PAPA FRANCESCO: “LA GIOIA CRISTIANA GENERA VITA, SPERANZA, E SOLIDARIETÀ”

La visita di Papa Francesco alla nostra diocesi è stata segnata da una calorosa accoglienza, in ciascuna delle diverse tappe, ognuna con una sua specificità, che hanno contraddistinto la sua permanenza in Terra Ambrosiana. Nei diversi saluti e discorsi pronunciati dal Santo Padre abbiamo colto uno o più passaggi particolarmente importanti. Domani pubblicheremo un altro articolo sulla partecipazione dei Cernuschesi alla Messa al Parco di Monza.


L’arrivo all’aeroporto di Linate

In pagina iniziale: al Parco di Monza
(Foto: Manuela Airoldi)

Nei saluti e nelle riflessioni di Papa Francesco ci sono state alcune espressioni che hanno immediatamente lasciato un segno: invitando i consacrati a essere “sale” e “lievito”, e a non puntare alle masse, il Papa ha citato un esempio concreto: “Mai ho visto un pizzaiolo che per fare la pizza usa mezzo chilo di lievito e 100 grammi di farina”. Parlando delle nuove generazioni, che devono essere inviate al discernimento, ha notato che “i nostri giovani sono esposti a uno zapping continuo. Possono navigare su due o tre schermi aperti contemporaneamente, possono interagire nello stesso tempo in diversi scenari virtuali”. Sintetizzando il carisma dei religiosi e religiose ha affermato: “pochi sì, in minoranza sì, anziani sì, rassegnati no!”.

ALLE “CASE BIANCHE” DI VIA SALOMONE - “Siete voi che mi accogliete all’ingresso in Milano, e questo è un grande dono per me: entrare nella città incontrando dei volti, delle famiglie, una comunità”. Sono le prime parole del Papa a Milano, il cui viaggio è cominciato in periferia. “Vi ringrazio per i due doni particolari che mi avete offerto”, ha proseguito Francesco incontrando gli abitanti del quartiere, subito dopo aver visitato in forma privata tre famiglie: “Il primo è una stola, un segno tipicamente sacerdotale, che mi tocca in modo speciale perché mi ricorda che io vengo qui in mezzo a voi come sacerdote, entro in Milano come sacerdote”. “Questa stola non l’avete comprata già fatta, ma è stata creata qui, è stata tessuta da alcuni di voi, in maniera artigianale”, la sottolineatura del Papa: “Questo la rende molto più preziosa; e ricorda che il sacerdote cristiano è scelto dal popolo e al servizio del popolo; il mio sacerdozio, come quello del vostro parroco e degli altri preti che lavorano qui, è dono di Cristo, ma è ‘tessuto’ da voi, dalla nostra gente, con la sua fede, le sue fatiche, le sue preghiere, le sue lacrime… Questo vedo nel segno della stola”.

“Questa vostra Madonnina – ha detto il Papa, riferendosi al secondo dono ricevuto - è stata restaurata, come la Chiesa ha sempre bisogno di essere ‘restaurata’, perché è fatta da noi, che siamo peccatori”. “Lasciamoci restaurare da Dio, dalla sua misericordia”, l’invito: “Lasciamoci ripulire nel cuore, specialmente in questo tempo di Quaresima. La Madonna è senza peccato, lei non ha bisogno di restauri, ma la sua statua sì, e così come Madre ci insegna a lasciarci ripulire dalla misericordia di Dio, per testimoniare la santità di Gesù”. “Parlando fraternamente, una buona confessione ci farà tanto bene a tutti”, e poi ha aggiunto: “Ma anche chiedo ai confessori che siano misericordiosi”.

IN DUOMO - “Non dobbiamo temere le sfide”, ma “una fede senza sfide”. È il primo invito rivolto dal Papa ai sacerdoti e ai consacrati riuniti nel Duomo di Milano. “Ogni epoca storica, fin dai primi tempi del cristianesimo, è stata continuamente sottoposta a molteplici sfide”, ha esordito Francesco rispondendo alle domande: “Sfide all’interno della comunità ecclesiale e nello stesso tempo nel rapporto con la società in cui la fede andava prendendo corpo”. “Non dobbiamo temere le sfide ed è bene che ci siano, perché ci fanno crescere”, l’invito: “Sono segno di una fede viva, di una comunità viva che cerca il suo Signore e tiene gli occhi e il cuore aperti. Dobbiamo piuttosto temere una fede senza sfide, una fede che si ritiene completa, come se tutto fosse stato detto e realizzato”. “Le sfide ci aiutano a far sì che la nostra fede non diventi ideologica”, ha spiegato il Papa: “Ci salvano da un pensiero chiuso e definito e ci aprono a una comprensione più ampia del dato rivelato”.

“C’è una scelta che come pastori non possiamo eludere: formare al discernimento” ha detto ancora il Papa, che poi ha aggiunto: “La diversità offre uno scenario molto insidioso”, “la cultura dell’abbondanza a cui siamo sottoposti offre un orizzonte di tante possibilità, presentandole tutte come valide e buone”. “I nostri giovani – ha fatto notare, in particolare, il Papa – sono esposti a uno zapping continuo. Possono navigare su due o tre schermi aperti contemporaneamente, possono interagire nello stesso tempo in diversi scenari virtuali”. “Ci piaccia o no, è il mondo in cui sono inseriti ed è nostro dovere come pastori aiutarli ad attraversare questo mondo”, la consegna di Francesco, secondo il quale è bene “insegnare loro a discernere, perché abbiano gli strumenti e gli elementi che li aiutino a percorrere il cammino della vita senza che si estingua lo Spirito Santo che è in loro”.

