A NATALE … SEI NATO ?
Cronaca: A pochi giorni della festa di Natale, bussavo alla porta di una signora,in qualità di visitatore della Parrocchia, per portare il saluto e la vicinanza della comunità di Cernusco. Dopo qualche tempo di esitazione, ormai disperavo di entrare, quando si aperse quella porta, ed apparve una signora di mezza età, piccola di statura che meravigliata mi chiese cosa volessi. Mi presentai e subito mi rispose che lei stava lavorando e doveva finire un lavoro. Dissi che tanti altri ci aspettavano e quindi la ringraziavo per l’accoglienza. Non mi ero ancora voltato, quando mi disse: “se fa in fretta può entrare”. Risposi che si sarebbe fatto una preghiera insieme, ci saremmo scambiati gli auguri di Natale e mene sarei andato. Lei rispose: “Io intanto perdo del tempo di lavoro”. Si, risposi, se è così, in futuro ci potrà essere un’altra occasione. La signora, stizzita, disse: “entrate pure”. Nel grande salone che ci ospitava, la signora si era posta accanto ad un piccolo tavolo, con un computer, contro la parete opposta
e andò avanti a lavorare. Rimasi in mezzo al salone con l’aspersorio in mano, tutto solo ad attendere … La signora vedendomi immobile disse: “faccia pure”, allora risposi:” non sono venuto a gettare acqua sui muri, ma l’incontro richiede la sua partecipazione. Dopo un” Uffa” e qualche altra parola di dissenso, non trascrivibile, mi si avvicinò ed iniziai la preghiera prescritta. In quei pochissimi istanti, dapprima si pose in ascolto, poi più attenta, e poi il viso divenne serio, e mentre aspergevo, lei chinato il capo, una lacrima le scese su quelle gote ormai non più rigide per la stizza, ma “molli” e raccolta in un pensiero, a me sconosciuto, con un filo di voce disse” “ritorna”. Questa era una parola senza senso per me, che avevo terminato il mio servizio in quella casa, per bussare ad un’altra porta, ma nel mio cuore, come se ci fosse un “fil Rouge” con la signora,ebbi una visione di una cascata d’acqua su un terreno di zolle aride che gridavano dolore. La signora restò muta in piedi nel suo raccoglimento ed io, per non disturbarla, le diedi un cenno silenzioso di saluto.
Penso che la lacrima di quella signora sia caduta nel “Cadino” del suo cuore, dove si dondolava il presepe della sua vita. I “Cadini” sono dei piccolissimi laghi che si trovano in alta montagna, ai piedi di rocce molto alte, irte, imponenti e lasciano scolare l’acqua in questi occhi della natura. La mia riflessione andava da una condizione familiare dolorosa ad una pace ritrovata e mai pensata. Il Signore ti guarisce non solo nelle ossa, o nell'apparato digerente o in qualche situazione psicologica, ma anche nel più profondo della tua anima. Per lei era prossimo il Natale, ma anche per noi, ora, che siamo soliti a contemplare il Bambino che nasce come un fatto che è accaduto storicamente. Se fosse così il Natale sarebbe solo una tradizione, ovvero il ricordo di un fatto avvenuto, per quanto sia potuto accadere in modo straordinario. Quel Bambino nella culla “al freddo e al gelo” sussurra, con il sibilo del vento invernale, che il Natale deve nascere nel nostro cuore e Lui è venuto pe questo, affinché la sua immagine stia in mezzo al Cadino del nostro cuore.
Sembra una cosa impossibile, ma basta specchiarsi in quel Bambino, non un istante, ma più che puoi in modo che la sua vista sia la tua trasformazione del seme che è in te. Se siamo assidui il seme diventa come il bambino del Presepio, cioè, in te è nato qualcosa di nuovo: il Natale di Gesù. Qualcuno potrebbe obiettare, come disse Gesùai farisei, a proposto di Giovanni il Battista, “Cosa siete andati a vedere …?” Sia andati a vedere un bambino appena nato, sarebbe questa già una meraviglia, ma la contemplazione di quel bambino è uno che porta dentro di sé il mistero e la gloria della vita e oggi, questa vita, ci viene contagiata e regalata a immagine e somiglianza. Il bambino, che ciascuno ha dentro di sé,mentre si specchia nella culla di Gesù, diventa un suo fratellino e un compagno della sua vita, di lavoro, di gioco, di aspirazioni per ogni bellezza, che le occasioni della vita ti riservano.
La neve, come cade abbondante sulle superbe rocce, così scenda come un manto che ti abbracci e ti nasconda in un amplesso con Lui. L’inverno della vita viene per tutti e, quando prima o poi soffiano le bufere delle difficoltà, il cielo plumbeo sovrasta il tuo capo, togliendoti ogni speranza, e il gelo è tutto quello che ti rimane, lasciandoti nel deserto della solitudine, allora è questo il momento di nascere, cullando nel seno della tua vita, quel Bambino, che è tutto per te. Da quella mangiatoia una vocina rassicurante ti dirà: “Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono, li guiderò per sentieri sconosciuti; trasformerò davanti a loro le tenebre in luce, i luoghi aspri in pianura. Tali cose io ho fatto e non cesserò di farle”. E’ questo il momento in cui i tuoi occhi attirano nel tuo cuore il Bambino, la cui bellezza, con un bacio, ha unito il cielo e la terra; è questo il momento in cui il tuo cuore, appoggiato al suo, ha cento battiti, come se fossero cento carezze al minuto per lenire il tuo dolore; è questo il momento in cui, la lacrima del tuo pentimento, scende liberante sulla purezza del Bambino. Oggi pianta l’albero della tua vita nel Presepio, dove per il mondo non c’è posto, ma il tuo cuore cresca con il suo cuore e la vita nuova si chiamerà Natale. Buon Natale a tutti perché questo albero diventi una foresta che innalza i suoi rami verdeggianti gridando al cielo e sulla terra: Amore.
Paolo Fiorani
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