TRE DOMANDE PER LA “PASTORALE DELLA FAMIGLIA”

Nell’ultima sessione del Consiglio pastorale della Comunità pastorale è stato messo a tema l’attenzione pastorale nei riguardi della famiglia.

Lo scorso 19 gennaio, nella sala Martini dell’Oratorio Sacer, si è ritrovato il Consiglio pastorale della Comunità pastorale. All’ordine del giorno vi era la verifica sulla pastorale familiare che viene svolta nelle parrocchie della nostra Comunità. Dario Gellera, a nome della commissione preparatoria della sessione, ha presentato il tema della pastorale familiare, partendo dagli interrogativi che sono sorti all’interno della stessa commissione quando si è ritrovata per riflettere sull’argomento. Tre sono state le domande poste dalla traccia per la riflessione e il confronto: chi o che cosa è famiglia per noi? a chi vogliamo rivolgerci nella nostra attività pastorale? come e dove può avvenire questo incontro?

Partendo dal concetto di famiglia intesa come la relazione tra un uomo e una donna uniti nel matrimonio ci si è accorti che, così facendo, si viene a lasciare fuori dalla propria attenzione pastorale gran parte della realtà attuale. Più che di “pastorale familiare” dovremmo parlare di “pastorale dell’accoglienza nei confronti di persone adulte che vivono relazioni affettive”. Questa attenzione, è stato fatto notare, già esiste all’interno della nostra comunità cristiana e lo si vede nelle diverse relazioni che si vengono a creare, senza per questo venir meno all’idea di famiglia. In quanto comunità cristiana siamo chiamati a portare il lieto annuncio del Vangelo e dobbiamo chiederci qual è il lieto annuncio che desideriamo portare sulla famiglia come sulla relazione affettiva tra uomo e donna, senza distogliere la nostra attenzione dai destinatari che vengono a trovarsi sul nostro cammino. Il lieto annuncio va dato a tutti, a tutte le categorie di persone, a chiunque vive la realtà degli affetti.

È stato fatto notare come sia necessario distinguere le diverse situazioni. Un conto è chiedersi che cosa sia la famiglia in un’ottica cristiana e, comunque, anche in questo campo siamo chiamati a fare un profondo cammino di riscoperta della sua identità. Altra questione è chiedersi che cosa è la famiglia per la società di oggi o come questa venga considerata. Infine, ci si deve domandare che cosa la pastorale familiare può o è chiamata a fare nei confronti della famiglia e se tale azione deve essere rivolta solo nei confronti di chi vive la propria esperienza familiare seguendo i valori cristiani o anche di chiunque cerchi di vivere una relazione affettiva. Al riguardo, entrano in gioco tutta quella serie di attenzioni pastorali che sono già in atto o che si potrebbero suscitare. Se la famiglia è anzitutto luogo di crescita personale, di incontro, di scontro, di condivisione, tali dinamiche si danno anche in realtà familiari che non si ispirano alla fede cristiana. Questo rende più facile il compito di evangelizzazione, perché partiamo dal comune terreno umano che viene condiviso da tutti.

Il linguaggio della famiglia – cristiana o meno che sia – nelle sue caratteristiche di accoglienza, relazione affettiva, attenzione all’altro, desiderio di vita, è comune a tutti e diventa così terreno fertile per riscoprire in esso l’annuncio evangelico, a partire dalle caratteristiche che la famiglia porta con sé. Far diventare la famiglia “soggetto di attività pastorale” e non semplicemente “oggetto” della nostra attenzione è quanto ci è stato chiesto dal recente Sinodo dei Vescovi e dal nostro stesso Arcivescovo che ha ripreso questo aspetto.

La famiglia è soggetto di pastorale non perché i suoi diversi componenti partecipano alla vita della comunità cristiana o si danno da fare in essa offrendo alcuni servizi. Piuttosto la famiglia è soggetto di pastorale in quanto vive, come famiglia, determinate situazioni che di per sé annunciano il Vangelo, quali, ad esempio, l’amore vicendevole, l’apertura alla vita, la fedeltà nella relazione, la disponibilità al perdono, l’attenzione a chi è più debole. Per questo mentre lavoriamo sulla famiglia come soggetto, dobbiamo occuparci della famiglia nella pastorale e soprattutto di quelle ferite e che vivono situazioni di difficoltà. Un coordinamento con la pastorale giovanile, nei suoi diversi aspetti, e la costituzione di una commissione stabile per la pastorale familiare può favorire questo lavoro.

La segreteria del Consiglio pastorale della Comunità pastorale

Cernusco sul Naviglio, 1 febbraio 2016