BCC CERNUSCO: “MOMENTO STORICO PIÙ GIUSTO” PER UNA FUSIONE

"Anche il 2016 è stato un anno sofferto" – scrivono gli amministratori nella loro Relazione al Bilancio - e "nonostante la volontà e l'impegno profuso, la nostra Banca chiude questo esercizio con una perdita di circa 3,5 milioni di euro." Nei prossimi mesi, oltre all'attuazione della riforma di settore, la Bcc sarà alle prese con la “opportunità di avviare un processo di aggregazione che consenta di offrire prospettive di maggior respiro allo sviluppo futuro dell'attività."


Il tavolo della “presidenza” dell’assemblea dello scorso 12 maggio
In pagina iniziale: la sede della Bcc Cernusco in piazza Unità d’Italia

La constatazione con la quale gli amministratori della Bcc Cernusco aprono la loro Relazione al Bilancio 2016 – letta all’assemblea dei soci dello scorso 12 maggio, svoltasi al cinema Agorà - fa subito intuire quale potrebbe essere la conclusione. Con "la crisi (che) morde ormai da nove anni" e che mette "gli istituti bancari in generale" "a dura prova", ma in modo particolare "le banche locali, le banche di credito cooperativo come la nostra, che hanno messo a disposizione tutte le loro risorse, umane, professionali, patrimoniali, al sostegno delle famiglie, delle imprese, delle persone, in sostanza del 'cuore' della comunità" – ecco le conseguenze - "anche il 2016 è stato un anno sofferto" e "nonostante la volontà e l'impegno profuso, la nostra Banca chiude questo esercizio con una perdita di circa 3,5 milioni di euro."

Spiegano gli amministratori: "Certamente gli scenari di crisi, la volatilità dei mercati, i tassi d'interesse ormai tendenti a zero, la bassa redditività operativa, non hanno aiutato; ma la maggiore causa del risultato economico negativo è probabilmente da ricondursi al costante e progressivo decadimento di valore delle garanzie immobiliari poste a fronte di finanziamenti e mutui erogati dalla Banca e classificati a partite deteriorate perché rivenienti da insolvenze." Le banche sono, infatti, tenute, quando si verifica un’insolvenza, ad “adeguare costantemente il valore delle garanzie e a registrare tra le perdite economiche la differenza tra tale valore e la consistenza del finanziamento." Ma a “determinare la perdita hanno, inoltre, concorso gli "interventi economici che la Banca è chiamata a sostenere sia per supportare le situazioni di crisi di consorelle appartenenti al sistema del credito cooperativo, che per il salvataggio di istituti di credito ordinari. In questo senso, nel solo 2016, in varie poste contabili sono imputate spese a conto economico per oltre 472mila euro".

Dopo aver ampiamente descritto le diverse fasi della riforma del credito cooperativo - per la quale il giudizio è ampiamente positivo - gli amministratori si soffermano sulla trasformazione e ristrutturazione in atto nell'industria bancaria europea, dove "il numero di banche nell'eurozona a metà dello scorso anno risultava in calo del 20% rispetto a cinque anni prima; il numero di sportelli dell'11% e quello dei dipendenti di quasi il 7%". In questo contesto nel quale le banche si trovano a dover operare, "si inserisce la sfida della redditività", che deve tener conto anche dello "sviluppo delle tecnologie digitali applicate alla finanza" e la consapevolezza che "il modello di business tradizionale delle banche, fiaccato da tassi appiattiti, alto costo del rischio di credito, troppo elevati costi fissi e una debole redditività, è posto fortemente in discussione."

"A fine esercizio 2016 il Patrimonio netto della Banca - si legge nella Relazione - comprensivo del risultato di periodo, si attestava a 38,74 milioni di euro, evidenziando un calo complessivo di 4,9 milioni di euro rispetto al precedente Bilancio. Detta contrazione è sostanzialmente riconducibile all'effetto congiunto di due fattori: la rilevazione della perdita di esercizio di 3,5 milioni nonché all'ulteriore appesantimento delle riserve da valutazione il cui valore si è decrementato anche quest'anno di circa 1,1 milioni di euro." Anche "il capitale sociale evidenzia un leggero calo -1,20% pari a 155 mila euro", pur essendoci stato un incremento di soci, passati a 6409.

Guardando alle prospettive future, gli amministratori mettono in evidenza che Credicoop è "consapevole delle vulnerabilità del proprio attuale modello di business.” Quindi spiegano che “la redditività, seppure oggi ripartita in modo maggiormente equilibrato tra le due principali fonti di ricavo (margine interessi e commissioni da servizi), è ancora fortemente dipendente dal primo che soffre sempre più le contrazioni derivanti dall'andamento del mercato mentre, i ricavi da servizi, sono soggetti alla concorrenza." Dal lato dei costi, quelli "operativi sono gradualmente calati negli ultimi anni ma mostrano ormai in questa fase una sorta di rigidità, dovuta sia alla scelta di cercare di salvaguardare i livelli occupazionali sia ai costi legati al mantenimento delle relazioni bancarie con il territorio."

Il passaggio chiave per il futuro della Bcc sta probabilmente nella capacità dei suoi amministratori di saper affrontare la sfida che essi stessi lanciano: "il rapporto mutualistico con i soci e i territori richiede una costante azione di rivitalizzazione e andrebbe sviluppato nel senso della modernità" e di "improrogabili esigenze di cambiamento". Aggiungono, quindi, che "la mutualità è la ragione per la quale ogni Bcc esiste. Ed è fattore distintivo". Non si può pensare di "custodire l'identità riponendola in uno scaffale, ma di interpretarla estensivamente, valorizzarla e rappresentarla."

Oltre all'attuazione della riforma di settore, nei prossimi mesi la Bcc sarà alle prese con la “opportunità di avviare un processo di aggregazione che consenta di offrire prospettive di maggior respiro allo sviluppo futuro dell'attività ed al sostegno delle nostre comunità." Una scelta per la quale il consiglio d'amministrazione “ritiene che questo sia il momento storico più giusto”, perché "i numeri della Banca sono infatti ancora positivi ma, in considerazione delle prospettive a breve termine dell'economia, un percorso aggregativo costituisce di fatto la scelta più responsabile da assumersi prima che, con il tempo, possa diventare una costrizione." Un tema che gli amministratori confidano di portare in assemblea "entro la fine del corrente anno."

L’aggregazione con un’altra Bcc sembra essere ormai l’orizzonte entro il quale si muove il credito cooperativo cittadino. Rimane da capire quanto questa prospettiva sarà capace di meglio valorizzare “la mutualità”, fattore distintivo delle Bcc, di preservare il fondamentale rapporto con la nostra città, tratto caratteristico delle banche locali, e di ricuperare il patrimonio di fiducia tra amministratori e soci, alla base del sorprendente sviluppo iniziale dell’allora Cassa rurale e artigiana di Cernusco. (C.G.)

Cernusco sul Naviglio, 15 maggio 2017