“TEMPO DI GRANDI SFIDE, MA ANCHE DI GRANDI OPPORTUNITÀ”
“Prossimità” è la parola-chiave per affrontare questo nostro tempo ed è quanto esprimono, ogni giorno, le parrocchie, in modo silenzioso e spesso ignorato dai più, stando “accanto alla gente”
Il cardinale
Bagnasco in visita a Norcia (Foto archivio SIR)
Lotta alla mafia, lavoro, famiglia, giovani, inverno demografico, maternità surrogata, teoria del gender, fine vita, migrazioni, Europa, azzardo: sono questi i temi toccati dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani e arcivescovo di Genova, nella prolusione di apertura del consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei) dello scorso 22 marzo. All’inizio del suo intervento, il presidente ha evidenziato la “prossimità” nel quotidiano, a partire dalle parrocchie e dal servizio “accanto alla gente” svolto dai sacerdoti, “con tutto il santo popolo di Dio”. “Prossimità” è, per Bagnasco, la parola-chiave per affrontare questo nostro tempo, “tempo di grandi sfide, ma anche di grandi opportunità”.
In Italia, il lavoro resta la prima e assoluta urgenza: il populismo è pericoloso, ghigliottinare lo Stato è qualunquista. Il suggerimento di sempre è quello di partire dal grido della gente, per risolvere un problema – la mancanza di lavoro – che da anni taglia la carne viva delle persone. Di qui l’appello alla politica, distratta su altri fronti e litigiosa. Senza dimenticare le scorciatoie a cui sempre più italiani ricorrono nell’illusione di risolvere crisi e problemi economici: “si pensi ai 260 milioni di euro che ogni giorno in Italia si buttano nel gioco d’azzardo, distruggendo capitali e, più ancora, persone e relazioni”.
Ogni anno, nel nostro Paese, emigrano circa 30 mila giovani, ed altri 6 mila si rinchiudono in casa e in un mondo virtuale. Snocciola i dati, il presidente della Cei, per spiegare che i giovani sono i nuovi emigranti per necessità, ma il loro sogno resta quello di farsi una famiglia propria con due o più figli. La cultura del cambio di lavoro non è la nostra, anche se in altri Paesi ha portato dei vantaggi. I valori vincenti dell’Italia sono altri: “la preparazione seria, la capacità di relazione, il senso di squadra, lo spirito di adattamento”.
L’Italia è sempre più un Paese per vecchi, come mostrano gli ultimi dati sull’inverno demografico. Oltre al lavoro, per la Chiesa italiana ci vuole un fisco più equo, magari partendo da quel “fattore famiglia” che il Forum delle famiglie e altre associazioni chiedono ormai da tempo.
Non è in pericolo la bellezza della famiglia fondata sul matrimonio, anche se continuamente denigrata dal “pensiero unico”: altri tipi di unione non sono paragonabili ad essa. Non ha paura, il cardinale Bagnasco, di chiamare le cose col proprio nome, quando paragona la maternità surrogata a una “nuova forma di colonialismo capitalistico”. Essere genitori è cosa buona e giusta, ma non a qualsiasi costo. Specialmente quando il prezzo lo pagano i bambini, che hanno diritto ad essere allevati da papà e mamma, e le madri invisibili dell’”utero in affitto”, vittime – perlopiù a causa della loro povertà – di una violenza discriminatoria. Altra incongruenza, in un Paese che è secondo solo agli Stati Uniti per numero di adozioni: i tempi di attesa.
A scuola accade spesso gli studenti debbono fare i conti con la “teoria del gender”, a più riprese stigmatizzata da Francesco come “colonizzazione ideologica”. Genitori e insegnanti non possono più stare a guardare, devono immischiarsi, come insegna l’omonimo progetto promosso dal Forum delle famiglie.
Né accanimento, né eutanasia, l’insegnamento della dottrina della Chiesa sul fine vita. Il disegno di legge in discussione su questa materia, denuncia il presidente della Cei, riduce il medico ad un funzionario notarile ed espone il paziente all’ambiguo arbitrio di “terapie proporzionate o sproporzionate”.
Continua l’attenzione e l’impegno solidale verso rifugiati e immigrati, alla ricerca di un futuro migliore. Lo assicura il cardinale, quando ricorda i tre livelli su cui si articola l’azione della Chiesa: l’azione di sostegno direttamente nei Paesi di provenienza, la realizzazione di corridoi umanitari, l’accoglienza di base nelle parrocchie. Senza il contributo fattivo dell’Europa, però, l’Italia non può farcela: l’Unione Europea deve arrivare fino alle nostre coste. Ci vuole più Europa, per contrastare Brexit e populismi.
La prossimità che la Chiesa italiana esprime ogni giorno, in una presenza capillare che caratterizza e irrobustisce i nostri territori, fa sì che non perda “alcuna occasione – e sono sconfinate – per incontrare, ascoltare, testimoniare, dire le parole della fede e quelle della ragione, perché il cuore di tutti – qualunque sia la loro posizione – ritrovi calore, compagnia, luce e fiducia per vivere i giorni e le stagioni”. Un cammino che ci auguriamo possa compiere, giorno dopo giorno, anche la nostra Comunità pastorale, fianco a fianco di tutti i Cernuschesi, nessuno escluso. (Fonte: Agenzia SIR)
C&A
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Cernusco sul Naviglio, 27 marzo 2017