QUELLI CHE AVRANNO ASCOLTATO LA VOCE DEL FIGLIO DI DIO, VIVRANNO

“Non meravigliatevi: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.”


Il brano evangelico (
Giovanni 5,25-36) contiene due parti: nella prima Gesù, in polemica con i giudei, dice che in lui e non nella Legge di Mosè sta la pienezza della vita; nella seconda chiarisce il motivo di questo annuncio: è la testimonianza del Padre che gli fa compiere le sue opere.

«Viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio». Questa solenne dichiarazione di Gesù indica l’inizio della salvezza operata da lui nel nome del Padre. I «morti» che odono la sua voce sono coloro che ascoltano la sua parola ed entrano nella vita. Il riferimento non è a chi è fisicamente morto, ma a noi, che senza Gesù siamo senza vita. Il Padre ha la vita in se stesso e questa vita, tramite Gesù, viene ora partecipata a tutti gli uomini. Il termine usato dal Vangelo per indicare questa comunicazione è «potere di giudicare». Il giudizio di Dio avviene in Gesù e non è di condanna, ma di vita; dal contesto Gesù non si riferisce al giudizio finale (il tempo del verbo è al presente, «l’ora di Gesù»). La vita senza Gesù è come una vita nel sepolcro. A noi queste parole dicono con forza che la fede è pienezza di vita: amare Gesù e misurare la nostra umanità sulla sua significa entrare nella pienezza della vita. È un messaggio di gioia: la vita bella e nuova non comincia dopo la nostra morte, ma subito, perché la salvezza opera già in questa vita. Forte è l’invito che ci viene a “godere” la vita. Il cristianesimo di oggi si deve concentrare nel togliere ogni patina depressa e triste per manifestare a tutti la gioia del Vangelo. Gesù ci sta chiedendo di «uscire dai sepolcri» perché stare con lui significa «fare una bella vita».

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Cernusco sul Naviglio, 15 settembre 2016