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Giovedì 18 Aprile

A CENT’ANNI DALLA FINE DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE

Le “profetiche intuizioni” di Benedetto XV, che considerò il conflitto “un’inutile strage”, comprendendo “ciò che né i governi né molti vescovi né la maggior parte dei cattolici d’Europa vollero comprendere”

Il sacrario di Redipuglia

“Oggi siamo tutti consapevoli che le immani sofferenze di quella guerra furono proprio una inutile strage, ma allora tutti respinsero l’appello papale alla pace”: è quanto ha affermato il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, durante la lectio magistralis pronunciata in occasione della conferenza che si è svolta il 12 luglio scorso ad Aquileia su “La guerra: una sconfitta per tutti. A cento anni dalla fine del primo conflitto mondiale”.

Dopo aver richiamato le “profetiche intuizioni” di Benedetto XV, che considerò il conflitto “un’inutile strage”, il porporato ha passato il rassegna non solo le colpe dei governi, ma anche quelle di gran parte dell’episcopato europeo. “Molti vescovi francesi e austro-tedeschi – ha affermato il cardinale Parolin – preferirono non pubblicare nei rispettivi bollettini diocesani l’appello pontificio con la speciosa giustificazione che il Papa si sarebbe rivolto ai governi e non ai fedeli cattolici del continente”. “Guardando le cose dall’alto e non dal basso – ha aggiunto –, non avendo interessi propri da difendere, Papa Benedetto aveva perfettamente compreso ciò che né i governi né molti vescovi né la maggior parte dei cattolici d’Europa vollero comprendere: che la guerra sarebbe stata una sconfitta per tutti, anche per i vincitori, che si stava seminando il virus malefico di nuovi rancori, di nuovi conflitti”.

“I quattro anni di guerra hanno cambiato radicalmente il mondo, prefigurando le condizioni politiche, istituzionali e sociali che in qualche modo sono giunte fino a noi” ha aggiunto il segretario di Stato vaticano. “Non credo di peccare di partigianeria – ha proseguito –, se affermo che la Chiesa cattolica fu in diversi casi più accorta e più svelta delle istituzioni civili nel comprendere il cambiamento in atto e nell’adeguare la propria struttura istituzionale o organizzativa al nuovo che stava irrompendo”. Il cardinale ha sottolineato come “la guerra e il dopoguerra hanno dissolto l’ordine internazionale centrato sull’Europa senza riuscire a sostituirlo in maniera equa e duratura”.

Anche “nel cattolicesimo a causa degli sconvolgimenti prodotti dalla guerra” – ha sottolineato il segretario di Stato vaticano - moltissime cose sono cambiate. Una trasformazione si ebbe anche nel mondo missionario, fino a “quel momento spesso subalterno al colonialismo europeo”.

“Rinnoviamo un forte impegno per la pace, la giustizia, la riconciliazione e la concordia” è stato l’invito del cardinale Parolin, che citando Papa Francesco ha ricordato che “i cristiani sono luce del mondo non solo quando tutto intorno è radioso, ma anche quando, nei momenti bui della storia, non si rassegnano all’oscurità che tutto avvolge e alimentano lo stoppino della speranza con l’olio della preghiera e dell’amore”.

Cernusco sul Naviglio, 24 ottobre 2018