L’ULTIMO SALUTO A FRANCESCO, “NON SI POTEVA NON VOLERGLI BENE!”

A salutare per l’ultima volta Francesco Alberti - morto lo scorso lunedì, dopo essere stato investito da un’auto in via Adua - erano in tanti. “Sicuramente Francesco ha trovato le porte del cielo spalancate perchè il suo cuore era grande”

Francesco Alberti, classe 1948, alla Festa di Santa Maria 2015

La chiesa prepositurale gremita ha reso evidente l’affetto e la stima che i Cernuschesi avevano per Francesco. La Messa esequiale è stata presieduta dal prevosto della città, don Luciano Capra, con lui hanno concelebrato don Enrico, don Ettore Bassani, padre Luciano Ghezzi, don David Maria Riboldi. Il coro di Santa Maria Assunta ha accompagnato la celebrazione, facendo risuonare quei canti che tanto piacevano a Francesco. Presenti anche numerosi volontari della Croce Bianca e dell’Avo, le associazioni alle quali ha dedicato tanto del suo tempo.

Questo pomeriggio la bara è giunta davanti all’altare portata a spalla dai suoi amici, percorrendo il breve tratto che separa la chiesa dall’oratorio, dove in mattinata era stata allestita la camera ardente. Al Vangelo, sono state proclamate le beatitudini. Scelta non casuale.

“Il commento più bello al Vangelo delle beatitudini” – ha, infatti, commentato il prevosto – “è stata la vita di Francesco, che oggi ci ha chiamato qui in tanti per salutarlo e affidarlo a Dio.” Poi ha aggiunto: “noi oggi sentiamo il distacco da una persona di famiglia, non solo i suoi parenti l’avvertono ma anche tutta la nostra comunità pastorale. Un uomo che nella sua semplicità ha costruito questa famiglia ecclesiale. Abbiamo sentito il dolore di questo distacco sin dalla settimana scorsa, quando è successo questo tragico evento.”

“Ci sostiene in questo momento la fede. Francesco – ha proseguito don Luciano - non avrebbe certamente voluto che si parlasse di lui, ma noi non possiamo fare a meno di guardare ai testimoni come lui che il Signore mette sulla nostra strada.” Il prevosto ha poi ripreso, commentandola ulteriormente, una caratteristica, una qualità decisiva di Francesco, che aveva già richiamato a poche ore dalla sua morte.

“Questa mattina quando è arrivata la bara in oratorio ho visto che sopra c’era un grembiule, simbolo del servizio. Francesco era ‘il servizio’. Un uomo dedito al servizio. Un uomo per cui il servire era naturale. E non quei servizi che ci gratificano e che ci mettono in mostra, ma molto spesso quei servizi che nessuno vede ma che tengono su una casa. Francesco ci ha insegnato che il servizio, se vogliamo essere autentici discepoli di Gesù, è una dimensione naturale che uno sente propria. Non c’era bisogno di dirgli le cose, lui le vedeva e le faceva” ha evidenziato don Luciano, che subito dopo ha precisato che Francesco “ci ha anche insegnato come servire. Era l’uomo della disponibilità, della generosità, del silenzio e anche del sorriso discreto. Ci ha insegnato a servire con questa semplicità disarmante. Semplicemente per il bene!” E, ancora: “ci ha insegnato anche per Chi servire. Francesco era mosso in questo certamente da una generosità innata, ma era un uomo anche di grande fede, un uomo che pregava e pregava sul serio, perché era spinto da un amore verso Dio e quindi verso il prossimo.”

“Tutto questo ci insegna come dobbiamo imparare ad essere gli uni per gli altri. Questo è il grande passaggio di testimone che ci consegna. Oggi – ha continuato il prevosto - certamente siamo più tristi per questo distacco, però siamo anche consolati perché il Signore ci ha regalato una persona come Francesco. Lui non parlava mai di sé, ma parlava di un Altro, che amava e serviva nella sua disponibilità verso qualunque generazione, perché Francesco era amato da tutti. Non si poteva non volergli bene!”

“Oggi noi lo contempliamo certamente beato. Quella beatitudine – ha concluso don Luciano - che lui nella fede ha vissuto qui in terra e ora la trova nell’abbraccio del Padre. Sicuramente Francesco ha trovato le porte del cielo spalancate perchè il suo cuore era grande. Rimane per noi una grande traccia, un solco da seguire. Non basta che questi uomini passino nella nostra comunità, ma, avendo segnato un sentiero, dobbiamo anche noi percorrerlo e continuare a seguirlo. Mentre lo affidiamo al Padre, affidiamo a lui la nostra comunità perchè dal cielo ci aiuti ad essere discepoli autentici di Gesù.”

Al termine della celebrazione, ancora in tanti lo hanno accompagnato al locale cimitero, dove ora riposa in pace. Lo hanno accompagnato non certamente pensando alle sue parole, perché Francesco era uomo di poche parole, ma alle sue azioni, ai suoi gesti, con i quali esprimeva in modo immediato e sincero l’attenzione e l’affetto per tutti.

Cernusco sul Naviglio, 28 gennaio 2019