“LA CONVIVENZA SOCIALE SI FA COL DIALOGO”
“C’è un’aria di violenza nelle nostre città”, “la tonalità del linguaggio è salita tanto”, si grida per strada e a casa, si insulta con facilità.
Studenti
universitari - Foto archivio SIR
Nella sua prima visita ad una università statale italiana, lo scorso 17 febbraio, Papa Francesco ha messo da parte il testo scritto, consegnato al rettore dell’Università Roma Tre, e ha parlato per più di mezz’ora a braccio, rispondendo alle domande di quattro studenti. Su tutto, è arrivato dal Papa l’invito alla “concretezza”, come unico antidoto a quella “liquidità” che mette in pericolo la vita di gran parte dei nostri giovani, con una disoccupazione che in Europa va dal 40% al 60%, sfrutta le nuove generazioni e le espone al pericolo delle dipendenze, fino al gesto estremo del suicidio o all’arruolamento in un esercito terroristico.
“C’è un’aria di violenza nelle nostre città”, ha esordito Papa Francesco, “la tonalità del linguaggio è salita tanto”, si grida per strada e a casa, si insulta con facilità. A casa non diciamo più neanche “buon giorno”, ma solo un “ciao”: saluti anonimi per “rapporti senza nome”. E così “la violenza cresce, diventa mondiale”, nell’epoca della “terza guerra mondiale a pezzetti”. “Bisogna abbassare un po’ il tono e bisogna parlare meno e ascoltare di più”, l’invito del Papa, che parte dal cuore: “In una società dove la politica si è abbassata tanto, si perde il senso della costruzione sociale, della convivenza sociale, e la convivenza sociale si fa col dialogo”.
In un mondo globalizzato, ci vuole “unità”, ma non “uniformità”. Il modello non è la sfera, ma il poliedro, che fa “unità nella diversità”. Anche nella comunicazione, dove i social network hanno promosso una “rapidazione”, il rischio è che “una comunicazione così rapida, così leggera”, possa “diventare liquida, senza consistenza”. La sfida da raccogliere è “trasformare questa liquidità in concretezza”, a cominciare dal mondo dell’economia e del lavoro.
Negli scorsi giorni, Gianni Morandi, partecipando all’evento “Parole O_Stili” svoltosi a Trieste, ha presentato i dieci principi del “Manifesto della comunicazione non-ostile”. Sono: “virtuale è reale”, “le parole danno forma al pensiero”, “condividere è una responsabilità”, “le parole sono un ponte”, “le idee si possono discutere, le persone si devono rispettare”, “anche il silenzio comunica”, “si è ciò che si comunica”, “le parole hanno conseguenze”, “gli insulti non sono argomenti”, “prima di parlare bisogna ascoltare”. Principi da tenere presenti e da praticare.
C&A
Cernusco sul Naviglio, 20 febbraio 2017