Venerdì 29 Marzo

NELLA VITA ORDINARIA OGNI FAMIGLIA PUÒ SCOPRIRE LA PROPRIA VOCAZIONE

“Nell’ordinarietà quotidiana della famiglia di Nazaret – scrive il Prevosto - Dio ha manifestato la sua presenza e il compimento dei suoi disegni di salvezza. Nel nascondimento di Nazaret Gesù non ha soltanto preparato la sua missione futura, ma l’ha concretamente vissuta, indicando anche a noi la strada da seguire.”

Nell’ultima domenica di gennaio, a distanza di poco più di un mese dalla solennità del Natale del Signore, la liturgia ambrosiana ci fa celebrare la festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, quasi a dare concretezza al mistero dell’Incarnazione. Quando diciamo che la parola di Dio si è incarnata, noi affermiamo non solo che in Gesù il Figlio di Dio si è fatto uomo, ma che ha pure vissuto la propria esistenza in modo umano, all’interno di una famiglia, con un padre e una madre, e nell’ordinarietà della vita quotidiana. È questo ciò che i passi della Scrittura scelti per la liturgia di questa domenica ci vogliono trasmettere.

Gesù, il Figlio di Dio, nasce e cresce in una famiglia. In questa famiglia vive le condizioni ordinarie che formano la vita di ogni uomo – cresce nella fede, costruisce buoni rapporti, impara a lavorare – e sperimenta i drammi che ancora oggi tante famiglie avvertono sulla propria pelle, quali, ad esempio, la povertà e l’immigrazione. La “famiglia di Nazaret” – alla quale la nostra comunità pastorale si è ispirata nel suo sorgere, fin da assumerne il nome – è una famiglia di fuggiaschi, perseguitata, e, allo stesso tempo, umile, silenziosa, orante, laboriosa, capace di educare e di trasmettere la fede dei padri. Per ben trent’anni della propria esistenza umana, Gesù di Nazaret ha vissuto in queste condizioni e ha esaltato quei legami che ancora oggi intercorrono tra uomo e donna, tra marito e moglie, tra genitori e figli. In particolare, in questa famiglia, Gesù ha imparato a scoprire la sua relazione di figliolanza con il Padre che è nei cieli grazie alla paternità che Giuseppe, l’uomo giusto e lo sposo di Maria, ha esercitato su di lui, a Nazaret.

La benedizione originaria di Dio - È per questo motivo che la lettura del libro del Siracide (Siracide 44,23-45,1a.2-5), attraverso le figure di Giacobbe e di Mosè, vuole portare la nostra attenzione su di lui. Quella benedizione originaria che Dio ha posto sul capo di ogni uomo, creandolo fin dall’inizio a sua immagine e somiglianza, si è resa concreta nella scelta di un singolo uomo, Giacobbe, e poi nella sua discendenza, Israele, il popolo dell’alleanza, che Mosè, uomo mite e forte allo stesso tempo, incontrando il favore di Dio e degli uomini, ha guidato verso la terra della promessa.

Anche Giuseppe ha incontrato lo stesso favore e anche su di lui è scesa la benedizione di Dio, perché potesse esercitare la propria paternità nei riguardi di Gesù ed essere così il custode della famiglia di Nazaret. A Dio è bastata la sua obbedienza alla parola dell’angelo e ai suoi disegni per renderlo custode del suo stesso Figlio e di Maria, la madre del Signore. E Giuseppe, con la sua accortezza e con il coraggio delle sue scelte, è stato realmente il custode dei disegni di Dio, dopo aver accolto con disponibilità la sua parola. Come già era avvenuto nella vita di Giacobbe e di Mosè, ricordati dal libro del Siracide, Giuseppe ha anteposto la volontà di Dio alla propria e ha trovato in essa la sua pace. Noi, invece, che spesso pretendiamo di agire secondo i desideri istintivi che portiamo nel cuore, rimaniamo per lo più nell’indecisione e nell’inquietudine rispetto a ciò che ci è chiesto di fare nella vita per noi e per gli altri.

Vivere le relazioni famigliari “nel Signore” - Prendendo spunto dalle parole di Paolo rivolte ai cristiani di Efeso (Efesini 5,33-6,4), ci accorgiamo che uno dei luoghi ordinari in cui metterci in ascolto della parola di Dio e aderire alla sua volontà è quello delle relazioni familiari. Spesso viviamo con fatica il rapporto tra marito e moglie, tra genitori e figli – con atteggiamenti di sopraffazione, di incapacità di ascolto, di rivalsa nei riguardi dell’altro – per il solo fatto che prima non ci siamo messi in ascolto di Dio e non abbiamo individuato proprio nella vita di coppia e in quella familiare (nel nostro essere padre, madre, sposo, sposa, figlio o figlia) il compiersi dei disegni di Dio e la risposta alla nostra vocazione. In un contesto in cui la moglie e i figli non erano tenuti in alcuna considerazione, Paolo – senza cambiare in modo rivoluzionario le leggi del suo tempo – chiede alle famiglie cristiane di vivere le relazioni al loro interno “nel Signore”. E’ questo il segreto della vita cristiana. Allora i mariti potranno amare le mogli come se stessi e le mogli saranno rispettose verso i mariti, senza alcun aspetto di soggezione o di interesse personale. I figli potranno obbedire ai genitori senza diventare schiavi delle loro aspettative e i genitori, a loro volta, potranno imparare a farsi rispettare dai figli senza per questo doverli esasperare con richieste continue.

Nell’ordinarietà quotidiana della famiglia di Nazaret, per un certo verso una famiglia di immigrati e di esuli come ce ne sono tante ancora oggi, Dio ha manifestato la sua presenza e il compimento dei suoi disegni di salvezza. Nel nascondimento di Nazaret Gesù non ha soltanto preparato la sua missione futura, ma l’ha concretamente vissuta, indicando anche a noi la strada da seguire. Chissà che vivendo così, anche noi possiamo diventare – nella nostra famiglia – rivelazione del mistero di Dio.

Don Ettore Colombo
Responsabile della Comunità pastorale Famiglia di Nazaret

Letture della Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe: Siracide 44,23-45,1a.2-5; Efesini 5,33-6,4; Matteo 2,19-23.

Cernusco sul Naviglio, 31 gennaio 2016