“LA POVERTÀ CHE CI CHIEDE IL SIGNORE È LA CAPACITÀ DI INCONTRARE L’ALTRO”

In occasione della Giornata Missionaria Mondiale – domenica 25 ottobre - la nostra Comunità pastorale ha accolto don Claudio Mainini, missionario a Mare Rouge (Haiti).

Don Claudio, che nello scorso agosto ha ospitato nella sua Missione, il gruppo di giovani cernuschesi guidati da don David, ha celebrato la Messa delle ore 11 in chiesa prepositurale. Una celebrazione molto partecipata e animata dai canti del coro dei bambini delle prime classi elementari. Innanzitutto don Claudio, all’omelia, ha rivolto un grazie a tutta la nostra Comunità “per quanto ha fatto e vorrà continuare a fare per le comunità cristiane di Haiti.” Poi ha subito aggiunto che, in questo contesto di relazioni tra Cernusco e la sua Missione, non dobbiamo pensare “solo ad un scambio economico, ma anche ad uno scambio di esperienze, di relazioni tra Chiese e tra comunità cristiane che diventa un arricchimento reciproco.”


Don David Maria Riboldi (a sinistra) e don Claudio Mainini al termine della Messa

“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura” - Commentando poi il brano di Vangelo letto durante la celebrazione eucaristica (Marco, 16, 14b-20) – “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura” – don Claudio, missionario fidei donum della nostra diocesi, ha ricollegato questo invito di Gesù ai discepoli a quanto ripetutamente ci ricorda Papa Francesco: “la Chiesa deve essere una Chiesa in uscita, una Chiesa capace di andare agli altri, per incontrarli”.

“Andare significa “uscire dalle nostre idee e dalle nostre convinzioni per incontrare gli altri” - Il missionario ambrosiano, in un commento al Vangelo tutto centrato sull’andare e proclamare il Vangelo, ha osservato che nella realtà odierna - dove abbiamo anche qui da noi persone provenienti da altri continenti e con una fede diversa dalla nostra – andare significa “uscire dalle nostre idee e dalle nostre convinzioni per lasciarsi incontrare, per incontrare gli altri, per interessarci agli altri, per conoscere tradizioni e culture diverse dalle nostre.” Certo che “non è così facile questo andare. Noi pensiamo magari di andare ed invece rimaniamo fermi, bloccati dalle nostre idee. Perché noi abbiamo paura di incontrare l’altro, perché l’altro ci mette in discussione. Magari ci fa vedere che la nostra fede non è poi così convinta e sicura.”

“Andare e proclamare che cosa? Il Vangelo? Ma il Vangelo è entrato dentro di me, ha cambiato la mia vita, è stato capace di trasformarla? Anche il mio pensare, il mio agire, la mia parola, le mie riflessioni sono guidate dal Vangelo? Ecco – ha sottolineato don Claudio - andare vuol dire lasciarsi mettere in discussione per proclamare il Vangelo non tanto come noi ce l’abbiamo in mente ma come Gesù ci dice e suggerisce. Proclamare vuol dire quindi lasciare che la “buona notizia“ incontri altre persone, con la loro storia, il loro volto e le loro convinzioni.”

“Andare ad Haiti, vuol dire anche lasciarsi incontrare dalla povertà. Io non riuscirei a vivere come loro: perché – ha spiegato il missionario ambrosiano - noi abbiamo delle comodità che loro non hanno. Provate ad immaginare come possono vivere milioni di persone senza luce, senza acqua, senza strade comode, senza possibilità di accedere a certe medicine? Tutte cose che per noi sembrano scontate ma che non lo sono per tanta gente. Andare per lasciarsi incontrare vuol dire anche affrontare queste fatiche. Noi siamo chiamati ad imparare, a vedere, ad ascoltare, a conoscere, per dare il nostro contributo al cambiamento di queste situazioni.”

Don Claudio ha anche messo in guardia dai “demòni” di oggi. “I demòni si presentano oggi sotto varie forme e noi dobbiamo imparare a scorgerli e insieme a vincerli. A volte – ha precisato don Claudio - sono l’informazione malata, che fa passare messaggi non veri. Dobbiamo invece cercare l’informazione autentica che ci fa conoscere le vere condizioni di vita dei popoli più poveri. Oppure demòne può essere anche un’economia malata – come dice il Papa – e allora dobbiamo evitare che questo tipo di economia sfrutti le persone. Tutto questo sarà possibile solo se insieme ci impegniamo in un cammino di condivisione, se usiamo bene quanto abbiamo, se ci impegniamo insieme a costruire una Chiesa che non si arrocchi, che non rimanga chiusa, ma capace di proclamare il Vangelo con la sua testimonianza. Non dobbiamo avere paura. Nessun povero ci porta via niente. Dobbiamo solo imparare a condividere, a donare, a conoscere ed apprezzare le cose che abbiamo. Questo vuol dire stare dalla parte dei poveri: non per non avere le cose, ma per vivere con uno stile di vita diverso. Dai poveri impariamo a capire cosa vuol dire essere legati alla Provvidenza, essere legati alla fiducia, a saper affrontare le fatiche e le sofferenze. La povertà che ci chiede il Signore è quella che diventa capacità di incontrare l’altro.”

Cernusco sul Naviglio, 26 ottobre 2015