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Giovedì 18 Aprile

NUOVO SINDACO, NUOVO PREVOSTO

La nostra città dallo scorso 25 giugno ha un nuovo Sindaco, Ermanno Zacchetti. La comunità religiosa dal prossimo 7 settembre avrà un nuovo parroco, don Luciano Capra. Per la prima volta, almeno a memoria d’uomo, nella nostra Cernusco questi avvicendamenti avvengono quasi nello stesso tempo. È come se per entrambe le comunità – civile e religiosa - iniziasse un nuovo cammino.

Ogni avvicendamento, inevitabilmente, anche quando a parole il successore dichiara di porsi in continuità con chi l’ha preceduto, porta con sé delle novità: fosse solo per il fatto che ogni persona è diversa dalle altre. E allora questi cambiamenti quali attese possono generare nella città, nella pratica di una “laicità, non ostile e conflittuale, ma amichevole e collaborativa, seppure nella rigorosa distinzione delle competenze proprie delle istituzioni politiche da un lato e religiose dall’altro”?

Le recenti elezioni amministrative hanno reso evidente come, anche nella nostra città, ci sia una diffusa disaffezione nei confronti della politica. Questa tendenza ha le sue ragioni nella distanza sempre più avvertita fra il ruolo dei rappresentanti del popolo. eletti a tutela e promozione dei diritti di tutti e del bene comune, e l’effettiva rap­presentanza degli interessi e dei bisogni più diffusi fra gli elettori. L’estraneità della classe politica rispetto ai problemi quotidiani di giovani, disoccupati, lavo­ratori e pensionati, famiglie e agenzie produttive risulta largamente avvertita. È quindi fortemente sentita l’esigenza di un impegno che riannodi il rapporto fra i cittadini e i loro rappresentanti, fra la vita reale con i suoi problemi e ciò che si amministra.

In questa direzione ci sembra vada interpretato l’impegno assunto dal Primo Cittadino che, dopo il suo giuramento in consiglio comunale, nel discorso rivolto ai consiglieri, ha affermato che “amministrare non possa che far rima con amare” la propria città. Per aggiungere subito dopo “che voler bene alla città, da parte di chi la governa, sia oggi la sfida più grande: per stabilire legami, incrociare tratti di strada e di vita, realizzare piazze di relazioni. Per sognare e rendere concreto il futuro, senza lasciare indietro nessuno. Per continuare a costruire una comunità.” E quindi concludere che «“il vero privilegio di essere sindaco sta nella possibilità di essere il prossimo di tutti”. Il privilegio di essere prossimo di tutti, di ciascuno. E’ l’augurio che mi faccio e faccio a voi (consiglieri comunali, ndr) all’inizio di questo tempo di responsabilità e amore per la nostra città che iniziamo insieme questa sera.”

La comunità cristiana quale contributo può dare alla “costruzione della città”? A questo proposito ci sembrano più che mai attuali le parole dell’allora vicario generale e oggi arcivescovo eletto di Milano, monsignor Mario Delpini, al santuario di Caravaggio, in occasione del pellegrinaggio decanale del 2015, quando indicò il compito e la responsabilità che spetta ad ogni credente nel costruire la città, invitandoli a rifuggire dalla tentazione di isolarsi, di chiudersi in se stessi. «I cristiani oggi – disse monsignor Delpini - devono diventare dei profeti, degli artisti e dei generosi. Noi siamo incaricati di costruire nuovamente la città. Perché sembra che le città si stiano disgregando e i cristiani siano tentati di costruirsi delle aiuole in cui ritirarsi. Ma non è questo il senso delle presenza delle comunità cristiane nel mondo. No, non siamo fatti per restare tra di noi, per costruire una muraglia che ci difenda dai pericoli del mondo. Siamo fatti per (costruire) la città che cerca di consolare, la città che si rivela per la cura della bellezza, dell’armonia, dell’ordine, dei particolari, la città in cui sgorga la sorgente di acqua viva che disseta e che dà motivo per desiderare ancor di più di bere, di avere una sete ancora più grande.»

Una città che il nuovo parroco può aiutare a costruire facendo innanzitutto gustare ad ogni fedele la gioia dell’incontro con il Signore. In questo senso va il suo primo saluto alla nostra comunità: “la mia venuta tra voi non ha altro scopo che indicarvi la via per conoscere sempre più e meglio Gesù e seguirlo nella sua Chiesa”. A conclusione del suo citato intervento, monsignor Delpini aveva infatti esortato a fare spazio nella città alla “possibilità di incontrare Dio, perché senza Dio la sete è destinata a diventare arsura di cui si muore. Senza Dio la bellezza è destinata a diventare una seduzione che rende schiavi. Senza Dio la consolazione è destinata a diventare un inganno che lascia le lacrime ancora più amare.”

Impegnarsi per edificare una città capace di rendersi vicina alle persone e alla loro vita reale - di creare reti di relazioni e di costruire reciprocità, alleanze e coesione territoriale, di superare sterili rivendicazioni - non è un compito che spetta solo ai rappresentanti delle istituzioni. È dovere di ciascun Cernuschese.

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 24 luglio 2017