IL PREVOSTO: “CIMITERO, LUOGO DOVE SI ATTENDE IL RISVEGLIO NELLA PACE CHE DURA PER SEMPRE”

Dal prevosto è venuto soprattutto l’invito a “chiedere al Signore di convertire la nostra vita a all’incontro totalizzante con Lui e a introdurre nei nostri cuori i suoi stessi sentimenti”

I primi giorni di novembre sono tradizionalmente riservati alla visita del cimitero e alla preghiera per i nostri cari defunti. Anche se il giorno che la Chiesa Cattolica dedica alla commemorazione dei defunti è il 2 novembre, è soprattutto nella solennità di Tutti i Santi che si registra la maggiore affluenza nei camposanti. È quanto accaduto anche nella nostra città, dove la giornata del 1° novembre è stata caratterizzata, nel primo pomeriggio, dalla processione dalla prepositurale al cimitero, seguita dalla concelebrazione eucaristica nella cappella centrale, presieduta dal prevosto, don Ettore Colombo, e da tutti i sacerdoti della Comunità pastorale.


Il nostro cimitero, dall’ingresso principale di via Cavour

«Quest’oggi celebriamo la solennità di Tutti i santi nel cimitero – ha esordito all’omelia della Messa, il prevosto - nel luogo dove i nostri fratelli dormono il sonno della morte in attesa di essere risvegliati da Cristo. Questo è il significato del cimitero. Non è semplicemente il camposanto, come noi siamo abituati a chiamarlo, ma il luogo della dormizione, dove ci si addormenta in Cristo, si entra nella pace di Cristo, in attesa di essere risvegliati da Lui in quella pace che dura per sempre e che riempie di sé tutta la nostra esistenza.»

“I santi della porta accanto” - Dopo aver commentato il passo del Vangelo, proposto dalla liturgia della solennità di Tutti i Santi, in cui Gesù proclama le beatitudini, il prevosto ha invitato i presenti, lasciandosi “guidare dalla preghiera e intercessione dei santi che riproducono nella vita di ogni tempo la testimonianza e l’esempio di Gesù” a pregare “per i nostri cari, per coloro che, diceva Papa Francesco all’Angelus odierno ‘sono i santi della porta accanto’. Quante persone abbiamo conosciuto ed amato, sono entrate in rapporto con noi, e anche se non sono canonizzate dalla Chiesa possiamo dire che hanno vissuto la santità cristiana. Magari qualcuna sta ancora in mezzo a noi. Ciascuno di noi potrebbe fare nome e cognome di persone che all’interno della propria famiglia oppure nell’ambito delle conoscenze, tra gli amici, o in qualche incontro occasionale, ha vissuto la santità cristiana.”

Un esame di coscienza - “Noi ci ricordiamo – ha proseguito il prevosto - di queste persone, soprattutto di coloro che sono già entrate nel mistero della morte ed attendono la risurrezione del Signore. Ci ricordiamo anche di tutte coloro che questa santità non hanno saputo viverla, magari diventando per noi un esame di coscienza: chi incontra me può dire di aver incontrato un santo, perché ha incontrato un cristiano? Non diciamo questo per presunzione, ma perché questa è la nostra vocazione. Al termine di ogni nostra giornata dovremmo dire: chi oggi mi ha incontrato, chi ha sentito una parola da me, chi ha guardato il mio volto, chi ha stretto le mie mani può dire di aver incontrato un richiamo alla santità? Oppure ha incontrato ben altro?”

Richiesta di conversione - Il prevosto, a conclusione della sua omelia, ha invitato i presenti a chiedere “al Signore di convertire la propria vita a questo incontro totalizzante con Lui, a introdurre nei nostri cuori i suoi stessi sentimenti” e a pregare “per i nostri fratelli defunti che attendono di essere risvegliati in Cristo nella pienezza della vita”

Cernusco sul Naviglio, 2 novembre 2015