L’EDUCAZIONE … E’ LA FATICA DI DIO
Tanti fa, a Milano, non c’erano campi da gioco, l’oratorio nei giorni feriali non aveva attività, né esistevano associazioni che potevano accogliere i ragazzi, i quali erano, salvo il tempo in cui erano a scuola, in mezzo alla strada o raramente in qualche piccolo campetto, sul quale qualche anno dopo sarebbe sorto un palazzone di otto o dieci piani. I divertimenti erano diversi e non tutti ortodossi. I bambini dai sei anni in avanti vivevano alla stato “brado” senza confronti con nessuno, se caso c’era sempre un “capetto” inconsciamente accettato, mentre i genitori vivevano nei lori silenzi.
In questa accozzaglia di ragazzi senza nessuna regola, senza cultura, senza educazione, da quella più spicciola a quella più umana del cuore e della mente, c’era di tutto.
I giovani non sono alberi che crescono da soli, a maggior ragione gli uomini hanno necessità di far crescere la propria vita in un terreno adatto per lo sviluppo proprio e degli altri. Se i giovani di ieri si sono nutriti di discorsi di baso profilo, è evidente che gli adulti di oggi sanno solo distruggere e dare risultati di morte, per evitare i quali, occorre, da parte degli adulti, vivere una scelta di vita che sia fondata su una visione, come uomo creato da Dio, e dal quale ha ricevuto la storia di questo pianeta sulle proprie braccia, per vestire il futuro di una umanità degna delle sue origini.
La parola chiave di questo discorso si chiama educare, ovvero avere la coscienza di essere generati e di generare la bellezza perché non venga mai meno. Un figlio è un seme di bellezza fin dal concepimento: una nuova storia, un nuovo apporto, un nuovo sviluppo, nuove idee, nuove forze, nuovi segni di pace, nuove scoperte e nuovi orizzonti spirituali. I genitori hanno in mano un potenziale esistente che può diventare una santa Caterina da Siena o un san Francesco d’Assisi oppure uno che potrà distruggere il pianeta o cancellare interi popoli dalla terra. Tu non sai cosa sarà questo tuo figlio o figlia, puoi solo desiderare e come “mastro Geppetto” ogni giorno userai la “sgorbia” (attrezzo per intagliare il legno) dare colpo su colpo perché da un ciocco di legno esca un uomo che abbia coscienza di sé e del mondo che lo circonda; un uomo che sappia scegliere ciò che vale la pena di vivere; un uomo che sappia dare gioia a tutti coloro con i quali condivide la giornata.
Fin dai primi giorni di vita, ovviamente con modalità diverse, è giusto parlare molto con i bambini, i quali hanno una capacità di assimilare tanti aspetti del nostro parlare e dei nostri pensieri, non sempre chiari neppure a noi. I silenzi di una famiglia sono contro la ragione e chiudono tutte le porte e ogni essere umano decide della sua vita e, questa, come l’acqua di un torrente, trova sempre una via d’uscita, ma se questa è sbagliata quante altre sofferenze si aggiungeranno a sé e per gli altri. Più avanti le immagini hanno un peso ed una impronta nei sentimenti del bambino, e se si trova da solo, mette in un angolo remoto del proprio subcosciente una ferita affettiva, ma che uscirà in modalità e tempi sbagliati come umiliazione. Per un convegno a Trento contro gli abusi sui minori è stata ideata questa frase: Non calpestare i fiori se non vuoi che crescano storti.”
La peggior cosa è insultare la ragione, come si faceva una volta quando si diceva ai figli:” Tu taci”. Genitori e figli devono avere più coraggio ad affidarsi alla ragione, anche quando non torna conveniente secondo le proprie comodità. Il valore della ragione sfocia nella fede che sostiene ogni discussione e la sua conseguente decisione. Diceva bene Rabelais: “Il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere” e come s’illumina ogni mattino, così la fatica di educare deve trovare una nuova energia; non si può risparmiare sull’educazione, perché significa investire sull’ignoranza; la fatica è un bene che rigenera e come diceva il cardinal Martini: “Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto.”
C’è una regola che funziona nel rapporto educativo, che è quella di avere una onestà intellettuale e un rispetto, che favorisce una coscienza reciproca all’interno della famiglia, e rilancia in tutta trasparenza una affettività che spinge i membri del nucleo a chiedersi l’un l’altro per sapere e sapere per capire e capire per accoglierci l’un l’altro. Dice diversamente Terzani:” “Facciamo più quello che è giusto, invece di quello che ci conviene. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi.” L’onestà del Vangelo passa per quel detto, ampiamente accolto anche in psicologia: “Chi non sa perdonare, non può dire di saper veramente amare”.
Educare dovrebbe essere un capolavoro di tutte le mamme e di tuti i padri che hanno a cuore il futuro dei figli e di questo mondo, che ci è stato dato, perché il Paradiso non rimanesse tale, ma si abbellisse e Nelson Mandela ci ricorda che:” Se vogliamo trasformare il mondo dobbiamo passare per l’educazione”.
Paolo Fiorani
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Cernusco sul Naviglio, 4 Novembre 2019