POVERI, GIOIA, POPOLO
Per don Ettore Colombo, prevosto della città, “sono queste le tre parole che possono sintetizzare la visita del Papa a Milano”
Papa Francesco
al Parco di Monza (Foto da: www.agensir.it)
La visita di papa Francesco a Milano è avvenuta in un giorno del tutto particolare per la Chiesa: la solennità dell’Annunciazione del Signore. Anche nell’austerità del rito ambrosiano che prevede, durante il tempo di Quaresima, di non celebrare alcuna memoria di santi, questa solennità, insieme a quella di San Giuseppe, rimane nel calendario liturgico quaresimale. Il mistero dell’Annunciazione non ci parla di Maria, ma di Gesù, perché questo è il contenuto dell’annuncio. Non per nulla è una “solennità del Signore” e non una festa mariana. Papa Francesco ha offerto una profonda e concreta meditazione del mistero dell’Annunciazione, confrontandola con le esigenze della nostra vita quotidiana e solo la ripresa della sua omelia durante la Santa Messa meriterebbe grande attenzione.
Ripensando, però, a tutto lo svolgimento della giornata, che ho potuto seguire in ogni singolo momento attraverso la televisione – perché costretto a letto da una febbre improvvisa – mi sembra che siano tre le parole che possono sintetizzare la visita del Papa nella nostra Chiesa ambrosiana. Tre parole evocate dalla festa dell’Annunciazione e continuamente riprese dal Papa anche nei suoi interventi e, ancor più, nei suoi gesti: poveri, gioia e popolo.
È stata una visita all’insegna dei poveri, degli ultimi, delle periferie. Il Papa ha scelto di incontrarli nelle loro case e negli ambienti di emarginazione, come può essere il carcere, e ha ricordato più volte – ai preti, ai diaconi, alle religiose e ai religiosi e ai laici – che la condizione ideale in cui la Chiesa vive la sua missione è quella della “minorità”, della piccolezza, dell’essere un po’ di lievito dentro la pasta, un pizzico di sale della terra. Non per nulla l’annuncio della nascita di Gesù avviene in periferia, ai margini della società che conta, in una casa di una semplice ragazza di Nazaret.
Ma il Papa si è anche soffermato più volte sul tema della gioia, la gioia di evangelizzare. Lo ha ricordato nell’incontro con i ministri ordinati e le persone consacrate e lo ha ribadito nell’omelia al Parco di Monza, davanti a un milione di fedeli: “Ci farà bene domandarci: come è possibile vivere la gioia del Vangelo oggi all’interno delle nostre città? E’ possibile la speranza cristiana in questa situazione, qui e ora?” Senza la gioia non si va da nessuna parte e non si evangelizza. Ed è un annuncio di gioia quello che Maria riceve dall’angelo, perché Gesù è gioia. È stata sicuramente una grazia, anche per il Papa, incontrare la gioia di 80mila ragazzi, cresimandi e cresimati, con i loro genitori e i catechisti, nello stadio di San Siro, come ultimo appuntamento della giornata: gli hanno ritrasmesso quella gioia che lui ha saputo effondere durante tutta la visita.
L’ultima parola - pronunciata fin dall’inizio dal Papa e più volte ripresa - è quella di popolo: il popolo di Dio, a cui Maria appartiene, la Chiesa tra la gente. Appena sceso a Milano, subito, nel saluto e nella riflessione al Quartiere Forlanini, Francesco ha voluto rimarcare che la sua non è la presenza di un ideologo, di un politico o di una rockstar: è la visita di un sacerdote in mezzo al suo popolo. Ringraziando per il dono di una stola fatta a mano dagli abitanti delle “Case bianche”, ha sottolineato: “Il sacerdote cristiano è scelto dal popolo e al servizio del popolo; il mio sacerdozio, come quello del vostro parroco e degli altri preti che lavorano qui, è dono di Cristo, ma è ‘tessuto’ da voi, dalla vostra gente, con la sua fede, le sue fatiche, le sue preghiere, le sue lacrime”. Lo stesso concetto lo ha ripetuto ancora durante la Messa: “Ci fa bene ricordare che siamo membri del Popolo di Dio!”.
Queste tre parole – poveri, gioia, popolo – sono anche l’intreccio principale di un documento pontificio che papa Francesco ha riconosciuto come punto di riferimento essenziale per il cammino della Chiesa: l’Evangelii nuntiandi, l’esortazione apostolica del grande e beato papa Paolo VI, pubblicata l’8 dicembre 1975. Lo ha detto ai sacerdoti in Duomo, rispondendo a un parroco: “è il più grande documento pastorale del dopo-Concilio, che ancora oggi ha attualità” perché ci aiuta a vivere la gioia dell’evangelizzare, la cura verso i poveri, la bellezza di appartenere al popolo di Dio. Francesco, con la sua stessa persona, oltre che con le parole, lo ha testimoniato. Ora spetta a noi rispondere.
Don Ettore Colombo
Responsabile
della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”
Cernusco sul Naviglio, 27 marzo 2017