San Rocco. L’intercessore di tutti i contagiati


Le devozioni nel milanese  sono spesso qualcosa non di urlato ma di sussurrato, tipico di quella discrezione che ha improntato per diverso tempo la nostra società. Così anche a Cernusco accanto a grandi manifestazioni di fede, come la processione del venerdì santo, abbiamo numerosi esempi che, meno evidenti, forse per questo motivo sfuggono ai più.
Non tutti sanno che san Rocco è il compatrono di Cernusco e la sua figura nel nostro tessuto urbano e nella nostra storia è silenziosa e presente. La cappelletta che si trova ai piedi del ponte di via Leonardo da Vinci, quante volte ci passiamo davanti, è un riferimento rilevante anche solo nello  stretto ambito del patrimonio storico del territorio. Citata nel libro “Nel cuore di Cernusco sul naviglio” con il nome di “Cappelletta della Peste” essa viene indicata come uno degli edifici più antichi di Cernusco. Così si legge: “L’oratorio di san Rocco, infatti, dovrebbe essere stato eretto come ringraziamento per la fine della peste del 1576 detta “di San Carlo”” (Nel cuore di Cernusco sul Naviglio; aut. Elisabetta Ferrario, Mauro Raimondi, ed Tempo Libro, Milano – pag. 104). E ancora a San Rocco è intitolata la chiesa di Ronco. La sua presenza non manca nemmeno nella chiesa prepositurale di Santa Maria Assunta in una vetrata presente sulla guglia della chiesa con San Sebastiano sul lato opposto. Un’altra piccola cappella rurale, quella della cascina Imperiale, riporta la devozione di queste terre al Santo guaritore: “Una volta usciti dalla corte grande dell’Imperiale, a sinistra, in quella che corrisponde all’estremità sud orientale del complesso, si può osservare l’oratorio di San Bernardino (detto anche di san Rocco).. ( Alla scoperta delle cascine di Cernusco sul Naviglio; aut. Elisabetta Ferrario, Mauro Raimondi, ed Tempo Libro, Milano – pag. 81). Il testo prosegue nella descrizione della cappelletta la quale, si legge, viene aperta in maggio per la recita di un rosario e il 16 agosto in occasione della festa di san Rocco.

La figura di san Rocco è molto particolare e purtroppo il fatto che la sua memoria liturgica venga ricordata il 16 agosto non aiuta molto qui nel milanese. Al contrario in altri posti, in Liguria ad esempio, la festa di san Rocco è un evento molto importante, molto festeggiato, molto sentito. E il fatto che questo santo sia così diffusamente amato, in Italia e nel mondo, è significativo dell’importanza e del ricordo che ha lasciato.

Le fonti che ci narrano della vita di san Rocco sono molto frammentate ma diversi studiosi, appassionati e devoti di questo pellegrino guaritore, sono riusciti a tracciare una linea. Nato da famiglia benestante a metà del 1300 abbandona tutti i suoi averi per dedicarsi a Dio. Si reca da Montpellier, sua città Natale, a Roma per pellegrinaggio e in questo viaggio, avvenuto in epoca di pestilenze mortali, si mette al servizio dei malati nelle località più colpite dalla peste, aiutandoli, confortandoli e spesso guarendoli tracciando su di loro il segno della croce e invocando la Trinità. Ammalatosi a sua volta di peste, in quel di Piacenza, abbandona la città e si rifugia in un bosco limitrofo, lungo il fiume Trebbia. Viene salvato da un cane che gli porta ogni giorno il pane necessario per non morire di fame e per riprendersi, almeno in parte, dalla pestilenza. Anche la sua morte è avvolta nel mistero. È certo il fatto che sia morto in carcere (le fonti più antiche sostengono a Montpellier, altre ad Angera, ma è quasi certo che sia avvenuto a Voghera) dove era stato gettato con l’accusa di spionaggio, per non aver voluto rivelare il suo nome a seguito di un voto fatto prima della partenza per Roma. “Prima di spirare, il Santo aveva ottenuto da Dio il dono di diventare l’intercessore di tutti i malati di peste che avessero invocato il suo nome” (articolo di Mons. Filippo Tucci dal sito www.santiebeati.it).

E ritorniamo quindi al dramma che la nostra città, come il resto del mondo, sta vivendo e che porta incertezza e angoscia ai nostri giorni. Credo possa essere una bella cosa quella di rivolgersi al nostro compatrono, come già fecero i cernuschesi nel 1576 e in chissà quante altre occasioni,    leggere e riscoprire la sua vita e il suo esempio di fede nel dolore, invocando la sua intercessione presso Dio affinché ponga fine a questa pandemia, pregando in modo particolare per gli ammalati e per coloro che vivono questo dramma nella solitudine di una terapia intensiva, affinché san Rocco faccia sentire loro la propria fraterna vicinanza come fece in vita con tanti e tanti ammalati in tutta Italia.
Emanuele Sigismondi                                                                     (immagine di copertina dal sito it.wikipedia.org)

Testi consultati:

1.    http://www.santiebeati.it/dettaglio/34150 (art di Mons. Filippo Tucci)
2.    http://www.preghiereagesuemaria.it/novene/novena%20a%20san%20rocco%20antica.htm
3.    https://www.sanroccodimontpellier.it/wp-content/uploads/2018/11/1-LA-VITA.pdf (Rocco di Montpellier, Voghera e il suo Santo – Pierre Bolle; Paolo Ascagni - Documenti e testimonianze sulla nascita del culto di un santo tra i più amati della cristianità)
4.     https://www.sanroccodimontpellier.it/
5.    Nel cuore di Cernusco sul Naviglio; aut. Elisabetta Ferrario, Mauro Raimondi, ed Tempo Libro, Milano 2016.
6.    Alla scoperta delle cascine di Cernusco sul Naviglio; aut. Elisabetta Ferrario, Mauro Raimondi, ed Tempo Libro, Milano 2018.