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Venerdì 19 Aprile

“NELL’EUCARISTIA NASCE ANCHE LA COMUNIONE TRA NOI”

Domenica 25 settembre – “In ogni Eucaristia - scrive il prevosto - siamo messi di fronte al dono della vita di Gesù e alla possibilità di diventare, in lui, un solo corpo, la sua Chiesa, rispettando tutte le nostre diversità e singolarità.”

In queste domeniche dopo il martirio di san Giovanni il Precursore, la liturgia ci sta aiutando a contemplare in Gesù il compimento delle antiche promesse fatte ai nostri padri. Giovanni è l’ultimo dei grandi profeti che hanno annunciato la venuta del Messia ed è il primo che lo ha indicato nella concreta persona di Gesù di Nazaret. E oggi, attraverso la pagina evangelica di Giovanni, Gesù stesso, nella sinagoga di Cafarnao, si presenta ai suoi ascoltatori e a noi come pane di vita: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo”. Anzi, nelle sue parole Gesù è ancora più preciso: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Questa affermazione così concreta suscita una divisione tra i Giudei che lo stanno ascoltando. Questi, infatti, “si misero a discutere aspramente”, iniziarono a litigare tra loro in modo duro, a combattere e a scontrarsi, anche fisicamente, come lascia intendere il verbo.

L’oggetto del contendere è uno solo: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” che, detto in altre parole, potremmo esprimere così: “Come è possibile che una esistenza concreta – la carne di una persona – sia punto di riferimento e sorgente di vita per tutti gli altri, per la vita del mondo?”. Gesù ha questa pretesa e le sue parole creano sconcerto e divisione tra coloro che lo ascoltano, e forse anche tra noi. Quello che nel libro dei Proverbi era detto in riferimento alla sapienza, cioè al dono della Legge che Dio aveva offerto al suo popolo, ora Gesù lo riferisce a se stesso. È lui che può dire – come già la sapienza in Israele – “Chi è inesperto venga qui!”. È lui che può affermare: “Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato”. Anzi, può dire: “Mangiate il mio corpo, bevete il mio sangue”, come facciamo memoria in ogni Eucaristia. In una parola, Gesù invita ciascuno di noi a cibarsi della sua umanità, a vivere la nostra esistenza tutta in riferimento alla sua, in totale e piena comunione con lui e, attraverso di lui, con Dio stesso, con il Padre che lo ha mandato a noi.

“Mangiare la sua carne e bere il suo sangue” è il gesto con cui noi entriamo in comunione di vita con Gesù e con il Padre – e ciò avviene proprio nell’Eucaristia – ma è anche il gesto, secondo le parole di Paolo, con cui si costituisce la comunità cristiana, la Chiesa. Lo leggiamo nel passo della prima lettera ai cristiani di Corinto. Il calice che noi beviamo – dice Paolo – è comunione con il sangue di Cristo, e il pane che noi spezziamo è comunione con il corpo di Cristo. Ma “poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane”. Noi tutti siamo abituati a pensare che nell’Eucaristia ci cibiamo del corpo di Cristo e diveniamo una cosa sola con lui, ma – forse – siamo meno allenati all’idea che proprio grazie a questa comunione con il Signore nasce anche la comunione tra noi. E proprio la Chiesa, che nasce dall’Eucaristia, diventa luogo di incontro con lui. Lo ricordiamo bene nella festa di apertura degli Oratori, dove la comunità adulta si fa carico della crescita e dell’educazione dei più piccoli: dei bambini, dei ragazzi e dei giovani, che sono il nostro futuro.

Nelle indicazioni pastorali per Educarsi al pensiero di Cristo, il nostro Arcivescovo insiste molto sulla Comunità educante, ricordando che non è una “struttura in più” da aggiungere alle molteplici realtà e iniziative che affollano la nostra pastorale quotidiana. È, invece, la capacità di tessere nuove relazioni tra tutti coloro che, nel campo dell’educazione, si fanno carico della vita e della fede dei bambini, dei ragazzi e dei giovani. Nella Chiesa, che è il corpo di Cristo, nostro Capo – così preghiamo nell’orazione dopo la Comunione di questa domenica – ciascuno svolge un ruolo particolare e asseconda la vocazione che ha ricevuto da Dio. Ma tutti dobbiamo farci carico di chi ci sta accanto e con noi vive la stessa esperienza di fede e svolge il medesimo servizio. Se dimentichiamo questo orizzonte, alla fine anche il nostro essere credenti e cristiani si impoverisce.

In ogni Eucaristia, siamo messi di fronte al dono della vita di Gesù – fatto nella nostra carne povera – e alla possibilità di diventare, in lui, un solo corpo, la sua Chiesa, rispettando tutte le nostre diversità e singolarità. Possiamo reagire come hanno reagito i Giudei, cioè con l’atteggiamento dello scandalo e della divisione davanti a queste parole, oppure possiamo accettare l’invito della sapienza, che è Gesù, ed entrare nella piena comunione di vita con Dio e tra di noi. E’ questo ciò che domandiamo al Signore, perché riempia il cuore di noi tutti con la sapienza del suo Spirito.

Don Ettore Colombo

Responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”

Per leggere i testi delle letture della Messa di domenica 25 settembre 2016, IV domenica dopo il martirio di Giovanni Battista il precursore (Proverbi 9,1-6; 1Corinzi 10,14-21; Giovanni 6,51-59), cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 25 settembre 2016