DIO AMA CHI DONA CON GIOIA

“Per poter confidare nelle promesse di bene di Dio – scrive il prevosto - è necessario che qualcuno abbia la capacità di guardare non solo alla propria fame e ai propri bisogni, ma a quelli degli altri e l’Eucaristia a questo deve servirci.”

La liturgia della terza domenica dopo l’Epifania ci presenta una quarta “epifania” di Gesù. Dopo essersi manifestato ai Magi guidati da una stella; dopo il suo riconoscimento come il Figlio di Dio, l’amato, nel battesimo presso il Giordano; dopo il segno delle nozze di Cana, ora Gesù manifesta il mistero di Dio e della sua persona attraverso la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ed è proprio questo evento che abbiamo cantato con le parole dell’inno di sant’Ambrogio per la festa dell’Epifania: “Moltiplichi il pane alla folla, stupita da grande mistero: accresci per tutti quel cibo che un dono infinito rivela”. Sulla realtà di questo dono e della sua abbondanza si incentrano i testi della parola di Dio della terza domenica dopo l’Epifania.

La pagina del libro dei Numeri (Numeri 13,1-2.17-27) ci ha descritto il momento in cui Israele sta per entrare nella terra di Canaan, la terra della promessa, e Dio la presenta agli occhi degli uomini inviati a esplorarla come una terra dove “scorrono davvero latte e miele”, una terra ricca di frutti.

È questa la terra che Dio ha lasciato in eredità ad Israele, suo popolo, ma è anche la nostra terra, quella che Dio ha donato in eredità a tutti gli uomini che la abitano: “Oggi, credenti e non credenti sono d’accordo sul fatto che la terra è essenzialmente una eredità comune, i cui frutti devono andare a beneficio di tutti. Per i credenti questo diventa una questione di fedeltà al Creatore, perché Dio ha creato il mondo per tutti” (LS 93). Così ci dice il Papa nella sua enciclica Laudato si’, sulla cura della casa comune che è la nostra terra. Allo stesso tempo, però, scrive: “questa sorella – la nostra terra – protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti – ci dice ancora il Papa – pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla” (LS 2).

Da qui, allora, l’invito a ridistribuire i doni che abbiamo ricevuto, anche se a volte ci sembrano pochi e destinati solo per noi. è quanto ci invita a fare la pagina evangelica di Matteo (Matteo 15,32-38) e il passo della seconda lettera di Paolo ai cristiani di Corinto (2Corinti 9,7-14). Matteo racconta l’episodio della seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci, avvenuta in un luogo deserto, davanti a una folla per la quale Gesù sente compassione. Anche se i discepoli affermano di non avere con loro molti beni – sette pani e pochi pesciolini – Gesù cerca di coinvolgerli nella sua compassione e moltiplica i pani e i pesci per tutti – “quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini” – semplicemente invitandoli a dividerli con tutti. È in questa capacità di provare compassione che avviene il miracolo. Solo condividendo la passione dell’altro e le sue necessità il poco che possiedo diviene molto e, alla fine, anche un luogo deserto si manifesta come la terra dove scorre l’atte e miele.

San Paolo ribadisce la stessa idea quando, parlando alla prima comunità cristiana di Corinto, domanda che nella loro povertà si facciano carico di chi è più povero, cioè della chiesa di Gerusalemme, attraverso il gesto della colletta, come riconoscimento per la fede ricevuta. Paolo chiede che questo gesto si attui senza costrizione, donando agli altri quanto ciascuno “ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia”.

Il gesto miracoloso con cui Gesù rivela la sua identità di Figlio di Dio, di per sé, è la capacità di moltiplicare non tanto il cibo a disposizione, quanto la volontà di alcuni (i discepoli) di farsi carico della fame degli altri (la folla). Per poter confidare nelle promesse di bene di Dio, è necessario che qualcuno abbia la capacità di guardare non solo alla propria fame e ai propri bisogni, ma a quelli degli altri, e l’Eucaristia che accompagna il cammino della vita cristiana a questo deve servirci: a farci sporgere in avanti, verso la fame degli altri, per poter così scoprire, miracolosamente, di arrivare a saziare la nostra.

Nella Giornata diocesana della Solidarietà che da anni la nostra Chiesa ambrosiana celebra nel mese di gennaio a favore delle famiglie in difficoltà per la mancanza di lavoro, abbiamo l’opportunità di mettere in pratica quanto la buona notizia del Vangelo ci ha annunciato, nella nostra realtà quotidiana. L’Eucaristia che celebriamo quotidianamente e, in modo, speciale quella domenicale – cioè nel giorno del Signore – dovrebbe educarci a questa solidarietà e a questa gratuità.

Don Ettore Colombo
Responsabile della Comunità pastorale Famiglia di Nazaret

Letture della III domenica dopo l’Epifania: Numeri 13,1-2.17-27; 2Corinti 9,7-14; Matteo 15,32-38

Cernusco sul Naviglio, 25 gennaio 2016