“Non sopravvivere, vivere!”. Con questo invito, il Papa ha concluso l’incontro nel Duomo di Milano. Francesco ha esortato a “mettere Gesù là dove deve stare: in mezzo al suo popolo”. “Solo questo – ha assicurato – ci salverà dal vivere in un atteggiamento di sopravvivenza”. “La logica di Dio non si capisce, soltanto si obbedisce”, ha ricordato citando l’esperienza di Abramo.

AL CARCERE DI SAN VITTORE – Alla visita ai carcerati Papa Francesco ha riservato il maggior tempo della sua giornata milanese. Una permanenza lontano dalle telecamere e senza discorsi ufficiali. Questo dice molto sulla preferenza di Bergoglio per coloro che sono considerati tra gli ultimi della società. Non parole, ma gesti concreti!

MESSA DI POPOLO AL PARCO DI MONZA – Oggi “si specula sulla vita, sul lavoro, sulla famiglia. Si specula sui poveri e sui migranti; si specula sui giovani e sul loro futuro”: ha denunciato il Papa, nell’omelia della messa al Parco di Monza, celebrata davanti a un milione di persone, secondo la diocesi ambrosiana. “Tutto sembra ridursi a cifre, lasciando, per altro verso, che la vita quotidiana di tante famiglie si tinga di precarietà e di insicurezza”, il grido d’allarme di Francesco: “Mentre il dolore bussa a molte porte, mentre in tanti giovani cresce l’insoddisfazione per mancanza di reali opportunità, la speculazione abbonda ovunque”.

“Dio prende l’iniziativa e sceglie di inserirsi, come ha fatto con Maria, nelle nostre case, nelle nostre lotte quotidiane, colme di ansie e insieme di desideri”, ha quindi affermato il Papa: “Ed è proprio all’interno delle nostre città, delle nostre scuole e università, delle piazze e degli ospedali che si compie l’annuncio più bello che possiamo ascoltare: ‘Rallegrati, il Signore è con te!’. Una gioia che genera vita, che genera speranza, che si fa carne nel modo in cui guardiamo al domani, nell’atteggiamento con cui guardiamo gli altri. Una gioia che diventa solidarietà, ospitalità, misericordia verso tutti”.

“Non possiamo, non vogliamo rimanere davanti a tante situazioni dolorose come meri spettatori che guardano il cielo aspettando che smetta di piovere”, ha poi detto il Papa: “Tutto ciò che accade esige da noi che guardiamo al presente con audacia, con l’audacia di chi sa che la gioia della salvezza prende forma nella vita quotidiana della casa di una giovane di Nazareth”. Come l’angelo con Maria, “anche noi oggi siamo invitati a fare memoria, a guardare il nostro passato per non dimenticare da dove veniamo. Per non dimenticarci dei nostri avi, dei nostri nonni e di tutto quello che hanno passato per giungere dove siamo oggi”.

“Milanesi, sì, Ambrosiani, certo, ma parte del grande Popolo di Dio”: il Papa ha sintetizzato così l’identità dei milanesi, “un popolo formato da mille volti, storie e provenienze, un popolo multiculturale e multietnico”. “Questa è una delle nostre ricchezze”, ha spiegato: “E’ un popolo chiamato a ospitare le differenze, a integrarle con rispetto e creatività e a celebrare la novità che proviene dagli altri; è un popolo che non ha paura di abbracciare i confini, le frontiere; è un popolo che non ha paura di dare accoglienza a chi ne ha bisogno perché sa che lì è presente il suo Signore”.

“Dio continua a percorrere i nostri quartieri e le nostre strade, si spinge in ogni luogo in cerca di cuori capaci di ascoltare il suo invito e di farlo diventare carne qui ed ora”: ha assicurato il Papa, che ha aggiunto: “Nulla è impossibile a Dio”, facendo riferimento alla risposta dell’angelo a Maria. “Quando crediamo che tutto dipenda esclusivamente da noi rimaniamo prigionieri delle nostre capacità, delle nostre forze, dei nostri miopi orizzonti”, ha proseguito Francesco: “Quando invece ci disponiamo a lasciarci aiutare, a lasciarci consigliare, quando ci apriamo alla grazia, sembra che l’impossibile incominci a diventare realtà”, come “sanno bene queste terre che, nel corso della loro storia, hanno generato tanti carismi, tanti missionari, tanta ricchezza per la vita della Chiesa!”, “tanti volti che, superando il pessimismo sterile e divisore, si sono aperti all’iniziativa di Dio e sono diventati segno di quanto feconda possa essere una terra che non si lascia chiudere nelle proprie idee, nei propri limiti e nelle proprie capacità e si apre agli altri”.

ALLO STADIO DI SAN SIRO – Con le ragazze e i ragazzi della Cresima è stata una grande festa, con una gioia irrefrenabile e contagiosa. Papa Francesco ha invitato i cresimandi ad ascoltare i nonni, a giocare senza litigare e ad andare in parrocchia e all’oratorio per diventare amici di Gesù. Ai genitori ha raccomandato, in particolare, di non litigare, perché le conseguenze poi ricadono sui figli. Ai catechisti ha ricordato che l’educazione è questione di “testa-cuore-mani”. Prima di termine ha lanciato un forte invito a combattere il bullismo.

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Cernusco sul Naviglio, 25 marzo 2017