Giovedì 28 Marzo

“NOSTRO COMPITO È QUELLO DI FAR INCONTRARE CRISTO AD OGNI UOMO”

Don Ettore: “Viviamo nella consapevolezza che il nostro compito è quello di far incontrare Cristo ad ogni uomo e di mettere ogni uomo in contatto con Cristo. Fatto questo, dobbiamo avere il coraggio di tirarci indietro.”

In preparazione alla venuta del Signore – come l’Avvento ci dispone a vivere – e alla celebrazione del suo Natale, la liturgia ambrosiana sostiene il nostro cammino con quattro figure di riferimento.

La prima figura di riferimento è quella del profeta Isaia, che ci accompagna con i passi della lettura domenicale. Le parole con cui si rivolge al popolo di Sion, cioè agli abitanti di Gerusalemme – “il Signore aspetta con fiducia per farvi grazia” e “non si terrà più nascosto il tuo maestro” – sono rivolte anche a noi. Mancano ormai pochi giorni al Natale e Gesù, il nostro Maestro e Signore, sta per rivelarsi, con il dono della sua grazia. Avendo appena iniziato l’Anno Santo della Misericordia, queste parole diventano ancora di più un appello a cogliere il tempo della conversione.

La seconda figura è quella dell’apostolo Paolo, che nella seconda lettera ai cristiani di Corinto, in una sola espressione sintetizza tutta la storia della salvezza: “E Dio che disse: ‘Rifulga la luce dalle tenebre’, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo”. Proprio nella Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, Papa Francesco parla del “Misericordiae Vultus”, cioè del volto della misericordia, e lo scorge nel volto umano di Gesù che ci trasmette tutta la tenerezza di Dio e la sua vicinanza.

La terza figura è quella di Maria, di cui abbiamo appena celebrato la festa dell’Immacolata Concezione e che ci accompagnerà in questi ultimi giorni prima del Natale, durante le cosiddette “ferie dell’Accolto”, cioè le giornate che con più intensità ci avvicinano alla nascita di Cristo, contemplata e attesa dallo sguardo di sua Madre, che è espressamente ricordata nella domenica della Divina Maternità di Maria (la VI di Avvento) e prefigurata nelle due donne della Prima Alleanza, Rut ed Ester, scolpite anche sul portone della nostra chiesa prepositurale.

La quarta figura è quella di Giovanni il Battista, che nella V domenica di Avvento ci viene presentato con il titolo di “Precursore”. Giovanni è colui che “indica” il Signore Gesù come Messia e che, allo stesso tempo, allontana l’attenzione da sé stesso. Andando contro il desiderio dei suoi discepoli che sono invidiosi per la concorrenza fatta da Gesù e gli chiedono di intervenire, Giovanni pronuncia una parola chiara che dovrebbe stare sulla bocca – e prima ancora nel cuore – di ogni vero discepolo del Signore: “Lui deve crescere; io, invece, diminuire”.

Purtroppo dobbiamo ammettere con molta onestà che noi tutti viviamo con manie di protagonismo, sia nella società civile come nella Chiesa. Anzi, nella Chiesa questa che è una vera e propria malattia, colpisce tutti, laici o preti che siano. Basta avere una qualche piccola responsabilità per sentirci un po’ dei “padreterni” e per sostituirci allo “sposo”, cioè al Signore Gesù, rifiutando così il ruolo che ci deve invece essere caro e che Giovanni indica come quello dell’“amico dello Sposo”.

La Chiesa non è nostra, ma solo di Gesù, perché è il suo corpo che lo rende ora presente e operante sulla terra, in mezzo agli uomini, con la forza del suo Spirito. Per questo dovremmo dire, come Giovanni: “Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena”.

In questi giorni che ci avvicinano al Natale e che, proprio quest’anno, ci introducono al tempo della misericordia di Dio, proviamo a fare nostre queste parole, con scelte molto concrete. Abbiamo la possibilità di rimanere presenti allo sposo, attraverso l’adorazione eucaristica, e di ascoltare la sua voce, con l’esercizio della lectio divina. E proprio nella Messa – specialmente l’Eucaristia domenicale – ci è dato di rimanere alla presenza di Gesù, lo Sposo, e di ascoltare la sua voce, la sua parola, nutrendoci di lui. Non sprechiamo queste occasioni.

Impariamo, proprio dall’ascolto della Parola e dall’unione con l’Eucaristia, a diminuire noi stessi, a lasciare spazio all’azione di Dio nella nostra vita e nella vita degli altri. Ciò che conta nell’esistenza di ogni uomo e di ogni donna che nasce sulla terra è la possibilità di incontrare Cristo e di abitare in Lui. Come discepoli del Signore, che già hanno avuto in dono la gioia di incontrarlo, non sostituiamoci a Lui. Viviamo, invece, nella consapevolezza che il nostro compito è quello di far incontrare Cristo ad ogni uomo e di mettere ogni uomo in contatto con Cristo. Fatto questo, dobbiamo avere il coraggio di tirarci indietro, come ha fatto Giovanni e come hanno fatto tutte le grandi figure di santità nella vita della Chiesa. Solo così saremo realmente in grado di dare spazio alla venuta del Signore ed eviteremo il pericolo di sostituirci a Lui.

Don Ettore Colombo
Responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”

Letture della V domenica d’Avvento: Isaia 30,18-26b; 2Corinti 4,1-6; Giovanni 3,23-32°

Cernusco sul Naviglio, 13 dicembre 2015