VERSO SANTIAGO / 2, DON DAVID: “IL CAMMINO MI PARLA”

Continuano i tanti e sorprendenti incontri di don David lungo il suo cammino di avvicinamento a Santiago de Compostela, Ma sono arrivati anche il freddo polare, il vento gelido e la neve.

Charles e don David

“Il cammino mi parla”: questa convinzione è maturata in don David dopo l’incontro con Charles. Un incontro che racconta così: “un giovane dal volto solare e dalla parlata veloce, viene dalla Francia, ha cominciato a camminare nella madre patria, a Le Puy, partenza francese del cammino. È già arrivato a Santiago e a Finisterre, ora sta tornando indietro. Facciamo conoscenza. Da dove vieni, dove sei partito, come fai il cammino? ‘Il 25 giugno sono uscito dalla prigione, dopo dieci mesi, ho fatto uno sbaglio, ho pagato … e avevo voglia di libertà. Sono partito’ Giuro: non volevo crederli. Ma traspariva un’aura cristallina dai suoi occhi, come chi ha duramente combattuto col mostro, ne porta i segni dentro, ma ha vinto: ‘Guarda - e mi mostra il braccio torturato dalla droga - io ho sbagliato, ma nel cammino ho trovato Dio e mi ha dato pace; non so ancora cosa farò al ritorno, ma non ho paura’, al suo mettersi a nudo ho fatto volentieri da palcoscenico, ma credo abbia colto una luce di meraviglia nei miei occhi: tu perché fai il cammino? ‘Devo andare a fare il prete in una prigione …’ e pareva ci conoscessimo da una vita. Sembrava un ritrovo di vecchi amici del liceo, davanti a una birra, che si aggiornano sui figli e sul lavoro.” Poi Charles mostra a don David “le corone del rosario che ha al collo: regalate dal cappellano del carcere (che non è un prete, ma un diacono, ci tiene a precisare). Gli spiego che sono un po’ ‘afraid’ verso questo nuovo ministero: lui, senza scomporsi, mi dice che se Dio ha voluto così per me, quello è il ‘the best’ per me. E che se riuscirò ad aiutare anche una sola persona in carcere non vi sarò andato invano. Oggi ho celebrato la messa in spagnolo, senza predica: la predica me l’ha fatta Charles, a tavola.” E don David conclude: “il caso non esiste”. (27 ottobre)

Lungo il cammino sono arrivati anche il freddo polare, il vento gelido e la neve. “Stasera la stanchezza si fa sentire. La camminata, la salita il vento gelido, la neve, siamo un po’ tutti provati. Siamo in un villaggio di montagna, davvero persi nel nulla. L’albergue è molto accogliente, caldo, col camino acceso e un’ottima cena. Clima famigliare: saremo una trentina in tutto, a maggioranza schiacciante italiana” (29 ottobre)

Altra tappa, la Cruz de Hierro (Croce di ferro). Croce eretta dall’eremita Gaucelmo nel 1100. “Tradizione vuole – spiega don David - che si lascia a questa croce un sasso, segno dei pesi della propria anima, che si vuole consegnare a Gesù. Sentivo che volevo passare di lì, che avrei dovuto passarci, ma intuivo che non sarebbe stata una passeggiata. Il sentiero è innevato, ma non impraticabile.” “Io sapevo benissimo cosa lasciare. Ma non volevo. Prendo il pennarello e scrivo, con il sangue più che con l’inchiostro: ‘Ciao Cernusco’; poi salgo alla croce, cerco e trovo un chiodo infisso al palo che la regge, sporgente quanto basta per lasciarvi il braccialetto della mia ultima festa dell’oratorio ‘Portami all’orizzonte’. Mi inginocchio e mentre lego il braccialetto alla ruggine del chiodo, sento erompere dentro di me qualcosa di incontenibile: prima qualche timida lacrima, vergognosa della non solitudine, e poi senza più pudore, un pianto dirotto, scrosciante, da alta marea. Quelli che salgono alla croce sentono di non poter essere indifferenti e mi abbracciano, passando.” (30 ottobre)

