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DON ENRICO PRETE DA 15 ANNI

La Comunità pastorale lo ricorderà al Signore, nella preghiera, il prossimo 3 giugno, in occasione del suo 15° di ordinazione sacerdotale, e sabato 4 giugno, alle ore 18,30, in San Giuseppe Lavoratore.

Don Enrico è stato ordinato prete il 3 giugno 2001 dal cardinale Dionigi Tettamanzi, allora arcivescovo di Genova. Il suo primo incarico pastorale in diocesi di Milano è stato all’oratorio di Ceriano Laghetto. Nel 2008 arriva a Cernusco dove, da poco costituitasi la comunità pastorale, risiede dapprima nella Parrocchia Santa Maria Assunta, seguendo i ministri straordinari dell’Eucaristia, gli ammalati, e i corsi per fidanzati. Nel 2013, poco prima di Natale, don Enrico si trasferisce nella casa parrocchiale di San Giuseppe Lavoratore, in via Don Milani, diventando il sacerdote di riferimento di questa comunità.


Don Enrico (a sinistra) mentre concelebra con monsignor Giuseppe Scotti

«Ho trovato anzitutto una comunità accogliente e che si sforza a volersi bene – è il suo primo commento, pochi giorni dopo il suo approdo a “San Giuseppe Lavoratore” - fatta di tante persone che gratuitamente e generosamente si mettono a servizio della parrocchia.» Una comunità che, giorno dopo giorno, impara a conoscerlo e a volergli bene. E lui, in occasione dell’ultima festa patronale, lo scorso 1 maggio, constata con soddisfazione di aver visto «il volto di una comunità vivace ed appassionata, che ha desiderato “esserci”, partecipando numerosa» e invita a «continuare a crescere nell’amore, nella condivisione, capaci di dire a tutti l’immenso dono e la bellezza di essere figli di Dio e fratelli fra noi.» Poi aggiunge: «io sono orgoglioso e proprio contento, soprattutto perché ho visto contenti i miei parrocchiani.»

I parrocchiani di san Giuseppe Lavoratore e l’intera comunità pastorale lo affiderà al Signore, nella preghiera, il prossimo 3 giugno, in occasione del suo 15° di ordinazione sacerdotale. Mentre sabato 4 giugno, alle Messa delle ore 18,30, in San Giuseppe Lavoratore, don Enrico ricorderà questo suo significativo anniversario. Al termine della celebrazione, tutti sono invitati a partecipare, in piazza Stefano Ghezzi, all’happy hour per festeggiare insieme questa felice ricorrenza. Che per tutta la comunità pastorale è occasione per riflettere sulla vocazione al sacerdozio.

«La vita del nostro presbitero diventa eloquente, perché diversa, alternativa … È scalzo, il nostro prete – ha detto Papa Francesco lo scorso 16 maggio ai vescovi italiani riuniti in assemblea - rispetto a una terra che si ostina a credere e considerare santa. Non si scandalizza per le fragilità che scuotono l’animo umano: consapevole di essere lui stesso un paralitico guarito, è distante dalla freddezza del rigorista, come pure dalla superficialità di chi vuole mostrarsi accondiscendente a buon mercato. Dell’altro accetta, invece, di farsi carico, sentendosi partecipe e responsabile del suo destino. Con l’olio della speranza e della consolazione, si fa prossimo di ognuno, attento a condividerne l’abbandono e la sofferenza. Avendo accettato di non disporre di sé, non ha un’agenda da difendere, ma consegna ogni mattina al Signore il suo tempo per lasciarsi incontrare dalla gente e farsi incontro. Così, il nostro sacerdote non è un burocrate o un anonimo funzionario dell’istituzione; non è consacrato a un ruolo impiegatizio, né è mosso dai criteri dell’efficienza. Sa che l’Amore è tutto. Non cerca assicurazioni terrene o titoli onorifici, che portano a confidare nell’uomo; nel ministero per sé non domanda nulla che vada oltre il reale bisogno, né è preoccupato di legare a sé le persone che gli sono affidate. Il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili, in una carità pastorale che fa liberi e solidali. Servo della vita, cammina con il cuore e il passo dei poveri; è reso ricco dalla loro frequentazione. È un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio, attento a diffondere il bene con la stessa passione con cui altri curano i loro interessi.» Preghiamo perché i preti della nostra Comunità siano capaci di questa testimonianza e ringraziamo il Signore per averceli inviati.

Cernusco sul Naviglio, 30 maggio 2016