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Lunedì 17 Novembre

GRAZIE TINO PER IL TUO SENSO DEL DOVERE

C’era tanta gente a dare l’ultimo saluto - lo scorso 17 maggio, nella chiesa parrocchiale della Madonna del Divin Pianto - a Tino Andreoni, morto all’età di 84 anni. Tre grandi “amori” e un profondo senso del dovere.

Come ha sottolineato don Renato Corbetta, nell’omelia della Messa esequiale, la presenza numerosa di amici e conoscenti è un consolante riscontro, per i suoi famigliari e per chi gli ha voluto bene, del segno positivo che Tino ha lasciato nel suo passaggio su questa terra. Perché il bene che viene seminato è destinato comunque a dare frutti, a essere riconosciuto ed è soprattutto ciò che conta agli occhi di Dio.

Tre sono stati i grandi ‘amori’ di Tino, oltre naturalmente a quelli per la sua famiglia e per il suo lavoro: la montagna, l’oratorio Sacer con il Centro sportivo Don Gnocchi e la Cooperativa Intermedia. Aveva una grande passione per la montagna che l’ha portato ad essere per tanto tempo uno degli animatori della sezione del Cai cittadino, non mancando mai alle iniziative promosse dall’associazione. Ma soprattutto il suo amore per le vette alpine e per la natura l’ha saputo trasmettere ai tanti adolescenti e giovani che ha incontrato in oratorio e in campeggio. La sua capacità di saper mettere subito a loro agio le persone l’hanno senza dubbio favorito nel comunicare anche gli altri i medesimi sentimenti che egli provava per la montagna e per i valori che richiamava. In tanti ancora ricordano, a distanza di decenni, le settimane bianche a cui hanno partecipato insieme a lui.


Centro sportivo Don Gnocchi, Tino Andreoni è il primo in piedi da sinistra (anno 1975)

Ma è al Centro sportivo don Gnocchi che noi l’abbiamo conosciuto e ammirato per la dedizione con la quale ne ha seguito per lunghissimi anni l’attività. Sempre puntuale e preciso negli impegni che si assumeva, diventando un riferimento per tutti. A volte poteva apparire persino esagerato nella meticolosità con la quale assolveva al suo incarico. Invece, era per tutti un esempio di come doveva essere gestito qualcosa che personalmente non ci apparteneva, perché era al servizio di tutta la comunità, che l’aveva voluto a costo di tanti sacrifici. Stando accanto a lui ci siamo sempre più accorti che sotto quell’etichetta dell’uomo delle regole e dell’ordine, difficili da scalfire, c’era poi in effetti una sensibilità grande. Infatti, quando capitava qualche caso difficile da risolvere, quando c’era qualche spavaldo da ricondurre a più miti consigli, quando bisognava comunicare decisioni scomode, era lui che di solito interveniva e sapeva trovare le parole giuste.

Dopo la meritata pensione, il suo impegno è continuato alla Cooperativa sociale Intermedia, dove ha aiutato tante persone meno fortunate a trovare un’occasione di riscatto nel lavoro. Vi ha dedicato tante energie e la sua presenza quotidiana è stato un punto sicuro di riferimento sia per gli amministratori che per i dipendenti. E naturalmente - come ha detto Giuseppe Colombo, fondatore di questa cooperativa nel ricordarlo al termine della funzione religiosa - tutto fatto a titolo totalmente gratuito. Perché Tino era così. Era per le scelte chiare, precise, senza ambiguità e confusioni. Il volontariato o è gratuito o altrimenti non lo è.

Tino Andreoni, oltre a questi tre ‘amori’, è stato soprattutto una persona con un profondo senso del dovere. Consapevole che il segreto della vita sta nel fare bene la parte che Dio ha affidato a ciascuno di noi, senza doversi mettere per forza in prima fila, anzi preferendo le retrovie. Perché la grandezza di una persona non sta nell’atto straordinario che può eventualmente compiere, ma nella fedeltà quotidiana al compito affidatogli, anche quando non dovesse essere gratificante, anche quando dovessero sorgere mille difficoltà, anche quando non ne avesse voglia di farlo. Grazie Tino per averci ricordato e testimoniato tutto questo. (C.G.)

Cernusco sul Naviglio, 18 maggio 2016