“LA MISERICORDIA E LA MISERIA SI SONO INCONTRATE IN GESÙ”

Al termine della Via Crucis dello scorso 31 marzo, la riflessione di don Ettore: “questo incontro dà la possibilità di vivere nella stessa misericordia di Dio, partendo dalla nostra miseria”


Alla chiesetta di Santa Teresa, cascina Castellana
(Le foto sono di G. Melzi)

Da via Alla Castellana alla chiesa parrocchiale della Madonna del Divin Pianto di via Dante - passando per la chiesetta di Santa Teresa, dove il beato Luigi Biraghi celebrò la sua prima Messa – si è snodata lungo questo percorso la Via Crucis cittadina del quarto venerdì di Quaresima. In un quartiere in espansione edilizia, dove accanto alle vecchie costruzioni, alcune ben ristrutturate altre meno, stanno sorgendo tanti nuovi edifici, tra cui il “condominio solidale”. Tanti alloggi, ma pochi o nessun servizio in questa parte della città. Tra i fedeli presenti, alcune centinaia, significativa la partecipazione di giovani genitori con i loro bambini.

Le riflessioni che ci hanno accompagnato lungo le quattordici stazioni sono state quelle scritte dal cardinal Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, per la Via Crucis guidata dal Papa al Colosseo, nel Venerdì Santo dello scorso anno. Riflessioni che avevano al centro la misericordia, riallacciandosi così al tema del Giubileo straordinario. Ogni stazione ci ha presentato la misericordia di Dio attraverso gli incontri, i momenti e le diverse situazioni che Gesù ha vissuto nel suo cammino ultimo verso la croce, verso il sepolcro, in attesa della risurrezione.


Nel cortile della cascina Castellana

“Dio è misericordia”: ha voluto dare questo titolo il cardinale Gualtiero Bassetti alle meditazioni scritte per la Via Crucis. Nei testi, l’arcivescovo di Perugia, evidenzia che di fronte alle paure dell’uomo, al dolore, alle persecuzioni e alla violenza, la misericordia è il canale della grazia che da Dio giunge a tutti. Nelle 14 stazioni anche parole di don Mazzolari, padre Turoldo e San Giovanni Paolo II e riflessioni sui cristiani perseguitati, gli ebrei uccisi nei campi di sterminio, le famiglie lacerate e le ostentazioni dei potenti di oggi. Trattando dello “scandalo della croce”, il cardinale ha osservato che il corpo flagellato e umiliato di Gesù “indica la strada della giustizia”, “la giustizia di Dio che trasforma la sofferenza più atroce nella luce della risurrezione”. Ma, come Pilato, c’è chi ha paura di perdere le proprie sicurezze e non sceglie la Verità di Dio o chi teme il diverso, lo straniero, il migrante e non vi scorge il volto di Cristo. E le domande a Dio sui perché diventano allora preghiera: “Per gli ebrei morti nei campi di sterminio, per i cristiani uccisi in odio alla fede, per le vittime di ogni persecuzione”. Poi il riferimento alla famiglia, “cellula inalienabile della vita comune” e “architrave insostituibile delle relazioni umane” e a coloro che “sono a terra” a causa di matrimoni falliti, di drammi o per l’angoscia del futuro. Non manca una citazione dei “bambini profanati nella loro intimità”, di chi ha subito abusi o non è rispettato nella propria dignità. Alla “logica della cultura dello scarto”, Gesù inchiodato alla Croce oppone la “cultura dell’amore e del perdono”.


Sul sagrato della chiesa della Madonna del Divin Pianto

«Mentre ascoltavamo queste parole – è la riflessione finale di don Ettore Colombo, responsabile della nostra Comunità pastorale, che ha guidato la Via Crucis - mi è venuto in mente un pensiero di San Paolo che dice “Cristo Gesù si è fatto peccato per noi”.» Il prevosto ha poi spiegato che Gesù “non potendo entrare nella nostra stessa condizione di peccatori, ha accettato di subire la sorte del peggiore dei peccatori, anzi di essere considerato lui stesso peccato. La Scrittura dice “maledetto colui che pende dal legno”.»

Per don Ettore, «questa è la fatica che ancora oggi tanti uomini e donne fanno ad accogliere la vita di Gesù, perché è impossibile riconoscere nel segno di una maledizione la benedizione di Dio. Solo lo Spirito Santo ci rende capaci di fare questo. Solo lo Spirito che Gesù effonde nei suoi discepoli, per consolarli e per renderli sicuri di quello che è successo, ci fa capaci di guardare alla croce, a questa realtà che dice tutta l’enormità del nostro peccato. E guardando la croce, davvero la misericordia e la miseria si sono incontrati in Gesù di Nazareth, nel Dio crocifisso.»

Un incontro che «è stato fatto perché ad ogni uomo, e quindi anche a noi, oggi a distanza di duemila anni, sia data la possibilità di vivere nella stessa misericordia di Dio, partendo dalla nostra miseria, dal riconoscere quanto siamo abbassati dentro la nostra umanità e quanto invece siamo innalzati dalla grazia di Dio.»

Prossimo appuntamento, venerdì 7 aprile, alle ore 21, presso il parcheggio del centro sportivo comunale dii via Buonarroti, per incamminarsi poi lungo l’alzaia del naviglio verso il Santuario di Santa Maria. I testi della Via Crucis saranno scritti dalle ragazze e ragazzi di seconda e terza media.

Cernusco sul Naviglio, 3 aprile 2017