SCOLA: «PROMUOVERE LA DIGNITÀ DEL LAVORO, ALTRIMENTI LA VITA DIVENTA SCIALBA».

Nella Basilica di Sant’Ambrogio, l’Arcivescovo ha celebrato il Giubileo dei lavoratori e ha invitato a non dimenticare mai il rapporto fondamentale tra giustizia ed eguaglianza

Il lavoro e la giustizia sociale, la necessità di giocarsi in prima persona e di sfuggire agli idoli del danaro, l’urgenza di una collaborazione collettiva capace di promuovere equità, integrazione e una vita migliore, specie per chi non ha un’occupazione. È un appello articolato e dalle molte implicazioni, quello che il cardinale Angelo Scola rivolge all’intera comunità civile ed ecclesiale presiedendo il Giubileo dei Lavoratori, celebrato nella Basilica di Sant’Ambrogio, lo scorso 28 aprile, come momento che tradizionalmente la Chiesa ambrosiana dedica al lavoro in occasione della Festa del 1° maggio.


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Alla Veglia si aggiunge il passaggio della Porta Santa. Con tante e diverse voci ci si rivolge al Signore chiedendo perdono delle illusioni generate dalla finanza, per lo sfruttamento, per le mancate misure di sicurezza, per il malcostume, per l’unico scopo della massimizzazione dei profitti, in una liturgia penitenziale e di conversione che è il “cuore” del rito. «Un gesto che parte dalla nostra libertà che si coinvolge, anche se questo è sempre più faticoso nelle nostre comunità e associazioni, in un tempo in cui è facile cadere nella staticità. È l’effetto di una società basata sullo spettacolo che indulge a un’attitudine passiva», osserva subito il Cardinale. Esattamente il contrario di ciò che indica una consapevole partecipazione al Giubileo, che «implica il mio, il tuo coinvolgimento personale, altrimenti il valore del lavoro non entra in gioco e non è meditato» nella sua realtà di libertà ecclesiale e civile.

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Cernusco sul Naviglio, 2 maggio 2016