Venerdì 29 Marzo

SETTE DOMANDE PER LA NOSTRA VITA QUOTIDIANA

Domenica 16 ottobre – “Una Chiesa aperta a tutti, dove si vive la pace, dedita alla lode di Dio, attenta alle necessità dei fratelli, capace di comunione, umile nell’obbedienza a Dio e fondata sulla sua Parola è la Chiesa che ci è chiesto di vivere”

La festa della dedicazione del Duomo di Milano, chiesa madre di tutti i fedeli ambrosiani, ci ricorda come il dono dello Spirito del Signore che ha guidato la storia della salvezza e che si è posato infine su Gesù di Nazaret, rivelazione del vero volto di Dio e dell’uomo, oggi abita e guida la comunità cristiana, al punto che la Chiesa stessa può essere definita il corpo del Signore, la modalità con cui il Risorto si rende presente tra gli uomini.

Nelle pagine della Scrittura di questa domenica, abbiamo ascoltato diverse descrizioni della realtà della Chiesa. Secondo le parole di Isaia, la Chiesa è come una città dalle porte sempre aperte, perché in essa regna la pace. L’autore della lettera agli Ebrei ha ricordato che la Chiesa è il luogo dove si innalza a Dio il sacrificio di lode, è la casa dove si vive della beneficienza e della comunione dei beni, è quella comunità dove, attraverso l’obbedienza ai capi, si vive la propria sottomissione a Dio. E Gesù, nel vangelo, grazie ad alcune similitudini, ci ha presentato la Chiesa come l’albero buono che produce frutti buoni e la casa che ha posto le proprie fondamenta sulla roccia.

Una Chiesa aperta a tutti, dove si vive la pace, dedita alla lode di Dio, attenta alle necessità dei fratelli, capace di comunione, umile nell’obbedienza a Dio e fondata sulla sua Parola è la Chiesa che ci è chiesto di vivere. Proviamo a rileggere queste sette caratteristiche riportate dalla Scrittura per metterle a confronto con la nostra vita quotidiana e lasciandoci interrogare dalla parola di Dio.

Anche noi, come comunità cristiana, siamo invitati a tenere sempre le nostre porte aperte verso tutti. Quando una comunità cristiana si chiude in se stessa e diventa autoreferenziale, ha perso la sua motivazione di esistere. Siamo una Chiesa aperta, attenta ad ogni situazione? Una Chiesa desiderosa di andare incontro a tutti, per condurre tutti a Gesù e non a noi, al nostro gruppo, alla nostra esperienza, alle nostre attività?

Siamo anche una Chiesa dove regna la pace? Oppure, come spesso sottolinea anche Papa Francesco, a farla da padrone sono le chiacchiere e le maldicenze? Siamo capaci di gioire per il successo degli altri e sappiamo trovare in questo la nostra pace?

Siamo una Chiesa dove al primo posto sta la lode di Dio e la manifestazione della sua gloria? Oppure viviamo in modo frettoloso le nostre liturgie e, anche quando le curiamo, andiamo alla ricerca delle nostre gratificazioni più che della gloria di Dio?

Non solo: la nostra lode a Dio sostiene anche l’esercizio della carità o ci impedisce di vedere i bisogni concreti dei nostri fratelli e di coloro che ci stanno accanto? Siamo una Chiesa capace di operare il bene verso gli altri e di vivere, al proprio interno, l’esperienza della comunione dei cuori, prima ancora che dei beni? Si possono anche mettere i beni in comune, infatti, e compiere delle attività insieme, ma se manca la cura per la comunione dei cuori e la stima per l’altro, a nulla serve tutto questo.

Siamo una Chiesa attenta alla parola di Dio e capace di accoglierla attraverso il ministero di chi è messo a capo della comunità cristiana per amarla, servirla e condurla a salvezza? Oppure operiamo spesso delle distinzioni, così da essere disponibili all’ascolto della parola di Dio solo se questa parola ci viene da determinate persone?

Siamo una Chiesa che produce frutti buoni? Anzi, noi stessi sappiamo manifestare la bellezza e la bontà della vita cristiana, così da manifestare le nostre buone radici che stanno nella vita stessa del Signore Gesù? E quando guardiamo alla Chiesa nella sua globalità, e non solo alla nostra personale esperienza, sappiamo scorgere l’albero buono che trova la sua origine in Dio o ci fermiamo a esaminare solo la corteccia esteriore?

E, infine, siamo una comunità cristiana che è capace di scavare a fondo, per porre le proprie fondamenta in Dio e nel suo Figlio Gesù, grazie al dono dello Spirito, oppure rimaniamo sempre in superficie nei nostri rapporti con il Signore e con i fratelli che Dio ci ha messo accanto?

Sono tanti gli interrogativi che la festa della Dedicazione del Duomo di Milano ci pone. Per vivere all’interno di questa Chiesa, non abbiamo bisogno di nulla: non servono tessere di appartenenza o dimostrazioni di merito. Basta abitare in un determinato territorio ed essere disponibili alla grazia di Dio che è stata riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato. Questa è la Chiesa “locale”, raffigurata dal nostro Duomo, nella quale la Chiesa intera, quella “universale” si rende presente e dona a tutti gli uomini la possibilità di incontrarsi con Cristo, qui ed ora. Non ci sfugga una realtà tanto preziosa.

Don Ettore Colombo

Responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”

Per leggere i testi delle letture della Messa di domenica 16 ottobre 2016, Dedicazione del Duomo di Milano, chiesa madre di tutti i fedeli ambrosiani, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 16 ottobre 2016