso il dono della sua vita, la sua Pasqua, perché nessun uomo possa mai più sentirsi orfano di Dio.

Secondo le parole di Gesù, questo Spirito è “un altro Paraclito”, cioè un altro “chiamato vicino” (“avvocato”), per difenderci da una idea sbagliata di Dio, davanti al male del mondo, e da un comportamento errato nei riguardi del fratello che ci sta accanto. Il primo “Paraclito” è Gesù stesso, colui che ci ha rivelato il vero volto di Dio e dell’uomo. Lo Spirito è “un altro Paraclito”, colui che ci sta vicino nel tempo della assenza di Gesù o, se vogliamo, della sua nuova presenza tra noi. Questo Spirito, sempre secondo le parole di Gesù, “rimane con noi per sempre”, “rimane presso di noi” e “sarà in noi”. È un crescendo di amicizia, di intimità e di comunione quello che Gesù descrive con queste parole. Lo Spirito di Gesù ci è amico, dimora con noi (metà); lo Spirito di Gesù è intimo a noi stessi, rimane presso di noi (parà); lo Spirito di Gesù è in noi (én) e noi tutti siamo abitati dalla forza dello Spirito.

È con questa certezza che continuiamo a celebrare il dono dell’Eucaristia, la Pasqua di Gesù, chiedendo al Signore che apra il nostro cuore all’azione dello Spirito. Saremo così in grado di non sentirci orfani di Dio per la sua assenza e, allo stesso tempo, non correremo il pericolo di rendere qualcun altro orfano di Dio, privandolo della gioia di riconoscersi suo figlio, sempre, come Gesù.

Don Ettore Colombo
Responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”

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Cernusco sul Naviglio, 4 giugno 2017