NUOVA VITA PER LA MADONNA DELLA TORRIANA

La statua della Madonna di cascina Torriana, ricuperata nel 1987 da don Nando Macchi e collocata inizialmente al Centro cardinal Colombo ha trovato ora una più visibile collocazione in casa parrocchiale

 

“Col stupòr in di oeucc che gh’hann i Sant, / anlee sta Madonina de Torriana / la guarda tucc, se anca on poo lontana / dal nost temp e in del serc d’on bell incant…”: e questo stupore è anche negli occhi di chi, da alcune settimane, entrando nella casa parrocchiale di via Cardinal Ferrari ha modo di ammirare l’antica statua della Madonna della Torriana, un tempo collocata nella chiesetta dedicata a Santa Caterina alla cascina omonima. A decidere di trasferirla dal Centro cardinal Colombo, dove fu inizialmente collocata nel 1987, dopo il suo ritrovamento, grazie a don Nando Macchi, è stato il nostro attuale prevosto, monsignor Luciano Capra. La nuova collocazione, un luogo certamente più frequentato, la rende visibile a un maggior numero di Cernuschesi. Ma come fu ritrovata e quanto antica è quest’opera d’arte? L’ha raccontato don Nando (1925/2005) nel 1988 in un articolo su Voce Amica.

«Dunque c’era alla Torriana una Madonna; anzi c’è e qualcuno sa dove, ormai. Così sentivo dire. Ma mi ci vollero le due virtù di Matteo 10,16, neppure troppo sinceramente, per metterci finalmente almeno gli occhi addosso. Da alcuni anni, per saggia iniziativa di un priore del FBF e di un appassionato cittadino (Giuseppe C.) la Madonnina era stata sottratta al saccheggio della cappella della Torriana, ed affidata per il restauro ad un esperto maestro di Brescia.»

«Durante un incontro in curia col priore provinciale, in vena di cortesie come sempre, tentai quello che ritenevo un colpaccio, invece sfondai una porta aperta. Ora la Madonnina è, provvisoriamente, nella cappella del Centro Cardinal Colombo.»

«Il gruppo ha una altezza di 71 cm, la Madonna è seduta su un rudimentale sgabello e le misure anatomiche non sono convincenti, ma l’abito con le sottovesti e il manto rimediano discretamente. Qualche cosa penso di fare per evidenziare meglio l’intenzione dell’artista, al quale forse la Madonna piaceva così, come una fresca contadinella, rubizza, senza complessi.»

«L’architetto Elisabetta Ferrario (studiosa di storia locale, ndr), il 14 febbraio del 1987, mi diceva che “trattasi di una scultura in legno del ’700, di epoca in cui si usava rivestire le Madonne con abiti che venivano variati secondo i tempi liturgici. Poi la Chiesa avrebbe dissuaso da questa consuetudine. È piccola e leggera, per essere portata facilmente in processione”.»

«E poi alcune testimonianze, tenerissime, di quelle che “erano” bambine, alla Torriana: la signora Mondonico ricorda la nicchia blu, con le stelle; riconosce il colletto di pizzo e la bordura in oro dell'abito in tessuto lavorato. La signora Guzzi aggiunge che la nicchia aveva il vetro, che gli orecchini la Madonna li ha sempre avuti, ed anche una catenina donata dalla domestica della padrona quando aveva fatto la pace col fidanzato. La nonna ne era la custode gelosa, severa con le bambine, scostumate!, che volevano vedere quante sottane avesse quella Madonna. E poi si parla del tappeto, infilato in un tubo appeso alla parete: due anni di sacrifìci per vantarsene davanti al prevosto, di un paliotto ricamato, dei libri da Messa e di un cappello da prete, e pure del calice con la patena, della croce e dei candelieri, in una cassapanca. È rimasta la campana; e la Madonna il suo bambino se l’è tenuto stretto. Sembrano felici. Con nostalgia.»

Alla Madonna della Torriana, Carlo Alberti (el Carlin di Albert) dedicò una poesia - pubblicata nel volume “Ai quater vent” edito dalla Cooperativa edificatrice Constantes in occasione del 40° fondazione – le cui prime strofe abbiamo citato all’inizio di questo articolo.

Cernusco sul Naviglio, 16 aprile 2018