AMMALATI E DISABILI: I PREFERITI DI DON FELICE RIGANTI

Nel 25° della morte, rimane vivo il suo ricordo. Svolse per vent’anni il suo ministero pastorale nella nostra città. La contemplazione di Dio “amore e bellezza” ha sempre guidato la sua missione.


Da sinistra: don Felice Riganti, cardinale Giovanni Colombo, monsignor Arcangelo Rossignoli

Il 22 aprile 1992 moriva, a Limbiate, don Felice Riganti (1928 - 1992). Giunse nella nostra città nel 1956 e vi rimase sino al 1976. Tante le iniziative e i ricordi legati al suo nome: da assistente della Sacer a quello dell’oratorio dei piccoli (ragazzi sino alla 4^ elementare, in via Briantea) e dell’oratorio femminile, da direttore del coro parrocchiale a promotore dei pellegrinaggi a Lourdes e a Caravaggio, da fondatore dell’Unitalsi cernuschese ad appassionato di fotografia, di presepi, della montagna e dei carri allegorici.

Nel 1967 fu nominato primo parroco di San Giuseppe Lavoratore. Nel suo testamento spirituale il primo pensiero fu per le persone da lui predilette: ammalati e disabili. Scriveva, quando ormai il male che lo minava avanzava implacabile e avvertiva sempre più il venir meno delle sue forze, che stava «preparando con entusiasmo febbrile il Pellegrinaggio a Lourdes dei giovani disabili della Parrocchia (di San Giorgio in Limbiate, dove era stato nominato parroco dopo aver lasciato Cernusco, ndr) per il prossimo aprile (eravamo nel 1992), al quale vorrei partecipare, forse per l'ultima volta, ma ho l'impressione che non ce la farò. Forse il Signore e la Vergine di Massabielle mi chiedono questo ulteriore sacrificio e questa rinunzia dolorosa per qualche misterioso disegno … ed io dico ancora, come Maria, il mio entusiastico "Fiat”!»

Don Felice così ricorda il mistero pastorale a Cernusco nel suo testamento spirituale: «Voglio ricordare con particolare affetto la Comunità di San Giuseppe Lavoratore in Cernusco - la mia prima comuni- nella quale ho sempre gustato una grande "fraternità" e l'entusiasmo pioneristico di cose nuove "nate dopo il Concilio Vati­cano"; senza dimenticare la carissima Comunità di Santa Maria Assunta, la Sacer, l'Oratorio "dei piccoli" e l'oratorio femminile, la cantoria, ecc. - il primo amore - ­che hanno fatto di me un sacerdote "di fatto", Questo per l'esempio di "preti po­veri e santi" di prevosti avveduti e di gente meravigliosa

«Ricordo don Felice come il prete amante del “bello”. Tutta la sua azione pastorale – è quanto disse don Giuseppe Locatelli, vicario parrocchiale a Cernusco dal 1959 al 1972, in occasione del 20° della morte di don Felice Riganti - era pervasa da uno stile improntato alla “bellezza”.» E ancora: «Molteplici iniziative portavano l’impronta delle sua ricca personalità artistica. Come non ricordare i suggestivi presepi nelle grotte del giardino dell’Ospedale Uboldo? E come dimenticare le numerose mostre di vario genere e la programmazione di manifestazioni culturali e ricreative da lui così ben organizzate?» Inoltre: «Don Felice sapeva gustare la bellezza della natura e amava particolarmente le montagne. Tale era la sua passione per la montagna che la seppe trasmettere a tanti giovani, soprattutto durante i campeggi oratoriani.»

Chi ha conosciuto don Felice, non lo può facilmente dimenticare. Anche a distanza di venticinque anni dal suo ritorno alla Casa del Padre, il suo ricordo rimane vivo. Del suo dono alle nostre comunità parrocchiali rendiamo ancora grazie al Signore!

Cernusco sul Naviglio, 22 aprile 2017