DON ARCANGELO, “SENTINELLA VIGILE DEL POPOLO CERNUSCHESE”

Il prossimo 26 giugno ricorre il ventesimo anniversario della sua morte. “Questo nostro parroco viveva poveramente - non lo faceva capire, non lo ostentava, ma lo si sapeva - senza nessuna ambizione, non si è mai concesso un giorno di riposo.”


In Piazza Matteotti, don Arcangelo nel giorno del suo ingresso come prevosto di Cernusco (11 novembre 1962)

Le parole che in questi giorni abbiamo sentito pronunciare da Papa Francesco, in visita alla tomba di don Primo Mazzolari a Bozzolo (Mantova) e a quella di don Milani a Barbiana (Firenze), ci possono aiutare nel rileggere il lungo ministero pastorale in mezzo a noi di don Arcangelo Rossignoli, di cui ricorre quest’anno il ventesimo anniversario della morte. A Bozzolo, il Papa ha, tra l’altro, detto: “La profezia (di don Mazzolari) si realizzava nell’amare il proprio tempo, nel legarsi alla vita delle persone che incontrava, nel cogliere ogni possibilità di annunciare la misericordia di Dio”. Mentre a Barbiana ha parlato di “un sacerdote (don Milani) che ha testimoniato come nel dono di sé a Cristo si incontrano i fratelli nelle loro necessità e li si serve, perché sia difesa e promossa la loro dignità di persone, con la stessa donazione di sé che Gesù ci ha mostrato, fino alla croce.”

Don Arcangelo Rossignoli è stato prevosto della nostra città dal 1962 al 1989, ma poi rimase a Cernusco, presso il Soggiorno Biraghi, sino al 26 giugno 1997, giorno del suo ingresso nella “Casa celeste”. Possiamo ben dire che don Arcangelo è stato, per i Cernuschesi che l’hanno conosciuto, guida saggia, pastore fedele, servitore umile e prete povero. Nacque a Gaggiano il 16 dicembre 1909, entrò in seminario a diciassette anni, dopo una prima esperienza lavorativa come sellaio e tappezziere. Ordinato sacerdote nel Duomo di Milano dal cardinale Schuster, il 22 maggio 1937, dopo alcune esperienze pastorali a Treviglio e Bareggio, arrivò a Cernusco.


In Piazza Unità d’Italia, don Arcangelo a uno spettacolo della Comunità di Nomadelfia con don Zeno Saltini (1977)

Quando pensiamo a Don Arcangelo – è il ricordo di monsignor Giuseppe Merisi, vescovo emerito di Lodi è già presidente di Caritas Italiana - pensiamo a un autentico uomo di Dio, a una testimonianza di amore, di onestà autentica e vera, di capacità di ascolto, di confidenza offerta e data, di orientamento e di incoraggiamento a tutti. La sua testimonianza di preghiera, di onestà di vita, di impegno e carità pastorale sono l’esempio di un’esistenza nella quale tutti si sentono amati dal Signore e condividono l’invito a camminare nella comunità per il bene di ciascuno.» Di don Arcangelo ha anche ricordato «la sua profonda spiritualità, la sua dedizione incondizionata e senza risparmio per il bene della gente, il suo rigore morale e anche la sua stima per la collaborazione dei laici»

Un altro ricordo - in un convegno del novembre 2012, in occasione del 50° di ingresso di don Arcangelo come prevosto di Cernusco - fu portato da Eugenio Comincini, sindaco di Cernusco dal 2007 al 2017: “Don Rossignoli è stato prevosto della nostra città in anni non facili, (ma) ha condotto saldamente una barca mentre il mare era davvero in forte tempesta. Ho conosciuto don Rossignoli quand’ero ragazzo: ricordo il suo stile, la sua pacatezza, la sua dolcezza, la sua dignitosa povertà; ricordo la persona riservata e al tempo stesso cordiale.” Aggiungendo poi che “a dispetto di una figura che appariva mite e ascetica, è stato un grande uomo del fare. Ma questo dinamismo non l’ha però certo distolto dalla cura e passione per le anime a lui affidate, compito che ha svolto in modo esemplare e bello.”


Don Arcangelo (con il basco) al campeggio Sacer con don Giuseppe Locatelli, al centro in primo piano (1969)

“Egli è stato, potremmo dire, la sentinella vigile del suo popolo”: fu il riconoscimento reso da don Giuseppe Locatelli, assistente dell’Oratorio Sacer dal 1959 al 1972, al “suo” prevosto. “Di don Arcangelo ricordo la saggezza pastorale nel guidare la comunità parrocchiale: egli aveva le idee chiare in fatto di pastorale per cui mirava all’essenziale, soprattutto aveva sempre a cuore la promozione umana e cristiana delle singole persone, delle famiglie, dei gruppi, delle associazioni, dei movimenti ecclesiali e dell’intera parrocchia.” Un prevosto che aveva scelto uno stile di vita essenziale: “questo nostro parroco viveva poveramente, non lo faceva capire, non lo ostentava, ma lo si sapeva, senza nessuna ambizione, non si è mai concesso un giorno di riposo, andava solo agli esercizi spirituali o a qualche pellegrinaggio o al massimo a visitare, in una giornata, il campeggio Sacer o la pensione di Bolbeno.”

“Don Arcangelo è stato il maestro da seguire e da ammirare – la testimonianza di monsignor Ercole Politi, già parroco a Pioltello, che negli scorsi giorni ha ricordato il suo 65° di Messa - per l'esemplarità sacerdotale. Un grande prevosto, ma talmente umile da non scoraggiare mai nessuno dal chiedere a lui un consiglio. Sempre accogliente, appena lo si incontrava invitata ad aprire il cuore, ad ascoltare, ad aiutare tutti quanti. E sempre a ringraziare. Il suo sorriso, che non mancava mai, era per tutti un invito a superare la diffidenza e a volersi bene. E' stato un prete popolare, cioè presente in mezzo alla sua gente, capace di promuovere il bene per tutti, senza nemici, costantemente dedito ad aiutare tutti. E' difficile trovare una persona così esemplare: monsignor Rossignoli lo fu di fatto con naturalezza e grande semplicità.” Per poi concludere che “i Cernuschesi devono dire grazie al Signore perché a tutti loro è stato donato don Arcangelo, che a sua volta si è donato a ciascuno di loro.» È con questa certezza che, non solo in questi giorni, ricordiamo don Arcangelo.

Cernusco sul Naviglio, 22 giugno 2017.