Le colonne della storia


L’uomo ha due dimensioni: l ’amore e la memoria. Il primo rappresenta la dimensione infinita del suo esistere quotidiano, sempre in tensione per perfezionare le relazioni con Dio ed i propri simili. La memoria è la profondità spirituale che contiene la storia dell’umanità, come un “fil rouge”che ti rende  familiare e  presente a  tutti  i  santi da  Adamo  al  tuo  presente  di  oggi,  dove l’unicità di Dio raccoglie, nel suo seno, la storia dell’Amore, comunicata  aciascuno  di  noi,  in  un  unico  sguardo eterno. Il primo uomo, non dice la realtà storica, ma esprime la totalità dei singoli umani, nella nostra memoria,resa nell’unico respiro dell’Amore,che bacia la terra,Adamo, che significa la terra rossa con la quale è stato formato.  

La visione liturgica di oggi ci rimanda ai santi Pietro e Paolo definiti le colonne della Chiesa,  la quale  ha sempre avuto  il buon gusto, prima di prendere delle decisioni, di “consultarsi” con queste pietre vive. San Paolo possiamo circoscriverlo in tre radicali: La tenda –l’unità –la vela.

La tenda è il tempo della sua permanenza nell’ebraismo, nel quale aveva posto le sue radici. La sua lingua era l’aramaico ed essendo Tarso, un crocevia di culture: greco, ebraiche e latine, aveva avuto la possibilità, diremmo oggi, di essere un uomo di cultura.  Il suo lavoro era il confezionatore di tende che portava con sé tutta la storia dell’uomo, perché era nomade, e quando non lo era più, qualche  festa  ebraica  le  ricordava in un trascorso sempre  incerto,  che  passava  continuamente attraverso la porta della Pasqua, oscillante dall’infedeltà del popolo alla obbedienza al suo Creatore.  La Tenda, simbolo della sua vita, non sapeva mai dove posarla per una ritrovata tranquillità: voleva andare a Roma, ma ci arrivò solo per vie traverse; fondò la Chiesa di Corinto, nonostante le buone promesse, dovette ritornare con le ammonizioni; avvisato in sogno per la Chiesa Macedone, vi andò, ma poco dopo si trovò ad  Atene, dove pensava che il  cuore della cultura  fosse convertito  in breve, mentre fu un fiasco; picchiato, derubato, ingannato, in pericolo di vita più volte ...” la sua tenda non aveva da posare il capo”.

L’unità è ciò che più sorprende, se si pensa al carattere focoso e determinato di san Paolo. Capì chiaramente comela vicenda del popolo d’Israele, da Adamo, e quella futura della vita nuova nello Spirito, non erano due piante estranee l’una dall’altra, ma due rami di una stessa pianta. L’impronta della sua teologia conosceva una sola storia della salvezza, seppur con sfumature diverse, dal primo uomo, Adamo, all’uomo  Gesù,  che  in  virtù  della  sua  risurrezione,  chiuderà  la  storia  di questo pianeta, dove tirando il giacchio, i pesci rimarranno nella rete, per la gioia del suo salvatore, mentre l’acqua ritornerà nel suo nulla.  San Paolo ritiene che l’unità dello Spirito sia la vocazione dei cristiani vissuta “nel vincolo della pace in un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati”. La Chiesa, nella sua visibile unità sacramentale, genera il memoriale, ovvero la memoria storica della Chiesa che diventa vita per me, ora.

La vela è un’altra orma di San Paolo. La vela ha accompagnato in molteplici viaggi l’apostolo delle genti, spesso in situazioni disastrose come il naufragio a Malta. Sempre in cammino per fondare Chiese a “vele” spiegate” in qualsiasi parte del mondo occidentale e non ... Partiva da Efeso a Corinto, Atene e dalla Macedonia a Maltafino a Roma. La vela fu il tempo cristiano per san Paolo che lo portò alla decapitazione a Roma. Questa idea della vela fu forte nel pensiero cristiano dei primi secoli, perché alcuni furono bruciati vivi ed il fuoco formava come una vela, simbolo della Chiesa, fino a spegnersi alla morte del martire. La memoria dell’incontro con san Paolo ci ha lasciato una testimonianza di un annullamento di sé e di un chiaro ascolto della Parola, perché anche noi oggi fossimo illuminati dall’unica Vita.

San Pietro “ebbe il comando della barca a vela”ed anche la sua non fu una vita facile. Si trovò, nel suo comando, a rispondere sempre alla domanda: e voi chi dite chi io sia? Mosso dallo Spirito, diede la giusta risposta, ma se anche l’avesse sbagliata, Gesù l’avrebbe corretto, ma poi nel  ministero  si  trovò  da  solo  a decidere, pur  condividendo con  altri,  le decisioni dell’operato ecclesiale:  la  liturgia,  le  verità  di  fede,  quelli  che  rinnegavano  la  fede,  gli  eretici,  le  case  dove celebrare, il ministero della gente di Roma e dei villaggi, i martiri ... Tutto era improntato alla volontà di Gesù, che però non era presente.  Poi la fine: “un altro ti cingerà dove tu non vorrai”. Quante paure: Quo vadis?

Il martirio di questi santi non fu una pietra sul passato che i libri di storia ricordano, ma uno zampillo di vita che non cessa ancora dopo duemila anni sia negli studi, sia nella liturgia, sia nella memoria dell’unica storia che ha senso.

Paolo Fiorani