«TUTTI, CREDENTI E NON CREDENTI, SIAMO CHIAMATI A CONFRONTARCI CON I DRAMMI DEI NOSTRI GIORNI»

«Nella ricorrenza del 25 aprile, anniversario della liberazione e festa nazionale, preghiamo per tutti i caduti delle guerre e specialmente per chi ha sacrificato la propria vita per i valori della libertà, della democrazia, della pace e della convivenza tra gli uomini.» Con queste parole don Ettore Colombo ha iniziato l’omelia della Messa celebrata alla presenza delle autorità civili e militari cittadine.


Don Ettore Colombo, prevosto della città (foto d’archivio)
In pagina iniziale, i partecipanti al corteo per l’anniversario della Liberazione in Piazza Matteotti

La festa civile del 25 aprile coincide con la festa liturgica dell’evangelista san Marco, «sempre celebrata nel tempo pasquale». Un tempo – ha spiegato don Ettore - che «ci ricorda l’evento più importante della storia della salvezza - la morte e la risurrezione di Gesù, cioè la sua Pasqua - che viene narrato proprio nei vangeli.» «Evento – ha aggiunto il prevosto – che ha cambiato le sorti dell’umanità e tocca la vita di ogni uomo, almeno in due prospettive: è, allo stesso tempo, un evento di “resistenza” e di “liberazione”.» Attingendo alle letture proposte dalla liturgia del giorno, don Ettore ne ha poi spiegato il significato.

Evento di “resistenza” - «Pietro, scrivendo la sua prima lettera, parla della lotta che ogni cristiano, a immagine di Cristo, deve condurre contro le forze del male e utilizza proprio il termine di “resistenza”. Alla comunità cristiana che vive un tempo di forte persecuzione, scrive: “Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede”.»

Evento di “liberazione” - «Paolo, invece, nella seconda lettera a Timoteo, vivendo la stessa esperienza di lotta e di persecuzione, parla però di “liberazione”: “II Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del vangelo e tutte le genti lo ascoltassero e così fui liberato dalla bocca del leone”. E poi aggiunge una nota di grande speranza: “Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno”.»

«È questo insieme di resistenza e di liberazione – ha poi proseguito don Ettore - che gli uomini e le donne contemporanei agli eventi tragici della Seconda Guerra Mondiale hanno vissuto, così come lo sperimenta l’intera umanità, anche ai nostri giorni, negli avvenimenti tragici e drammatici che accompagnano la nostra storia di uomini. Tutti, credenti e non credenti, cristiani e non cristiani, siamo chiamati a confrontarci con questi drammi.»

«Ce lo ricordano le parole molto profonde di un teologo protestante del secolo scorso, Dietrich Bonhoeffer, morto martire della barbarie nazista, il 9 aprile 1945, nel campo di concentramento di Flossemburg. In una poesia contenuta in un libro che raccoglie i suoi scritti dal carcere - “Resistenza e resa” -, davanti al fallimento di una ideologia totalitaria e violenta, non contrapponeva un’altra ideologia e neppure la rinuncia a una ricerca di senso, ma il far compagnia a Dio nel suo dolore per gli uomini.» A conclusione della sua omelia, don Ettore ha quindi citato quanto scriveva Bonhoeffer «in tre intensissime strofe, sotto il titolo di “Cristiani e pagani”:

“Uomini vanno a Dio nella loro tribolazione,

piangono per aiuto, chiedono felicità e pane,

salvezza dalla malattia, dalla colpa, dalla morte.

Così fan tutti, tutti, cristiani e pagani”.

È l’esperienza che accompagna l’umanità da sempre e nella quale tutti, credenti e non credenti, sono coinvolti.

“Uomini vanno a Dio nella sua tribolazione,

lo trovano povero, oltraggiato, senza tetto né pane,

lo vedono consunto da peccati, debolezza e morte.

I cristiani stanno vicino a Dio nella sua sofferenza”.

Qui sta la “differenza” cristiana, la capacità di mettersi in contemplazione del dolore di Dio per dare nome al dolore degli uomini e condividerlo come ha fatto Lui.

“Dio va a tutti gli uomini, nella loro tribolazione,

sazia il corpo e l’anima del suo pane,

muore in croce per cristiani e pagani

e a questi e a quelli perdona”.

E questo è l’annuncio del Vangelo: un Dio che si fa vicino a tutti e tutti perdona, come avviene proprio ora, mentre ci sazia, anima e corpo, del suo Pane e della sua Vita.»

Al termine della Messa delle ore 9 in chiesa prepositurale, si è formato il corteo che, accompagnato dalla Banda de Cernusc, ha raggiunto Piazza Matteotti, dove le autorità cittadine hanno tenuto i loro discorsi, ma di questo riferiamo in un altro articolo.

Cernusco sul Naviglio, 25 aprile 2017