VEGLIA PASQUALE, "IL CROCEFISSO NON E´ QUI. E´ RISORTO!"

«Il cuore della nostra fede è questo: noi siamo discepoli di Gesù perché crediamo in ciò che la Chiesa da circa duemila anni annuncia, che Cristo è risorto dai morti e non muore più.»


«Il Crocifisso non è qui. È risorto! Come aveva detto. Quel Crocefisso che in questi giorni abbiamo adorato e una fiumana di gente è venuta per baciarlo e venerarlo non è qui. È risorto! Il cuore di questa notte santa, che è il cuore della nostra fede, è proprio questo grido: “Non è qui. È risorto!”»: così il prevosto della città, monsignor Luciano Capra, ha introdotto l’omelia nella solenne veglia pasquale, ieri sera in chiesa prepositurale. Analoga celebrazione - sempre alle ore 21,30 - anche nelle altre due chiese parrocchiali cittadine.

«Il cuore della nostra fede è proprio questo: noi siamo discepoli di Gesù esattamente perché crediamo in ciò che la Chiesa da circa duemila anni annuncia, che Cristo è risorto dai morti e non muore più.» Poi ha aggiunto: «Noi non stiamo celebrando uno che è morto duemila anni fa e poi è risorto. Noi celebriamo uno che è vivo adesso, per me, per noi. Questo è un fatto straordinario. E questo Gesù che ha predicato in Palestina, ha fatto miracoli, ha chiamato i discepoli a seguirlo, ha subìto un processo e una condanna - l’ignominia della croce - se n’è andato come ognuno di noi, morendo, tra l’altro con una delle morti più infami, ma poi è tornato in quella stessa vita dalla quale era partito. Quella vita l’ha divinizzata.» Quindi ha ricordato che anche a noi nel Battesimo ci viene data la vita divina.

«Noi viviamo con questa consapevolezza - ha proseguito il prevosto -: che la nostra vita in forza del Battesimo che abbiamo ricevuto certo conosce ancora il peccato, la sofferenza, il dramma della morte, ma queste tragedie non sono più le ultime parole sulla vita. Il cristiano già adesso può vivere da risorto, perché in Cristo la sofferenza, la prova e la malattia e anche la nostra morte trovano un senso.»

A conclusione dell’omelia, monsignor Capra ha fatto proprio l’invito della Chiesa «a fare festa, a dire a tutti la straordinaria bellezza della fede: la vita del credente trova in Gesù la risposta al dramma che ci attanaglia, che è la paura della morte. Questa sera, questa paura, pur rimanendo la sofferenza, non c’è più perché in Cristo abbiamo già adesso la vita e l’avremo in eterno», con la certezza che «l’amore di Dio in ogni istante della nostra vita ci trascende, ci supera e ci accompagna sempre.»

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Cernusco sul Naviglio, 1 aprile 2018