Ritorna nuovamente il sole e il cammino prosegue con maggior sollievo. Un percorso contraddistinto anche dalla “purificazione della memoria” che porta “a galla tutto il grazie per i volti, le storie, le persone, le avventure belle che Gesù mi ha dato da vivere. E di cui dire grazie” riflette don David, che poi aggiunge: “la lettera del consiglio pastorale dice che sono atteso per fare festa insieme. Ecco, la sento così: una festa del grazie per il tanto che Gesù mi ha dato di vivere. Certo, come ogni bambino, avrei voluto restare ancora su questa ‘giostra’ così bella… ma va bene: bisogna diventare grandi e farsi le spalle larghe.” Una festa che, nelle intenzioni di don David, dovrebbe “raccogliere in un album di foto le istantanee più luminescenti, che ancora scaldano il cuore e accendono l’anima di cielo...” perché “nessuno deve rubarci il bene vissuto o la macchiarne la memoria grata!” (31 ottobre)

Santuario Maria do Cebreiro, dove avvenne un miracolo eucaristico

Poi l’aggancio al sentiero già percorso lo scorso anno con i ragazzi del 1999 e 2000, la salita al Cebreiro “sempre una grande conquista arrivarci!”, a 1300 metri pieni di neve. Raggiunto nella festa di Tutti i Santi. Nel Santuario di Santa Maria do Cebreiro, dove è accaduto un miracolo eucaristico, don David celebra la Messa e annota: “Il miracolo accade nelle mani di un don che aveva dubbi su quanto gli accadeva tra le mani. Mi viene in mento una preghiera, bellissima, di don Primo Mazzolari, che parlando del suo essere cristiano e sacerdote, diceva ‘Quanta impurità per l’innocenza che mi gorgoglia tra le mani’. Sapete una cosa? È proprio bello pensare alla follia di Dio, che va a mettersi in mani così, nelle nostre mani.” (1 novembre)

I pensieri di don David, e non potrebbe essere altrimenti, volgono al nuovo servizio pastorale e ritornano al ‘vecchio’. “La parrocchia dove andrò a vivere – chiarisce - si trova a 3 chilometri dal carcere in cui presterò servizio: una passeggiata! Per chi non l’avesse saputo o capito, vivrò in una parrocchia, farò da ‘riferimento’ per quella parrocchia, nella comunità pastorale di tre parrocchie. Ma l’incarico principale sarà il carcere. Tra l’altro, tanti mi scrivono convinti che sia il carcere di Bollate: non so come sia nata questa idea, ma è sbagliata … non si può ancora comunicare quello giusto. Tanti altri invece mi scrivono, convinti che io sia in crisi … Allora, che delle domande nelle vita vengano a galla, anche nel rapporto con Gesù, è tutta salute: ma detto questo, il motivo per cui ho deciso di fare il pellegrinaggio a Santiago è stato ed è quello di preparare il cuore al nuovo e impegnativo servizio che mi è stato chiesto. E staccare il cuore da là dov’era ben radicato. Non fatevi film che non esistono! Ricevo poi tantissime testimonianze di stima, di bene, di affetto, anche da persone da cui mai me lo sarei aspettato. Sorprese che spiazzano e allargano il cuore.” (2 novembre)

A don David mancano circa 130 chilometri per raggiungere il santuario di Santiago de Compostela. In tanti lo stanno accompagnando con la preghiera, non mancando di fargli sentire il loro affetto ed esprimergli il loro grazie. Anche per le stimolanti riflessioni che ogni giorno propone a chi lo segue via social e che qui abbiamo in minima parte ripreso. Il suo ritorno a Cernusco è previsto per l’11 novembre. Buon cammino, don David!

Cernusco sul Naviglio, 5 novembre 2018