“ANCHE A NOI È STATO DATO LO SPIRITO DI DIO”

La nostra vita – scrive don Ettore - “non è esente dalle povertà e dalle fragilità di questo mondo, ma accogliendo in sé lo Spirito di Dio, tutto trasforma nella sua azione di salvezza e nella sua gloria. È questo ciò che domandiamo al Signore all’inizio di un nuovo anno, per noi e per l’intera umanità.”

Noi possiamo pensare che il Natale sia questione di un giorno. È il giorno in cui facciamo memoria della nascita di Gesù, il figlio di Maria di Nazaret, riconosciuto come Signore e Messia. Ma proprio queste caratteristiche di Gesù di Nazaret, cioè il suo essere Signore e Messia, impediscono di chiudere il Natale nella celebrazione di un unico giorno. Per questo la liturgia, attraverso l’Ottava del Natale, ci ha fatto rivivere per ben otto giorni il mistero della nascita di Cristo e nella Domenica dopo l’Ottava, allarga ancora di più i nostri orizzonti, sia andando all’indietro, alle origini della storia della salvezza, sia spingendoci in avanti, a contemplare gli esiti di questa azione di Dio su di noi e nella storia.

La Sapienza di Dio ha toccato tutti i luoghi della nostra umana esistenza - La pagina del libro del Siracide (Siracide 24,1-12), con linguaggio poetico, ci ha parlato della Sapienza di Dio che, uscita dalla bocca dell’Altissimo, ha fissato la sua tenda in Giacobbe. In questo suo lungo pellegrinare, la Sapienza di Dio, che sta presso l’Altissimo da sempre, ha toccato tutti i luoghi della nostra umana esistenza: “Ho percorso da sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle profondità degli abissi. Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio”. Non c’è dunque nulla nel mondo in cui noi viviamo che non sia stato raggiunto dalla Sapienza di Dio. Questo ci deve aiutare a guardare il mondo con grande fiducia. Ad un certo punto, però, questa Sapienza ha trovato un luogo in cui riposare, indicatogli dallo stesso Creatore dell’universo: “Fissa la tua tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele”. Per grazia, semplicemente per dono di Dio, il popolo di Israele è diventato l’alleato di Dio e la vicenda di questo popolo si è così trasformata in storia sacra, storia di salvezza.

La Sapienza di Dio ha trovato riposo e dimora nella persona di Gesù - Non solo. La pagina dell’evangelista Luca (Luca 4,14-22), attraverso la prima predicazione di Gesù a Nazaret, ci ha detto che la Sapienza di Dio, qui identificata con il dono del suo Spirito, ha trovato riposo e dimora proprio nella persona di Gesù. Sono queste le parole che egli pronuncia nella sinagoga del piccolo borgo dove era stato allevato. Dopo aver letto il profeta Isaia, là dove dice: “Lo Spirito del Signore è su di me”, commenta questo passo con un atteggiamento e con delle parole che lasciano attoniti – così andrebbe tradotto più correttamente l’espressione greca atonizes: “gli occhi di tutti erano fissi su di lui”. In Gesù di Nazaret, appartenente al popolo di Israele e alle tribù di Giacobbe, l’increata Sapienza di Dio trova riposo definitivo, perché su di lui si posa lo Spirito del Signore, e – a differenza degli altri uomini e delle altre vicende della storia – vi rimane per sempre. In Gesù di Nazaret lo Spirito di Dio trova una umanità su cui scendere e rimanere, la Sapienza di Dio trova il luogo dove riposare per sempre, senza dover più pellegrinare.

Anche a noi è stato dato lo Spirito di Dio - E tuttavia la “buona notizia” non finisce qui. Se la pagina del Siracide ci ha riportato con la mente e con il cuore fino alla fondazione del mondo e all’origine dell’atto creativo di Dio e se il racconto di Luca ci ha mostrato in Gesù colui su cui lo Spirito si posa, l’apostolo Paolo (Romani 8,3b-9a) ci ha persino detto: “lo Spirito di Dio abita in voi”. Nella Domenica che segue l’Ottava di Natale i nostri orizzonti sono spinti non solo all’indietro, ma anche in avanti, verso il nostro futuro, che già si è attuato con il Natale di Cristo, perché anche a noi è stato dato il suo Spirito, quello Spirito che ci rende figli di Dio, come Lui. Dio stesso, il Creatore e Padre, mandando il suo Figlio – la sua Sapienza – nel mondo, lo ha inviato nella nostra carne, nella nostra fragilità – “in una carne simile a quella del peccato”, dice Paolo – perché grazie al dono dello Spirito che abita in lui e, attraverso di lui, nella nostra carne, noi potessimo vivere una esistenza come la sua.

Ora spetta a noi scegliere come vogliamo vivere la nostra esistenza. Spetta a noi decidere se camminare secondo la carne o secondo lo Spirito. Da dopo il Natale di Cristo non ci sono date altre possibilità. Se scegliamo di camminare e vivere “secondo al carne”, cioè tendendo a ciò che è carnale, ripiegati su noi stessi e assecondando ogni nostro egoismo ed interesse, allora non possiamo fare altro che riconoscerci come “contrari a Dio”, e Dio sarà sempre per noi un avversario e nemico. Ma se scegliamo di camminare e di vivere “secondo lo Spirito”, cioè lasciando che la Sapienza di Dio abiti in noi e lo Spirito di Gesù trovi riposo dentro di noi, allora avremo anche noi una vita come quella di Gesù.

Una vita – ricordiamolo bene – che non è esente dalle povertà e dalle fragilità di questo mondo, di cui condivide le sofferenze, i dolori e la morte, ma che accogliendo in sé lo Spirito e la Sapienza di Dio, tutto trasforma nella sua azione di salvezza e nella sua gloria. È questo ciò che domandiamo al Signore all’inizio di un nuovo anno, per noi e per l’intera umanità, perché viva.

Don Ettore Colombo
Responsabile della Comunità pastorale Famiglia di Nazaret

Letture della Domenica dopo l’Ottava di Natale: Siracide 24,1-12; Romani 8,3b-9a; Luca 4,14-22

Cernusco sul Naviglio, 3 gennaio 2016