UN CUORE AFFRANTO E UMILIATO

C’era una volta, ma non è una favola, una famiglia di quelle che non potevano contare sulle proprie sostanze con una certa tranquillità. Il padre era autista in una azienda dove gli orari erano un po’ lunghi e la madre, per arrotondare, lavorava in altra impresa. Avevano una figlia di nome Teresa che frequentava le scuole elementari. Per i primi anni la figlia era seguita da una signora che l’andava prendere a scuola e poi la portava a casa propria, fino al ritorno dal lavoro della mamma, ma, in seguito, pesava anche quel compenso e Teresa si trovava nel pomeriggio sulle scale di casa da sola in attesa che qualcuno le aprisse la porta.La mamma era la prima a tornare a casa e sebbene gli orari fossero decenti, Teresa passava sola qualche ora, tutti giorni, senza che qualcuno le rivolgesse una parola. Dapprima la mamma ritornava dal lavoro stanca, in seguito diventava nervosa e più avanti andava a letto quasi subito senza cena, mentre Teresa aspettava il papà per aggiustare la giornata. Si sa come spesso vanno a finire queste cose … i genitori si divisero … ognuno con ll suo … ed il cuore di Teresa? …

Quel cuore innocente stava pagando un prezzo troppo alto per ogni essere umano e non meritava di essere trafitto da tutte quelle piaghe. Quando il cuore di un bambino reclama amore, la vita diventa triste e lo sa Dio che” tanto ha amato il mondo da dare il suo Figlio”. Il mondo senza l’amore non è che una montagna di sassi. Diceva bene Chiara Corbella Petrillo agli amici, una donna morta giovanissima dopo tre parti, “Gli sposi rivelano al mondo come Dio ama”. La nostra Teresa, scritta nel libro della vita dalla stessa mano autografa del Creatore, come potrà riconoscere e coltivare l’amore, che si annida nel suo cuore, fino a traboccare, per comunicarlo a tutti coloro che incontrerà nella vita?

Una donna è la colonna di una casa e di una dinastia, perché la sua capacità di educare è tale che il colorito di una famiglia è dato dal polso di una madre di famiglia e a loro volta i figli continueranno con lo stesso valore di generazione in generazione. Il ’68 ha svuotato questa dignità che le nostre nonne conoscevano bene, sostituendola con la pretesa di possedere una libertà che ha condotto la famiglia ad una polverizzazione insignificante.La capacità educativa di una madre era il blasone della famiglia che rendeva i figli responsabili del proprio lavoro, della famiglia futura, del rispetto delle donne, dell’educazione dei nipoti e di tanti altri valori che oggi non conosciamo più, perché al loro posto stanno le comodità e un benessere che non dà nessuna gioia. Non sappiamo quale sia stato il futuro di Teresa, per la quale spero che qualcuno le abbia fasciato le ferite e che ella stessa non abbia preso la via comune della vita facile, ma senza gioie. Mi auguro che Teresa sia diventata un pilastro di una nuova futura famiglia, che sappia ancora amare e consegnare a questa società, attraverso il nome dei figli, il volto del Padre, perché solo l’amore è credibile.

Quella sera, quando il tramonto aveva lasciato il passo al buio della notte, sotto una pioggerellina di marzo, mio figlio ci aveva lasciati per andare a vivere per la prima volta a casa sua, con le lacrime agli occhi e la voce rotta, dissi a mia moglie: “ne hai fatto un capolavoro”, perché riconoscevo tutti i suoi meriti, le sue fatiche e le sue ansie;lei rispose: “è solo mio dovere”.

P.F.

Cernusco sul Naviglio, 20 Maggio 2019