LA FUSIONE DI BCC CERNUSCO CON BCC MILANO NON TROVA TUTTI D’ACCORDO

Una riunione interlocutoria e senza spunti particolarmente interessanti, in attesa della già programmata assemblea straordinaria del 6 aprile prossimo in cui i soci di BCC Cernusco saranno chiamati ad approvare oppure no la fusione con BCC Milano. Nel corso della serata si sono levate alcune voci critiche verso questa operazione, mentre i vertici della banca cittadina invitano a guardare con favore all’aggregazione, dalla quale nascerà la quinta BCC d’Italia e la prima della Lombardia.


Il tavolo della presidenza della riunione dello scorso 16 febbraio (foto M. Frigerio)

Una riunione, quella tenutasi nella serata di venerdì 16 febbraio al cinema Agorà, con scarsa partecipazione: degli oltre 6000 soci di BCC Cernusco ce n’erano accreditati solamente 210. Presenti i vertici della BCC di Milano (nata dalla fusione tra BCC Carugate e Inzago e BCC Sesto San Giovanni), con il presidente Giuseppe Maino e il direttore generale Giorgio Beretta.

Il direttore generale di BCC Cernusco, Luca Frecchiami, ha aperto la riunione illustrando, ancora una volta, i motivi che hanno portato alla fusione: le nuove normative europee sulle banche e la legislazione italiana in materia. Ha inoltre sottolineato che la banca ha una situazione patrimoniale debole, una quota elevata di prestiti inesigibili, anche se a fronte di un piano di accantonamento a loro copertura superiore al 58%, rispetto alla media nazionale del 43%. Frecchiami ha anche ricordato, come negli ultimi anni, la banca non avesse prodotto utili, ma chiuso i bilanci in perdita: nel 2016 per circa 3 milioni di euro e per il 2017 la previsione è di un ulteriore perdita di circa 10 milioni. Il direttore generale ha comunque rassicurato i soci sulla solidità della banca, viste le riserve accantonate e si è detto favorevole alla fusione con la BCC Milano, forte proprio nei punti deboli della BCC Cernusco.

Nel suo brevissimo intervento, il presidente di BCC Cernusco, Angelo Marasco, ha accennato ai passaggi che stanno portando all’imminente fusione, con la possibilità di creare una banca di credito cooperativo fra le prime cinque in Italia e la prima in Lombardia. Ha anche ricordato che la Banca d’Italia ha espresso parere favorevole sul piano industriale presentato congiuntamente dalle due banche e che le sta accompagnando verso la fusione.

Un primo intervento contrario alla fusione è stato quello di Claudio Bonora, che ha sottolineato come la fusione porterebbe ad una perdita di identità col territorio, dove opera attualmente la banca; inoltre, mentre l’attuale conoscenza degli amministratori è una forma di controllo da parte dei soci sull’operato del consiglio, con una banca molto più grande questo rapporto non sarebbe più possibile. Anche riguardo al bilancio della BCC Milano, a parere di Bonora, emergerebbero delle criticità: i prestiti inesigibili avrebbero una copertura del 39% contro il 58% di BCC Cernusco. Ha quindi annunciato che, in caso di fusione, chiederà la liquidazione delle proprie azioni.

Marasco nella sua replica ha osservato che tutto il percorso verso la fusione è seguito da ICCREA, l’istituto centrale delle BCC, che tra le sue funzioni ha anche quella di controllare l’operato dei consigli d’amministrazione delle singole banche.


Riunione dei soci della BCC Cernusco dello scorso 16 febbraio (foto M. Frigerio)

Altra opinione contraria è stata sollevata dall’ex presidente di BCC Cernusco, Enio Sirtori. Dopo aver elogiato la competenza e l’operato della dirigenza di Carugate, dove egli stesso è stato direttore generale, ha ricordato ai presenti la sua preferenza per una fusione con la BCC di Rivolta d’Adda che, a suo dire, risponderebbe meglio alle esigenze di Cernusco. Inoltre, ha sollevato la questione degli addetti agli uffici centrali: con la fusione si creerebbe, secondo lui, una duplicazione di funzioni con conseguente aumento dei costi del personale.

Anche qui Marasco ha spiegato che nel piano industriale è già stata affrontata la ricollocazione delle professionalità dei dipendenti di Cernusco, rassicurando anche sui dubbi posti da un altro intervento, confermando che per i soci nulla cambierà: le quote delle azioni della BCC di Cernusco avranno lo stesso valore anche nella nuova BCC.

È intervenuto anche il presidente BCC Milano Giuseppe Maino che, dopo aver ringraziato dell’invito a partecipare alla riunione, ha rilevato come, anche a fronte delle precedenti fusioni con BCC Inzago prima e BCC Sesto San Giovanni dopo, la nuova banca ha saputo “fare impresa”, chiudendo per il sesto anno consecutivo il bilancio in utile, con l’ultimo per circa 15 milioni di euro, producendo redditività per i soci e mantenendo il contatto con il territorio in cui opera.

Invece il direttore generale di BCC Milano, Giorgio Beretta, ha rassicurato sulla professionalità dei dipendenti di Cernusco, elogiandone le qualità ed escludendo che si creeranno le duplicazioni accennate da Sirtori. Ha quindi ricordato anche come, a fronte delle fusioni fatte, gli obiettivi seppur prudenti contenuti nei piani industriali propedeutici alle stesse, fossero sempre stati raggiunti ed anche migliorati. Quindi ha detto di guardare con ottimismo anche a questa prossima fusione.

In chiusura il presidente Maino ha espresso la sua soddisfazione per la serata, di dialogo e di confronto con i soci cernuschesi, auspicando che tutti i soci, prima e dopo la probabile fusione, possano essere uniti nel “remare dalla stessa parte“ per raggiungere i traguardi prefissati, mantenendo l’attenzione al territorio, con una compagine che crede nella propria banca e trasformando i problemi in opportunità di crescita. Questa la sua conclusione: “le fusioni vere si fanno quando si mettono insieme le compagini sociali e quando i soci si sentono parte della banca stessa”.

Roberto Beretta

Cernusco sul Naviglio, 18 febbraio 2018